Lo tsunami rosa a Oxford

Ci sono voluti 800 anni per avere una notizia del genere: per la prima volta sono stati ammessi ai corsi della Università di Oxford, fiore all’occhiello della Gran Bretagna nel panorama universitario, più femmine che maschi. La differenza non è molto marcata, trattandosi di 1025 iscritti maschi e 1070 femmine, ma i 45 posti di differenza sono stati sufficienti a far gioire le militanti per le pari opportunità di tutto il mondo. Queste 45 studentesse verranno ricordate in eterno: non sono da meno dello sparuto gruppetto di ragazze che nel 1879 varcarono per la prima volta le soglie di un college di Oxford, il Margaret Hall. A noi italiane, che siamo abituate alle scuole miste, questo risultato sembrerà forse più naturale che ad altre europee, ma in Gran Bretagna, dove le scuole miste sono un’eccezione e la più blasonata, il collegio di Eton, non ammette le donne, è fonte di grande stupore. Va anche detto che ultimamente il board dell’Università aveva introdotto alcune misure per facilitare le ragazze, tipo esami scritti e non orali per studentesse troppo emotive e allungamento dei tempi dei test (dai canonici 90 minuti a 105), perché le donne sono più riflessive. Tuttavia, queste misure hanno scontentato tutti: i maschi per favoritismo e le femmine che giustamente rifiutano trattamenti di favore. Un brindisi alle quarantacinque signorine che hanno rivoluzionato le statistiche di Oxford, siamo con voi!

Reema, la principessa che vuole cambiare l’Arabia

Nella delegazione saudita presente a Davos durante il World Economic Forum della fine di gennaio era presente anche una donna: la principessa Reema Bin Bandar, 42 anni, figlia dell’ex ambasciatore a Washington Bandar Bin Sultan. La sua missione nel grande raduno svizzero era di promuovere la Visione 2030, cioè le riforme sociali ed economiche volute dall’erede al trono, Mohammed Bin Salman, intese a dare maggiori spazi a tutti, soprattutto nello sport. Reema ad ottobre è diventata la prima presidente donna della Federazione per le comunità sportive: poco dopo, grazie al suo lavoro, è stata annunciata l’apertura degli stadi alle donne saudite, realizzata pochi giorni fa. Alla fine di gennaio, allo stadio di Gedda, oltre a donne in niqab, che lascia visibili solo gli occhi, per la prima volta si sono viste ragazze arabe con i capelli al vento sopra l’abaja, la tunica nera, che esultavano dalla gioia. Nel settembre scorso è partita anche l’autorizzazione ad introdurre insegnanti di educazione fisica nelle scuole femminili e si sta provvedendo alla formazione di questi insegnanti. Reema dice che prevede piena operatività in 1700 scuole entro il 2020. Calcolando che nel 2016 sono state inviate quattro atlete saudite alle Olimpiadi, per la seconda volta nella storia, ma allenate all’estero, c’è da supporre che tra non molto anche la preparazione sarà saudita.

Alessia, la Miss con il marsupio

Alessia Spagnuolo, 24 anni, nata a Grottaglie in provincia di Taranto, si è presentata alla selezione per Miss Italia 2018 con la figlioletta di sei mesi nel marsupio. Apriti cielo: su Facebook l’hanno insultata dandole della esibizionista e della madre snaturata, ma lei ha replicato che la figlia preferisce portarla ovunque pur di non lasciarla. Del resto non ha nessuno disponibile ad occuparsene in famiglia, dato che il padre della piccola Chloè lavora tutto il giorno come operaio. Mentre era in attesa al casting, svoltosi a Roma, aveva il numero 122, quindi ha dovuto attendere ore insieme alle altre concorrenti, sorprese di vederla sfilare con la piccolina appesa al collo. Alessia ha confessato con candore che diventare Miss Italia è un suo sogno da quando era bambina e non intende rinunciare alle selezioni: quindi, ha messo in pratica il work-life balance in modo tutto suo. Del resto, essendo apparsa alla giuria delle selezioni bella, sensibile e intelligente, marsupio o no, è passata attraverso il primo turno di selezioni. In bocca al lupo, Alessia!

Una James Bond a capo della polizia postale

Il prestigioso incarico è stato affidato per la prima volta ad una donna, Nunzia Ciardi, che avrà numerosi e delicati compiti per tutelare l’intero territorio dagli attacchi cibernetici ed informatici e reprimere i crimini di natura comune e terroristica. La lotta ai crimini informatici sul territorio sarà una grande garanzia soprattutto per la difesa delle piccole e medie imprese (PMI) che costituiscono la spina dorsale economica del nostro Paese.

