Le donne lo sanno bene a differenza della politica
Ancora a proposito di legge 194, riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Katia Zanotti (deputata Sinistra democratica) pubblicato in “aprile on line”.
La battaglia in difesa della norma che legalizza l’aborto è innanzitutto una battaglia per l’autodeterminazione e i diritti femminili, su cui si definisce la qualità di uno stato democratico. Le donne lo sanno bene a differenza della politica, troppo servile verso le influenze vaticane e incapace di difenderle.
A proposito di legge 194, di aborto e dei disonesti e vergognosi paragoni con la pena di morte, che peraltro hanno il solo effetto di oscurare lo straordinario valore della moratoria Onu delle esecuzioni, sarebbe davvero necessario, per il bene di questo Paese, {{sgomberare il campo della politica}} dalle rovinose brame di coloro che, sentendosi depositari di verità assolute e quindi non negoziabili, pretendono di imporle a tutti.
Non si capiscono ad esempio le ragioni, così in auge anche dentro il PD per bocca dello stesso Veltroni, del tanto{{ disquisire intorno alla “piena applicazione” della legge 194}} che, al contrario di ciò che pensano certi politici servili leccapiedi della Chiesa, non ha visto e non vede i consultori pubblici italiani operare come “abortifici”. Anzi, in {{questi difficili anni di “vacche magre” e di demagogia sulle politiche familiari, le strutture consultoriali hanno retto con scarsità di mezzi, poco personale ed una marea di compiti da affrontare.}}
Vogliamo discutere partendo da qui? O vogliamo perdere altro tempo magari evitando di nominare il problema vero che è quello della pressione forte che viene esercitata da più parti, in nome della piena applicazione della legge 194, per far entrare nei consultori associazioni pro vita che ritengono di dover dissuadere la donna dall’abortire o che chiedono finanziamenti diretti alo Stato per svolgere questo ruolo.
Ciò che non accettiamo sono {{gli atteggiamenti di intimidazione o colpevolizzazione delle donne}}, magari proprio nei confronti di quelle che, in difficoltà economiche e sociali o extracomunitarie, si recano ad un consultorio per trovare risposte e sostegni alle proprie decisioni.
Sappiamo che non è infrequente dentro i consultori, laddove collabora il Movimento per La vita, {{l’uso strumentale di immagini che riguardano il ventre materno}} che tendono a intimidire, colpevolizzare le donne nel loro già difficile equilibrio psicologico, di fronte alla drammatica decisione di interrompere una gravidanza. So, per esserne stata testimone diretta, che cosa può significare per una donna che entra in ospedale per l’IVG, passare in mezzo al corridoio dei gruppi di preghiera di Don Benzi appostati davanti all’entrata del Sant’Orsola di Bologna, che la accusano di “uccidere un bambino riducendolo in poltiglia.”
Ma sempre a proposito di “piena applicazione” vogliamo ragionare o no sui {{dati dell’obiezione di coscienza}} dichiarata da circa il 60% dei ginecologi, che mettono a rischio l’applicabilità della legge stessa? E che dire della proposta indecente di estendere ai farmacisti l’obiezione di coscienza, scambiando, da sciatti arroganti, la RU 486, che nemmeno si vende in farmacia, per la pillola del giorno dopo?
Il problema fondamentale è come non smarrire mai il rispetto che si deve alle donne per le decisioni che assumono.
La battaglia in difesa della legge 194 è quindi innanzitutto {{una battaglia di libertà.}}Sui diritti delle donne si definirà la qualità della democrazia nel nostro Paese.
Le donne lo sanno e si battono, lo dico a Livia Turco che si chiedeva in una intervista sull’Unità di ieri dove sono le donne, le femministe. Le donne {{il 14 gennaio del 2006}} hanno manifestato in più di 200.000 mila a {{Milano}} a difesa della legge 194 chiamate in piazza non dai partiti, dalla politica, ma dalle donne di {{Usciamo dal silenzio}}. Le donne sono scese in piazza contro la violenza {{a Roma, il 24 novembre del 2007,}} chiamate in piazza non dai partiti, non dalla politica, ma da {{associazioni di donne}}.
Con testardo orgoglio civile femminile, le donne sanno che nelle politiche pubbliche c’è bisogno del loro sguardo di libertà, la libertà di concepire e costruire una possibilità di vita dentro la quale anche la maternità sia responsabilmente e consapevolmente scelta.
{{E’ proprio la politica il punto}}, non solo quella del centro destra che, come dice Stefania Prestigiacomo, nei suoi recenti anni di governo non ha comunque osato mettere mano ad una revisione della legge 194. E sì che contro le donne quel Governo ha agito da vero nemico.
Anche la politica del centro sinistra oscilla, innanzitutto e soprattutto per le oscillazioni, incertezze e divisioni del PD che sulla battaglia di idee e culturale, oltre che politica, in difesa della laicità dello Stato per i diritti e le libertà, non ha ancora deciso che profilo tenere, se rispondere positivamente alla domanda di laicità che riconosce che giudice sempre e comunque della propria vita rimane l’individuo, o se praticare mediazioni che appaiono, dalle dichiarazioni di questi giorni di alcuni suoi esponenti, al contrario, rinuncia di principi.
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