Le voci inascoltate, finora, e ritrovate delle donne
I due Quaderni della fondazione Adkins Chiti: donne in musica che pubblicano gli atti di tre convegni dedicati a donne musiciste, colmano un vuoto nell’editoria del settore, la veste grafica raffinata s’accompagna a un’impaginazione che predilige la semplicità e la chiarezza; schede, biografie, bibliografia e note, ricchissime.Il primo numero de {I Quaderni della fondazione Adkins Chiti: donne in musica}, editi da Colombo nel 2006, pubblica gli Atti di due convegni romani , {In onore di Suor Isabella Leonarda 1620-1704} (8 Giugno 2004) e {Le voci inascoltate delle donne} (8 Marzo 2005), entrambi curati da Domenico Carboni.
Il secondo numero, pubblica gli Atti di {Così fan Tutte. Le donne creative nell’era dei lumi}, anch’esso promosso e curato dalla Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica, presieduta da Patricia Adkins Chiti, che ha dedicato la vita alla ricerca e alla divulgazione dell’espressione musicale artistica delle donne in tutte le sue forme.
I due “Quaderni” colmano un vuoto nell’editoria del settore; la veste grafica raffinata s’accompagna a un’impaginazione che predilige la semplicità e la chiarezza; schede, biografie, bibliografia e note, ricchissime.
La pubblicazione dei tre convegni è una tappa importante del lungo percorso della Fondazione, per questo patrocinata e sostenuta, tra gli altri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturale – Divisione Generale per lo Spettacolo dal Vivo, dell’International Music Council, della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma e dell’Università degli Studi “Roma Tre” – Dipartimento d Lettere e Filosofia delegata dal Rettore per le P. O.
La Fondazione ha dedicato, per la prima volta nella storia musicale dell’Italia, una solenne e festosa giornata, nel terzo centenario della sua nascita, al talento straordinario di {{Suor Isabella Leonarda}}, la Musa novarese, astro di quel panorama di Suore Compositrici d’Italia che è “una realtà storica e un vanto culturale” come dichiara Patricia Adkins Chiti che, nel 1979, ne ha scoperto un lavoro, una Sonata per archi e basso continuo.
Suor Isabella non era, fino ad allora, neppure citata nelle varie enciclopedie italiane in circolazione ed è stato proprio durante uno dei primi festival per Donne in Musica, agli inizi degli anni Ottanta, che l’eccezionale Patricia, la cui stessa vita ha tratti straordinari, si è resa conto “d’aver scoperto un tesoro”. _ Da allora, la suora orsolina “feconda e innovativa” è stata al centro di una rinascita musicale, un emblema della musica barocca nel cui ambito, oggi, è impossibile non citarla. Questi primi Atti, che ne ripercorrono la vita e le opere, terminano con un elenco di alcune Suore compositrici italiane attive tra il 1508 e il 1860.
“La presenza delle donne come creatrici di musica sacra è pressoché sconosciuta, perché non inserita nei libri di storia e perché solo una parte della loro produzione è stata ritrovata (…). Necessitano altri studi e ricerche, una maggiore diffusione delle partiture e soprattutto l’impegno non soltanto delle donne ma dei consigli delle varie chiese affinché questo patrimonio ritorni in uso nelle Chiese e nella vita comunitaria” auspica la Presidente.
Quanto mai puntuale perciò il titolo degli Atti seguenti, dedicati alla {Musica senza frontiere: le voci inascoltate delle donne}. Cosa sia la voce cantata è spiegato in apertura: utilizzarla nelle sue eccellenze ne fa una delle più alte espressioni d’arte. “Donne in ogni cultura e tempo, dotate fisicamente di strumenti vocali più piccoli e flessibili di quelli degli uomini, adatti per l’emissione di suoni acuti, hanno sviluppato particolari capacità linguistiche e musicali per comunicare, attraverso la voce, le tradizioni, i ruoli sociologici e psicologici dei loro popoli. Hanno creato divertimenti e spettacoli per le loro comunità e reti di solidarietà con altre donne anche in tempi e luoghi lontani. Attraverso il suono della voce cantata hanno dato sfogo alle difficoltà, ai propri sentimenti e dolori” si legge.
Nel trattare dell’arte delle “trobairitz” nell’Italia meridionale (Regina M. E. Himmelbauer), della {Opera medievale trasmessa dalle donne nel Portogallo di oggi} (Anne Caufriez), di {Isabella d’Este, ovvero lo splendore delle corti} (Elisabetta Capurso), dei pregiudizi antichi e delle nuove prospettiva della presenza femminile nell’arte dei Lumi e, in particolare “del caso emblematico di Maria Rosa Coccia, maestra compositora romana” (Candida Felici) e di molti altri argomenti, gli Atti tratteggiano un affresco variegato del protagonismo femminile e dell’apporto che esso ha dato anche se troppo spesso cancellato o addirittura sottratto.
_ Delicato e interessantissimo, {Ritratti di donne: le compositrici che raccontano in musica le proprie storie} (Ksenija Stevanovic) apre a una dimensione nuova del raccontarsi.
In ultimo, un rimando al secondo “Quaderno”, che in “Quel così fan Tutte” concentra un’infinità di dati, non a caso divulgati nel convegno che “al femminile” celebrava il 250° anniversario di W. A. Mozart.
Solo il capitolo dedicato a {Maestre, Virtuose, Compositrici. Una panoramica storica sulle musiciste veneziane al tempo di Mozart} (Annunziata Dellisanti), rende conto del ricco apporto femminile alla vita musicale di una città “sede permanente di sperimentazione musicale attiva dal 1500”, che dà i natali “alla stampa musicale e pubblica nel 1566 i madrigali di Maddalena Casulana, le prime composizioni femminili stampate in assoluto”, e apre prima del 1581 “la Casa della Musica” ricordata nella Guida di Francesco Sansovino.
Una “Casa” che è anche “Casa delle donne, vivace centro di cultura femminile, come testimonia la presenza di cortigiane donne famose: Gaspara Stampa (1523-1554), abile nel canto e nel liuto quanto nelle lettere; Veronica Franco (1546-1591), letterata e brava organizzatrice di eventi musicali; Elena Lucrezia Corsaro Piscopia (1646-1684), filosofa e prima donna laureata del mondo, suonatrice d’arpa, di violino e clavicembalo e apprezzata musicista; Elisabetta Caminer Turra, settecentesca giornalista, poetessa, traduttrice e che seppe riunire nei suoi salotti intellettuali, scienzati e letterati”.
Non c’è che da augurarci la pubblicazione, a breve, di altri “Quaderni”.
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