Da “We want sex (equality)” alla causa miliardaria contro Tesco

Grazie alla rivolta delle operaie della Ford nel 1968 per la parità salariale, soggetto di un bellissimo film, ad oggi molti passi avanti sono stati fatti; tuttavia, come emerge da diversi rapporti, la parità è ancora lontana e le donne inglesi combattono ancora. La causa contro la Tesco non è cosa da poco: se il giudice darà ragione alle ricorrenti, cosa non improbabile, la società dovrà risarcire le operaie con 4 miliardi e mezzo di sterline, vale a dire circa 22.000 euro a testa. La paga oraria da Tesco è, infatti, di 8 sterline per le donne e 11 per gli uomini. Il colosso della grande distribuzione, numero uno del retail nel Regno Unito, con 6.800 supermercati e 464.520 dipendenti nel mondo, tra Europa e Asia, rischia di dover pagare un conto salatissimo per la disparità salariale. In Islanda, invece, dal 2 gennaio è entrato in vigore l’obbligo della parità salariale in ogni azienda con oltre 25 dipendenti: in ogni ministero o istituzione pubblica la legge impone la «pari ed equa retribuzione, a parità di lavoro» tra uomini e donne.

Suor Eugenia Bonetti striglia gli uomini cattolici che sfruttano le donne e minori vittime di tratta

«Sono i consumatori, i clienti (per il 90% cattolici), che sostengono e alimentano la tratta e gli ingenti guadagni dei trafficanti». A denunciarlo è suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, responsabile Usmi dell’Ufficio tratta di persone, in occasione della terza Giornata mondiale contro la tratta delle persone, che si celebra l’8 febbraio, in memoria di santa Giuseppina Bakhita. In un articolo, pubblicato sul numero di febbraio di Vita Pastorale, dal titolo “Contro le nuove forme. Donne e minori, sfruttati e umiliati, per la richiesta di sesso a pagamento, sulle strade della nostra cattolicissima Italia”, la religiosa ricorda la genesi della Giornata, proposta al Papa all’indomani delle parole pronunciate nel suo primo messaggio Urbi et Orbi, in cui Francesco aveva definito la tratta di persone “la schiavitù più estesa di questo ventunesimo secolo”. Celebrata per la prima volta l’8 febbraio del 2016, la Giornata si pone come obiettivo quello di «spezzare, una volta e per sempre, gli anelli di tale schiavitù moderna, che ha al suo attivo migliaia di vittime anche nel nostro Paese considerato cattolico».

Tilde Capomazza, indimenticata autrice di Si dice donna, è scomparsa

«Era il 1977, poco più di quarant’anni fa, quando iniziò il programma Si dice donna in onda sul secondo canale della RAI. Per la prima volta nella storia della televisione si parlava di sessualità, di maternità, di lavoro, di politica con un punto di vista che non aveva mai trovato spazio da quando la tv era nata e che non ne ha trovato neanche negli anni a venire: il punto di vista delle donne. Erano le donne in prima persona che raccontavano la loro storia, i loro problemi, le loro ansie, le lotte, i rapporti con gli uomini, con il lavoro, con la politica, con la società» racconta Loredana Cornero in un ricordo di Tilde sul Paese delle donne online. «Quattro anni di lavoro intenso con grandi soddisfazioni unite a discussioni, scontri e incontri anche all’interno del gruppo di lavoro e del movimento femminista che guardava con interesse misto a contrasto un programma che parlava di donne con uno sguardo diverso, ma dentro un sistema da combattere. Il programma fu chiuso nel 1981 dopo una puntata sul decennale della Legge 194 che, come dicono nel libro 1977. Quando il femminismo entrò in tv, scontentò tutti i partiti dell’intero arco costituzionale, nessuno escluso. I tempi erano cambiati e Tilde subì all’interno di RAI un terribile ostracismo, quello che oggi chiameremmo mobbing. Lavorò ancora per qualche mese, con programmi di poca importanza, poi venne a lungo dimenticata fino a che non decise di andare in pensione (…). Quel trattamento l’aveva molto amareggiata». Così racconta Cornero parlando dell’ultimo libro di Tilde, Tivvù passione mia, pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Harpo, «la televisione era stata la sua più grande passione e fin da ragazza sognava di poter entrare un giorno a far parte di quella grande famiglia che pensava fosse la RAI. Quel sogno si era avverato e aveva raggiunto il suo apice con la realizzazione del programma Si dice donna». Un programma da vedere e rivedere per capire qual è stato veramente, al di fuori delle retoriche, il cammino delle donne e comprendere quanto c’è ancora da fare. Grazie Tilde.

