Le parole per (non) dirla: prevenire è… comunicare la violenza di genere
Prevenire è comunicare con parole nuove una violenza spesso silenziosa o descritta in modo errato e inappropriato.
Ma prevenire è soprattutto educare, sensibilizzare ed informare in modo corretto.
La riflessione attorno a nuove parole che esprimano la complessità di un fenomeno che quotidianamente pervade società e cultura, inizia dalle modalità delle relazioni quotidiane. Per il Centro documentazione donna è una comunicazione declinata secondo i dettami della Convenzione di Istanbul: educazione e formazione; comunicazione e sensibilizzazione; informazione e mass media; politiche di genere.
Nell’ambito del Convegno Prevenire è comunicare la violenza di genere, tenutosi nel Consiglio comunale di Modena lo scorso venerdì 26 settembre, il Centro documentazione donna ha presentato i risultati della ricerca sociale Le parole per (non) dirla, proponendo un kit didattico per le scuole e le linee guida per la comunicazione, basate su una ricerca normativa e bibliografica che sintetizza diverse proposte fatte da realtà dell’associazionismo nazionale e internazionale che troverete in bibliografia.
Proposte di linee-guida per una corretta comunicazione sul tema della violenza di genere
“Le Parti incoraggiano il settore privato, il settore delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione e i mass media, nel rispetto della loro indipendenza e libertà di espressione, a
partecipare all’elaborazione e all’attuazione di politiche e alla definizione di linee guida e di
norme di autoregolazione per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto
della loro dignità”. – Art.17 Convenzione di Istanbul
Al fine di promuovere una corretta comunicazione e informazione sulla violenza di genere vengono
proposte le seguenti indicazioni a media, giornalisti e giornaliste, operatori e operatrici della
comunicazione, auspicando che possano essere un primo elemento di spunto, dibattito e confronto sul
tema.
1. Applicare il diritto alla non discriminazione
Dare un’informazione obiettiva e corretta, mantenendo l’imparzialità sull’evento stesso ed evitando
sensazionalismi o censure basate sulla discriminazione delle donne in quanto tali comprendendo anche le
migranti. Fatta salva la libertà di stampa; gli art. 21, 15, 2 e 3 della Costituzione Italiana; l’art 5 e l’art 6 della
deontologia professionale giornalistica sulla tutela della privacy, i dati sensibili e l’essenzialità
dell’informazione; l’art. 8 sulla tutela della dignità delle persone; l’art 9 sulla tutela del diritto alla non
discriminazione; si propone di seguire la Convenzione di Istanbul e la Carta di Roma.
2. Riconoscere la radice culturale come motivazione
Diffondere una giusta definizione del fenomeno, riconoscendo correttamente le forme della violenza ed
attenendosi a una definizione di essa come il riflesso delle relazioni di potere diseguali tra uomini e donne.
Nel riportare casi specifici, i media dovrebbero evidenziare le motivazioni legate al genere, all’eccesso e
all’abuso di dominio nelle relazioni e le origini culturali che hanno portato ad atti persecutori e
discriminatori o ad esiti nefasti degli stessi, inserendo la notizia in una narrazione di contesto più ampio,
che riveli le diseguaglianze subite dalle donne in quanto tali, andando ad approfondire quanto tali
discriminazioni siano un problema sociale ricorrente, evidenziando così la quotidianità e la pervasività della
violenza. Si dovrebbe inoltre evitare ogni eccesso sia nel racconto delle protagoniste come in quello degli
autori della violenza e l’uso ricorrente di parole quali shock, raptus, gelosia, follia, eccesso di amore che
possono giustificare simbolicamente la violenza, travisando l’accaduto.
3. Scegliere un uso non sessista dei contenuti
I media dovrebbero promuovere un uso cosciente della lingua finalizzata a riconoscere la piena dignità e
parità del genere femminile, evitando il linguaggio monosessuato che neutralizza e nasconde l’identità
femminile. Si dovrebbe perciò adottare, in particolar modo nella scelta della titolazione di articoli e servizi,
un linguaggio che risponda anche alla declinazione femminile, attento al genere e al rispetto dei diritti
fondamentali, non discriminatorio e libero da pregiudizi. Sono da evitare le interpretazioni giudicanti; le
espressioni di biasimo verso la protagonista per estetica, usi, costumi, modalità di vita, o appartenenza
politica o culturale; i luoghi comuni o i detti che falsano il contesto.
4. Sensibilizzare con dati e notizie in positivo
Dare un’informazione completa e documentata, riportando dati nazionali in modo corretto ed
approfondito, citando le più recenti ricerche attinte da fonti specialistiche e in particolare quelle di soggetti
e associazioni che operano nel settore. Dovrebbero inoltre essere riportate a fianco di ogni caso trattato, le
notizie positive che riguardino esiti propositivi di altre vicende simili, nonché informazioni utili sui servizi di
presa in carico di vittime ed autori di violenza. Ai fini di una maggiore sensibilizzazione, per aumentare la
consapevolezza e la comprensione su ogni forma di violenza, si auspica il lancio di campagne sociali e di
comunicazione. Per combattere l’immaginario stereotipato si dovrebbero, inoltre, raccontare storie di
donne basate su una rappresentazione realistica e coerente con l’evoluzione dei ruoli nella società.
