Legambiente apre la campagna “Vota sì per fermare il nucleare“
Presentata oggi, sabato 12 marzo, la nuova campagna referendaria “Vota sì per fermare il nucleare“. L’iniziativa, promossa da Legambiente, ha lo scopo di raccogliere 25 milioni di sì e bloccare quindi il ritorno al nucleare in Italia.Sul proprio sito Legambiente ha fornito un’ampia spiegazione delle principali motivazioni che dovrebbero indurre gli italiani a opporsi alla costruzione delle centrali nucleari.
In primo luogo il nucleare rappresenta sicuramente un sistema estremamente costoso rispetto, ad esempio, alla produzione di energia tramite fonti alternative.
_ Secondo alcune indagini condotte negli Stati Uniti, infatti, entro il 2020 il costo per chilowatt/ora nucleare dovrebbe subire un incremento vertiginoso, maggiore del 75% rispetto a quello del gas e almeno del 27% rispetto all’eolico.
Il nucleare potrebbe costituire un pericolo diretto per la salute e l’ambiente. Nonostante col tempo siano sicuramente migliorati i sistemi di sicurezza delle centrali, le probabilità di incidente restano comunque alte (come ci sta mostrando l’emergenza nucleare del Giappone) e, secondo Legambiente, non esistono centrali dotate di sistemi di sicurezza intrinseca, cioè in grado di agire in modo autonomo in caso di malfunzionamenti.
L’aspetto comunque più preoccupante è legato però ai rischi indiretti che una centrale nucleare può determinare.
_ Anche in questo caso, Legambiente cita un’indagine condotta in Germania allo scopo di determinare la pericolosità delle 17 centrali attualmente operative. Secondo la stima esisterebbe una stretta relazione tra l’insorgenza di patologie nei bambini da 0 a 5 anni e la vicinanza all’impianto e, in particolare, sarebbe stato rilevato un incremento dei tumori fetali e delle leucemie infantili nel raggio di 5 km dalla centrale.
Tralasciando la questione delle smaltimento delle scorie, di cui non si è assolutamente parlato in questi giorni, altro nodo al pettine è quello legato alla probabile riduzione delle emissioni di CO2. È stato valutato, infatti, che anche dopo aver raddoppiato l’attuale numero di centrali nucleari presenti nel pianeta, la CO2 si ridurrebbe solo di una piccolissima quantità, pari a circa il 5%.
In una nota di Legambiente diffusa oggi si legge ”Aver evacuato le persone nel raggio di 10 chilometri e ordinato al resto della popolazione vicina di non uscire, non bere acqua di rubinetto e non toccare nulla che sia stato all’aria non basterà, purtroppo, a limitare le terribili conseguenze dell’incidente, culminato con l’esplosione di un reattore, nella centrale nucleare di Fukushima”.
“La terribile situazione che si sta verificando in Giappone -ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza- dimostra che per le centrali atomiche non esiste sicurezza. La centrale esplosa, dalla quale già ieri era fuoriuscito materiale radioattivo, era stata progettata con tutti i più avanzati sistemi di sicurezza e dotata di criteri tecnici che avrebbero dovuto resistere a terremoti di qualunque entità, così come previsto da un Paese, tecnologicamente molto avanzato, abituato a fare i conti con onde sismiche di elevata potenza. Eppure la tragedia in corso è immane e inarginabile”.
”Le conseguenze saranno enormi e non ci sono strumenti di alcun tipo per fare fronte all’emergenza sanitaria che seguirà -continua Cogliati Dezza- Non c’è bisogno di aggiungere altro all’evidenza, ma dobbiamo riflettere attentamente nel valutare e definire ‘sicure’ le centrali che si vorrebbero costruire in Italia, paese a rischio sismico e idrogeologico, dove non è in alcun modo possibile garantire la stabilità e la sicurezza di impianti così pericolosi”.
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