Strasburgo: Italia condannata per i ritardi della magistratura e dei servizi sociali

 

«Una sentenza non solo giusta, ma che costituisce un altro precedente importantissimo, soprattutto per tutti quei casi in cui non agire tempestivamente significa mettere a serio rischio la persona che ha chiesto aiuto, come troppo spesso è nei casi di violenza contro le donne». Titti Carrano, avvocata, presidente da poco uscente della Rete Nazionale dei centri Antiviolenza D.i.Re commenta così, sul Paese delle donne online, la sentenza della Corte europea dei diritti umani che il 1° febbraio ha condannato l’Italia per violazione degli articoli 3 (“Nessuno può essere sottoposto a tortura o trattamenti inumani e degradanti”) e 8 (“Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare”), nella causa intentata su richiesta dei genitori di V.C., all’epoca dei fatti appena 15enne, «perché la Corte ha riconosciuto che lo sfruttamento della prostituzione minorile e lo stupro sono comportamenti assimilabili alla tortura e gravi violazioni della vita privata, che si sarebbero potuti evitare se Tribunale per i Minorenni prima e i servizi sociali poi, avessero agito rapidamente», spiega Carrano. «Mi auguro che questa volta il governo italiano si assuma le proprie responsabilità ed eviti di proporre richiesta di rinvio alla Grande Camera per la revisione della sentenza, come ha fatto per il caso Talpis, ricorso poi dichiarato inammissibile», dichiara l’avvocata Carrano. «È fondamentale un cambio di rotta: occorre attuare misure che possano concretamente invertire il trend in danno delle donne e delle ragazze che subiscono violenza attraverso politiche a lungo termine di prevenzione, di formazione e di specializzazione di tutte le professionalità che intervengono nei casi di violenza». «Alla soddisfazione per la sentenza si accompagna la preoccupazione per il nostro Paese», aggiunge Carrano. «I continui tagli di bilancio hanno avuto un impatto considerevole sui servizi di welfare, ma se il governo non vuole incorrere nuovamente in sentenze come questa deve ripensare le scelte economiche e investire risorse per attuare davvero, e tempestivamente, le misure a tutela delle donne conquistate con grande fatica». (intervista di Cristiana Scoppa).

Donne dentro: due libri sull’esperienza del carcere

Apprendiamo dalla Radio delle donne, il primo podcast femminista italiano, che al Pisa Book festival 2017 sono stati presentati insieme due testi: Donne dentro. Detenute e agenti di polizia penitenziaria raccontano di Monica Lanfranco, edito da Settenove e Constance Markievicz Lettere dal carcere a cura di Loredana Salis. Ha condotto Cristina Nadotti, giornalista di Repubblica. Uno stralcio dalla presentazione è disponibile sul sito della Radio.

La ricerca scientifica è la “colla in un mondo fratturato”

 

La direttrice del CERN, Fabiola Gianotti, ha scelto di trattare il tema del valore della scienza nelle conferenze che ha tenuto in Italia, presso il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e presso l’Accademia dei Lincei. «Al CERN lavorano 17.000 ricercatori di 110 nazionalità e alcuni vengono da Paesi che sono in guerra, ma collaborano. In questo momento di tensione a livello internazionale e in un mondo fratturato – ha osservato Gianotti – penso che dalla scienza possano venire piccoli semi di pace». E non bisogna dimenticare il valore economico della ricerca: «il CERN è uno dei più grandi laboratori del mondo per fare ricerca e sviluppare tecnologie nuove destinate ad avere ricadute in moltissimi campi e ad essere adottate da industrie e società».

