– Legge 194 e aborto: l’UE bacchetta le Marche
L’elevato numero di medici obiettori di coscienza viola il diritto alla salute delle donne che intendono interrompere la gravidanza, diritto alla salute previsto dall’art. 11 della Carta sociale europea. Ad affermarlo è il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa che, alcuni giorni fa, ha risposto al reclamo collettivo presentato oltre un anno fa dalla CGIL assieme ad altre associazioni (http://www.cgil.it/Archivio/PariOpportunita/Leggi/Maternit%C3%A0/Decisione_CEDS_Reclamo_87.pdf).
Dunque, l’Europa bacchetta l’Italia che violerebbe i diritti delle donne a causa della diffusa obiezione di coscienza che impedirebbe la piena e corretta applicazione della Legge 194/78 e indigna che, a 36 anni dall’entrata in vigore della legge, si debba ricorrere all’Europa per veder riconoscere il diritto alla libertà e alla salute delle donne.
Bacchettate arrivano anche alle Marche: nel documento del Comitato europeo dei diritti sociali vengono citati negativamente anche i casi di tre strutture ospedaliere marchigiane e, in particolare, l’ospedale di Jesi, l’ospedale di Fano e l’ospedale di Fermo, nei quali tutti i medici sono obiettori e ciò violerebbe le previsioni della Legge 194/78 e soprattutto i diritti delle donne.
Un sostegno al ricorso è stato fornito anche dall’Assessore regionale alla Sanità, Almerino Mezzolani, il quale, in un’apposita nota che ci ha inviato, ha riconosciuto che “nella regione Marche si registra una forte difficoltà a seguito del ricorso all’obiezione di coscienza da parte di molti professionisti. Ciò rende critica l’applicazione della legge e realizza come conseguenza una difformità di accesso ai servizi previsti dalla normativa, creando discriminazione per le donne residenti”. Inoltre, “in alcune situazioni maggiormente critiche, siamo stati costretti ad usufruire di convenzioni esterne per colmare la carenza organizzativa”.
“Vogliamo ringraziare l’assessore Mezzolani per la sua attenzione e disponibilità” – dichiara Daniela Barbaresi, segretaria della CGIL Marche – “ma, a questo punto, chiediamo alla Regione un intervento chiaro, tempestivo e strutturale affinché vengano pienamente garantiti su tutto il territorio marchigiano i servizi previsti dalla legge per tutelare la salute e i diritti delle donne”.
Secondo i dati forniti dalla Regione relativi alla presenza di medici e paramedici obiettori di coscienza nelle varie strutture ospedaliere marchigiane, il quadro che emerge è sconsolante: a fine 2012 gli obiettori rappresentano il 68% dei medici (ginecologi e anestesisti) e il 73% dei paramedici.
Ma ciò che preoccupa è che, in 3 intere Aree Vaste tutti i medici, anestesisti e paramedici sono obiettori (Area Vasta 3, Area Vasta 4 e Area Vasta 5), mentre all’ospedale di Fano il 92% del personale paramedico è obiettore, rendendo praticamente impossibile effettuare interventi di interruzione di gravidanza.
Per Daniela Barbaresi, “il ricorso massiccio all’obiezione di coscienza sta svuotando di significato la Legge 194, negando i diritti delle donne e penalizzando medici e infermieri non obiettori sui quali ricade tutto il carico delle interruzioni di gravidanza”.
Pertanto, “chiediamo che la direzione dei presidi in cui si effettua l’interruzione di gravidanza sia affidata a chi non è obiettore e che il requisito della non obiezione sia introdotto per chi deve essere assunto o trasferito in presidi con oltre il 50% di obiettori. Chiediamo inoltre che la Regione attui l’istituto della mobilità, previsto dalla stessa Legge 194/78 per coprire le carenze di medici e infermieri non obiettori”.
Inoltre, conclude Barbaresi, “occorre che, dopo Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio, anche la Regione Marche consenta la somministrazione della RU486 in day hospital”.
Ancona, 1 aprile 2014
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