Le donne e il problema della rappresentanza
In questi giorni, sempre più acceso nel web (Facebook,Twitter, blog, riviste online, etc), il problema della rappresentanza femminile. Causa candidature di donne al Consiglio di amministrazione (Cda) Rai.Ma questa storia delle candidature Rai è solo la goccia che fa traboccare il vaso (forse quello di Pandora….).
Qui non starò a fare discorsi triti e ritriti sui nomi, sui curriculum vitae, sull’iter utilizzato per le candidature.
Qui mi interessa riflettere sulla {{mitica rappresentanza femminile}}.
Per dirla in due righe: dal voto alle donne (oh gaudio!), alle quote rose (bah!), fino al tanto desiderato e agognato 50-50 (vd. anche “Lettera aperta ai partiti” del gruppo Fb di Lidia Castellani).
In questi tre steps, tutto un mondo.
Ma la corsa (al galoppo) delle candidature di donne al consiglio Rai ha fatto capire a molte di noi una cosa: il vero problema non è il 50-50 (e comunque non è l’unico e solo), ma il {{“chi e come” candidare}}.
Cioè: {{nomi e modi di designazione di “donne degne rappresentanti di donne”}} (e sottolineo il “degne”).
In merito a ciò, sono nate domande in {{quel grande workshop che è ormai Facebook. }} Domande valide per qualsivoglia corsa-candidatura di qualsivoglia contesto socio-politico (e nel “socio” intendo comprendere tutto, cioè qualsiasi ambito sociale, dall’economia alla cultura e via dicendo):
{{1.}} Quali donne hanno il diritto-dovere di scelta di altre donne? Ergo: quali donne devono e possono scegliere donne “rappresentanti”? Ergo: elettorato attivo o nomine dall’alto? Di volta in volta lanciamo in aria la monetina per decidere?
{{2.}} Modus operandi: come si fa a stabilire quali sono le donne più meritevoli in quello specifico settore-contesto? Si usano c.v., si usano criteri della prima che arriva meglio alloggia, si manda avanti quella più famosa?
{{3.}} La candidata, una volta eletta ed insediata, sarà segnalata a “Chi l’ha visto?” oppure si degnerà di colloquiare e rapportarsi con le povere mortali che l’hanno sostenuta?
Forse forse, la chiave di tutto è il dialogo costruttivo. Ma siamo ancora in fase di competizione. Ahimè.
Se riuscissimo a superare le gomitate e gli sgambetti, se riuscissimo a parlare senza sembrare Erinni…
Come ho scritto in un commento feisbucchiano… quelle che troveranno la chiave del dialogo costruttivo ({peer to peer}) riusciranno ad aprire la porta della rappresentanza. Quella vera.
Auguri a chi ci riesce.
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