Essere donna e nera senza stereotipi

Amandine Gay, 33 anni, regista, autrice televisiva e sociologa presenta il suo film, Ouvrir la voix, che alla sua uscita nelle sale francesi ha riscosso un successo inaspettato. Voci femminili che rivendicano un’identità, “aprono la voce”, si fanno sentire: lavoratrici, studentesse, donne di spettacolo, musulmane, ebree, omosessuali, che riflettono sulla “scoperta” di essere nere, in quanto la società fa loro credere che esista una diversità, una “questione” legata al colore della pelle. Lo scopo del film, un lavoro militante, autoprodotto (in parte con un crowdfunding), è quello di mostrare il vissuto di alcune donne nere, che sono poco presenti nello spazio pubblico francese. In Francia, per rappresentare la donna nera nel cinema esistono due codici molto stereotipati: «la migrazione tragica oppure la banlieue, la periferia spesso legata alla delinquenza. Volevo uscire da questa visione», ed evitare categorizzazioni dall’esterno per chi, come Amandine Gay, è donna e nera, e parte da una condizione di minorità. Si toccano molti temi, dalla sessualità alla religione e le categorie di esclusione si moltiplicano. In molti casi la reazione spontanea diventa il desiderio di diventare invisibili, forse la più intima manifestazione di una condizione di minorità interiorizzata. Il film diventa una riflessione sull’identità tout court, processo mai definitivo e sempre in costruzione. Ci auguriamo che il film esca anche in Italia.

Anche le donne possono diventare “Adoul”, il notaio islamico

Una svolta giuridica arriva dal Marocco sulla via di una sempre maggiore “uguaglianza” per le donne nell’Islam. Il re del Marocco, Mohammed VI, in qualità di comandante dei credenti ha aperto anche alle donne la professione di notaio islamico, dopo un parere favorevole del Consiglio superiore di Ulema. Sulla questione si discuteva già da qualche anno, ma finalmente è arrivato il gesto decisivo. In una società musulmana il notaio islamico è di grande rilevanza giuridica perché si muove in uno spazio tutt’altro che secondario dal momento in cui si inserisce in materia matrimoniale (famiglia) e patrimoniale (economia). È lui che interviene nella stesura di un atto matrimoniale o in una condivisione su un’eredità. L’Adoul è un po’ la figura ombra del magistrato, professione questa già aperta alle donne in seguito alla riforma del Codice di famiglia nel 2004. Ecco perché l’ingresso di figure femminili nella professione di Adoul non può che contribuire alla completa emancipazione della donna rompendo antichi squilibri.

Magma, in mostra corpo e parole delle donne

Interessante mostra curata da Benedetta Carpi de Resmini e Laima Kreivyt, che dopo il debutto alla National Gallery of art di Vilnius arriva a Roma, all’Istituto Centrale per la grafica fino al 2 aprile, mettendo per la prima volta a confronto l’arte femminista di due paesi e due momenti storici distanti – fine Anni Sessanta in Italia, dopo la caduta del muro di Berlino e l’uscita dall’Unione Sovietica in Lituania – eppure fortemente convergenti, per tematiche, linguaggi, spesso anche risultati. Definirla mostra forse è riduttivo perché – significativo il “magma” del titolo, la materia viva che brucia sotto la terra e non si spegne mai – scorrono più di 60 opere tra installazioni, video, performance, immagini fotografiche, collage, manifesti e libri, mettendo insieme artiste varie dei due paesi. Ne esce l’idea un’arte totale, di «una forza che noi donne abbiamo, a volte nascosta, spesso sottovalutata, ma viva, naturale, concreta» conclude la curatrice. È importante che una mostra come questa arrivi in questo momento storico – si ricordano le battaglie di Hollywood, ma anche le Femen e le Guerrila Girls – perché racconta come il femminismo non è “passato”, ma qui ora, adesso.

La modest fashion entra nei grandi magazzini Usa

Il colosso Macy’s sarà il primo department store d’America a introdurre una collezione di moda disegnata per una clientela islamica, creata dalla fotografa di moda Lisa Vogl, lei stessa una convertita alla fede musulmana. La stilista ha spiegato come la difficoltà a trovare capi che fossero pudichi e allo stesso tempo alla moda l’abbia spinta a realizzare una linea per le donne musulmane. La nuova linea include hijab tinti a mano, cardigan lunghi fino ai piedi, maxi-vestiti, maxi-tuniche e pantaloni. Per Macy’s, che da quattro anni è in crisi e che in novembre ha annunciato la chiusura di 100 negozi, l’ingresso nell’abbigliamento musulmano è un tentativo di capitalizzare su un segmento robusto di mercato. Il Global Islamic Economy nell’ultimo rapporto stima che si tratta di un giro di affari enorme in tutto il mondo (254 miliardi di dollari) e potrebbe crescere ancora. Se Macy’s è il primo grande magazzino a entrare nel business, altri marchi – da quelli di lusso come Dolce & Gabbana e Burberry a brand più causal come Uniqlo e Zara – hanno già da qualche anno scoperto il trend. In gran parte si tratta di linee speciali pensate per una clientela in Medioriente, ma Uniqlo, per esempio, ha portato nei suoi negozi a New York e a Londra la collezione disegnata dalla stilista londinese Hana Tajima, mentre nel 2016 durante la New York Fashion Week una stilista indonesiana ha fatto sfilare tutte le modelle con l’hijab sul capo.

