Le donne che nel mondo hanno accesso alle tecnologie sono 250 milioni in meno degli uomini e rappresentano la percentuale più bassa della forza lavoro nel settore hi-tech.
I lavori del futuro saranno soprattutto digitali e tecnologici: a questo è dedicata la nostra newsletter dell’8 marzo. Non è un cruccio di nicchia, ma un tema di stringente attualità. Lavorare e guadagnare di più ci sembrano infatti due buoni motivi per cui le ragazze dovrebbero studiare materie tecnico-scientifiche sfidando chi dice loro che non sono brave abbastanza. Le previsioni sul mercato del lavoro danno indicazioni chiare sulle professioni del futuro: i dati Ocse forniscono un ritratto dello scenario che ci aspetta e un rapporto americano ci conferma che la partita della parità nelle professioni digitali è appena iniziata. È proprio nel settore più strategico, quello del coding e dell’informatica, che lo stereotipo si annida meglio. Come spiega Mariacristina Sciannamblo nel libro La rivincita delle nerd, di prossima uscita per Mimesis Edizioni, è qui che la presenza delle donne è più scarsa, un dato che riguarda tutti i paesi europei. Eppure pensare la tecnologia significa pensare il mondo, ecco perché è importante che a farlo non siano solo i maschi. Ne abbiamo parlato con Marinella Levi, ricercatrice e docente di ingegneria e design dei materiali al Politecnico di Milano. Intanto, è soprattutto grazie alla rivoluzione digitale già in corso che attiviste e professioniste si stanno muovendo per rivendicare i propri spazi e i propri percorsi. È il caso del progetto Architette ideato da Francesca Perani che ci racconta professioniste appassionate e di talento in sintonia con il ritratto delle nuove startupper italiane che emerge dalla prima indagine nazionale sulle imprese innovative condotta dall’Istat.
Lavorare di più e guadagnare di più, due buoni motivi per cui le ragazze dovrebbero studiare materie tecnico scientifiche sfidando chi dice loro che non sono brave abbastanza. Le previsioni sul mercato del lavoro danno indicazioni chiare sulle professioni del futuro
Articolodi Barbara Leda Kenny