5. Superare l’approccio legalitario
Spesso l’approccio legalitario influenza la scelta delle notizie da pubblicare o approfondire: i fatti delle
violenze di genere sono declinati seguendo questo approccio, ma considerare la violenza di genere come un
problema sociale e culturale, significa trattarlo in ogni suo aspetto, anche laddove non vi sia un immediato
riscontro capace di condurre ad un reato riconosciuto ai termini di legge. Questi casi rappresentano solo la
punta dell’iceberg, a discapito di tutte quelle forme di violenza (psicologica, economica, ecc.) di cui sono
vittime migliaia di donne e di cui nessuno parla.
6. Ricostruire la storia della persona oltre la notiziabilità
Le scelte editoriali dovrebbero andare oltre la notiziabilità per ricostruire la storia della persona in modo
appropriato, indicando la natura di genere nelle cause della violenza, in particolar modo laddove vi siano
precedenti, eventi sentinella, episodi di violenza psicologica, discriminazione, svalorizzazione,
sopraffazione, abuso di potere o forza, o l’azione continua e persistente di una discriminazione rispetto
all’essere donna in quanto tale. E’ preferibile sottrarsi dal trarre e riportare conclusioni semplicistiche e
affrettate sugli accadimenti o di effettuare la ricerca dei precedenti con un taglio sensazionalistico che
metta in secondo piano il ruolo del contesto culturale. Nella descrizione degli eventi si dovrebbero evitare i
particolari raccapriccianti o impressionanti, sia nell’uso del linguaggio che delle immagini, in particolar
modo laddove discostino l’informazione dalle vere motivazioni culturali dei gesti compiuti.
7. Garantire il rispetto della dignità anche nelle immagini
Le immagini pubblicate non possono in nessun modo essere lesive, offensive o sviare il contesto. Non
dovrebbero essere utilizzate senza consenso o contenere informazioni che portino a una identificazione
della protagonista mettendone a repentaglio la sicurezza. Qualsiasi uso delle immagini dovrebbe garantire
il rispetto della dignità del soggetto. In termini più generali si dovrebbero utilizzare immagini che evitino la
diffusione d’immaginari che utilizzano il corpo di donne e uomini in modo offensivo per la dignità, che
degradino la persona a oggetto mercificato, che richiamino o evochino atti o attributi sessuali, o laddove il
loro uso esplicito devi il significato, incentrando il problema sulla vittima senza focalizzarsi sull’autore,
omettendo così il nodo culturale del problema.
8. Istituire formazione, preparazione ed esperti in redazione
Per una informazione corretta servono preparazione e formazione specifiche che coinvolgono i diversi
attori del processo di comunicazione. Giornalisti/e, direttori e direttrici, dovrebbero essere formati a
riguardo delle tematiche di genere nell’ambito dei mutati ordinamenti relativi alla formazione obbligatoria
per i giornalisti (art. 3, comma 5, della legge 148/2011). Si auspica inoltre l’istituzione di una figura di
giornalista esperto/a di tematiche di genere in ogni redazione, come viene previsto per gli esperti difinanza, sport, esteri ecc. La formazione dovrebbe essere diretta o almeno supervisionata dalla rete di
associazioni femminili esperte sul tema.
9. Approfondire le fonti, dare voce al maschile
Fatta salva la loro tutela, bisognerebbe approfondire in modo appropriato le fonti sia che esse siano dirette
o indirette, istituzionali, primarie o secondarie, dando voce ad ogni testimonianza che aiuti una esatta
ricostruzione della vicenda ed avvalendosi di interviste e punti di vista di esperti/e che delineino in modo
corretto l’incidenza del fenomeno, in particolar modo la rete delle associazioni femminili impegnate nella
prevenzione e nella presa in carico delle vittime di violenza di genere. Se le fonti sono telematiche, fatto
salvo il diritto alla privacy e alla riservatezza, ancor più impone un approfondimento specifico. Si dovrebbe
inoltre riprendere sempre anche il punto di vista maschile su questo ampio problema sociale poiché, per
avviare un cambiamento culturale profondo, è di primaria importanza la responsabilità di ognuno.
10. Fare attenzione a Web e social-network
Nell’uso di fonti quali i social network evitare di riportare notizie non verificate direttamente o basate su
stereotipi relativi al genere anche dove la loro citazione possa rendere più completo il quadro delle
informazioni relative all’accadimento di cronaca. Evitare, quindi, di riprendere post o immagini che
rappresentino la donna come debole o contenuti ed immagini lesive della dignità della persona o che la
definiscano come oggetto di una rappresentazione misogina, stereotipata, mercificata. Dal punto di vista
dei commenti riportati in calce alle notizie sulle testate telematiche o sui siti redazionali, è necessaria una
moderazione serrata degli stessi nei casi in cui i contenuti incitino al mancato rispetto dei generi e della loro
relazione positiva, all’odio e alla discriminazione.
Il documento completo delle “Proposte di linee guida” è disponibile sul sito http://pernondirla.cddonna.it
oppure in consultazione presso la biblioteca del Centro documentazione donna.
I testi sono a cura di Silvia Bonacini e Daniela Ricci.
Lascia un commento