Un vestito per il successo

Se l’abito non fa il monaco, talvolta può essere importante per le donne soprattutto quando col vestito giusto si ricomincia. Trovare il lavoro, dopo averlo perso da mesi, è per le donne l’unica molla per rinascere. Questa ricetta per ripartire è la formula collaudata di Dress for Success, associazione no-profit internazionale, nata a Manhattan nel 1996 dall’idea di una studentessa universitaria, Nancy Lubin, che aiuta le donne in difficoltà economica e disoccupate da più di 4 mesi, a sviluppare la fiducia in loro stesse e raggiungere l’indipendenza attraverso una rete di supporto. Nasce adesso la prima filiale italiana che sarà inaugurata l’8 marzo in via del Casaletto 400 a Roma. A questa seguirà l’apertura di un secondo centro, nei prossimi mesi a Milano. Ma non si forniranno solo un tailleur classico o un completo casual, o abiti professionali, ma anche i contatti con una rete di altre donne che supporta nel primo periodo di ricerca, nei colloqui e nell’avvio della nuova professione (come financial planning, time management, assertività, presentazione di un ruolo professionale, possibilità di networking) L’unicità dell’iniziativa è partire dalla donazione gratuita, avere un obiettivo, una visione, un traguardo da raggiungere per riprendere in mano la propria vita.

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I prossimi appuntamenti di GIO

22 febbraio 2018: Donne e scienza, Dipartimento Scienze della formazione, Aula Volpi, via Milazzo 11, ore 15,30. In occasione della giornata Internazionale per le Donne e la Scienza, istituita dalle Nazioni Unite, GIO organizza la proiezione del film Il Diritto di contare (2016). Introduce Elisabetta Strickland (Università di Roma Tor Vergata, GIO). Intervengono Laura Tedeschini Lalli (Università Roma Tre), Nicoletta Lanciano (La Sapienza Università di Roma), Coordina Francesca Brezzi (Università Roma Tre).

24 febbraio 2018: Sapienza Università di Roma, ore 10, Aula Seminario (Dip. Studi europei, americani e interculturali), edificio di Lettere, 3 piano – P. le A. Moro, 5. Dacci oggi il nostro fare quotidiano. Donne e cre-attività. Quarto appuntamento del ciclo di seminari 2017-2018 del Laboratorio Sguardi sulle differenze, dedicato a Le donne e la creatività. In questa occasione ci si occuperà delle espressioni più quotidiane della creatività attraverso la visione di ampie parti del Pranzo di Babette (1987) diretto da Gabriel Axel. Ne parleranno Gabriella De Angelis, Laura Salvini e Celeste Aresu; moderatrice Mariagabriella di Giacomo.

14 e 15 giugno 2018: 1°Conferenza Internazionale Wheats & Women e prima edizione del Premio “Carlotta Award”, CNR. Premio per una donna ricercatrice presso Istituzioni pubbliche o private, o PhD student, assistente, post-doc, borsista, assegnista di ricerca, in ricordo del 150° anniversario della nascita di Carlotta, contessa Parisani, moglie e braccio destro del Prof. Nazzareno Strampelli che, con il suo impegno e le sue capacità, ha partecipato attivamente alla creazione di nuove varietà di grano duro altamente produttive. Il premio verrà consegnato in occasione della 1° Conferenza Internazionale Wheats & Women organizzata dall’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL e dall’ENEA. Si vuole ricordare questa donna speciale e dare un riconoscimento professionale, attraverso un’azione positiva, alle ricercatrici che lavorano sul miglioramento genetico del grano duro e degli altri cereali. Sarà premiato il miglior curriculum scientifico e lavoro tecnico. Il concorso Carlotta Award 2018 è riservato esclusivamente a donne, senza limiti di età. Durante la Conferenza saranno presentate le ultime novità in termini di ricerca, approcci e tecnologie e per evidenziare quali e quanti problemi ancora dovrebbero essere risolti per ottenere un’ottimale e stabile produttività del grano. Vari gli sponsor nazionali e internazionali (la Regione Lazio, il MiBACT-Archivio di Stato di Rieti, Istituto Catalano di ricerche agroalimentari, John Innes Centre-International Centre in Plant Science (Norwich, UK) e l’EUCARPIA-International Organization for Plant Breeding and Genetic Research) e anche GIO.

EVENTI

26 febbraio 2018. Palazzetto Mattei di Villa Celimontana, a Roma, ore 17: splendida sede della Società Geografica Italiana, nella quale sarà presentato il libro di Fiorenza Taricone Romain Rolland, pacifista libertario e pensatore globale, edito da Guida. Dopo i Saluti del Presidente della Società, Filippo Bencardino, parleranno del libro dedicato al Premio Nobel per la letteratura nel 1915, Romain Rolland, interlocutore di Freud e Gandhi, oppositore del fascismo e del nazismo, relatori e relatrici diversi. Apre Antonello Biagini, Presidente della Fondazione Sapienza, a seguire Ginevra Conti Odorisio e Valeria Pompejano, dell’Università Roma Tre, e Luca Riccardi, Università di Cassino. Modera l’incontro la giornalista del Tg 1 Rai, Alma Maria Grandin.

6 marzo 2018 Università di Roma Tor Vergata: Auditorio Ennio Morricone, Via Columbia, 2 – ore 14,30. Prendendo spunto dalle tensioni e divisioni crescenti negli Stati Uniti e dalla ventata di orgoglio emersa tra le donne americane che hanno rialzato la testa chiedendo parità e difesa dei loro diritti, considerati a rischio, l’evento Aspettando l’8 Marzo… vuole descrivere, mediante una serie mirata di interventi, l’effetto di questo fermento anche nel nostro paese, dove le donne, vittime di omicidi, discriminazioni, stereotipi e pregiudizi, potrebbero contare di più se fossero consapevoli del ruolo subalterno a cui sono spesso costrette. Il perno su cui gira l’incontro è il libro scritto dalla giornalista Rai, Tiziana Ferrario, Orgoglio e pregiudizi, e le relatrici previste coprono vari settori della società di oggi, dalla politica allo sport, dall’università al mondo letterario e all’economia. L’appuntamento è organizzato dal Comitato Unico di Garanzia di Ateneo, presieduto dalla co-fondatrice del GIO, Elisabetta Strickland.

8-18 marzo 2018: Sala Uno Teatro, piazza san Giovanni in Laterano 10, Roma. Se la terra trema, testo e regia di Maria Inversi, Attrice, danzatrice: Mariné Galstyan. La scena si mostra tra detriti e silenzio, ma qual è la distruzione che ha preceduto ciò che visualizziamo tra luci e ombre? Protagonista una donna cieca che parla, oltre l’italiano, alcune lingue europee, quelle che hanno definito geografie, accadimenti e assetto geografico, di tanto in tanto parole della lingua madre, così come alcuni passaggi canori di consolazione. Il personaggio è, dunque, espressione della storia umana, sociale e universale che oggi ci interroga in modo incalzante. L’autrice vuole anche ricordarci che durante le guerre, tutte le guerre, le donne hanno avuto ruolo tutt’altro che secondario, pur se diverso da quello degli uomini, così come ogni ricostruzione urbana dovuta a disastri di cui, purtroppo, la memoria tende a dimenticare e cancellare. Lei, forse, è l’unica superstite di un terremoto, di una città abbattuta, di un aereo caduto, forse si è persa allontanandosi dal gruppo fuggitivo…ogni supposizione sarà valida. Un video a dirci che le città si sgretolano, mentre lei si narra tra speranza e tenerezza tra danza e canto. L’identità femminile si ricostruisce con tutta la forza di cui, la storia delle donne ci narra. Il pubblico assiste alla gioia perché, come scrive la filosofa Maria Zambrano: la vita vuole vivere. E l’autrice aggiunge: «nonostante il dolore».

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GIO, presente sulla scena accademica e culturale dal 2009, ha iniziato con una NEWSLETTER quindicinale una nuova forma di dialogo con le iscritte e gli iscritti e quanti sono interessati a queste tematiche; saremo presenti nel dibattito contemporaneo, che richiede sempre una presenza vigile, a 360 gradi, e chiediamo altresì una interlocuzione con voi.

Il Comitato scientifico di GIO

Scrivete, proponete incontri, segnalate notizie e fatti che “diano da pensare”. Per iscriversi all’Osservatorio Interuniversitario di genere visita il nostro sito

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