“Lei” di Bianca Maria Lapieve
Titolo breve ed esaustivo. L’Autrice, nata in un piccolo paese delle Dolomiti (1955), con studi pedagogici, filosofici e in scienze sociali, articolista e scrittrice, appassionata di poesia e letteratura, consegna a quella breve formula in terza persona, soggetto/oggetto, la sintesi di quarant’anni di vita amorosa.
Per sua definizione, non si tratta di un racconto “di genere” ma di “un racconto d’amore” dove Lei (Bea) è anche l’altra, Alice, intrecciano vite definite dall’esorbitante esistenza che mi scaturisce nel cuore (Elegie – R. M. Rilke).
Al mattino hai aperto gli occhi e vi ho visto le strade dove ci saremmo incontrate (Chiara Lev Mazzetti)
L’Autrice ricorre sovente a citazioni, tra le quali quella celeberrima di Emily Dickinson:
Non esiste un vascello come un libro / per portarci in terre lontane / né corsieri come una pagina / di poesia che s’impenna (Trad. Ginevra Bompiani, 11)
A sua volta, Barbara Alberti, descrivendo gli intenti della Collana, di successo, che seleziona autori e autrici italian*, definisce un libro l’unico amante, l’unico confidente che non tradisce, né abbandona (…) amici pazienti che ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita individuandovi due beni contrastanti e fusi in esso: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità (Prefazione, 11)
Tutto questo si ritrova nelle pagine di Bianca Maria Lapieve, che presta la sua esperienza amorosa alla letteratura e il velo dell’autobiografia cade presto, essendo anche il libro il più soave grimaldello per entrare nella realtà (Pref. 12)
Alice nata sulle Dolomiti, Bea nel profondo Sud; una figlia di neve e rocce e l’altra di mare, in faccia al sole. Diverse per estrazione sociale, cresciute l’una in una casa grande, linda e ricca di cose buone ma povera di libri; l’altra in una bella casa di città, in un ambiente impregnato di cultura greca e latina; una che aveva rubato il sapere, ascoltato, lavorato per mantenersi agli studi, l’altra passata linearmente dal Liceo all’Università.
L’A. pubblica brani di (finzione letteraria?) diari; parla di difficili incontri, di sentimenti filati e trattenuti tra Roma e Palermo, dell’esilio della lontananza, di dolorose separazioni finché arriva la convivenza e con quella una intensa vita anche intellettuale, in comune, con passaggi anche nella Casa delle donne in Via della Lungara. Quel luogo straordinario di incontro e di cultura, nato dal coraggio e dalla volontà delle donne negli anni del primo femminismo romano, era diventato anche uno spazio di rivendicazione e di ritrovo per le identità LGBT.
Con puntiglio contabile, l’A. rivendica quarant’anni d’amore: 20 anni di un sentimento potente, taciuto, tenuto nascosto, talvolta negato e barattato; 4 di passione calda e coraggiosa, indomita oltre ogni paura; e 15 di convivenza in cui mai hanno conosciuto la noia.
Pagine d’interscambio di pensieri e ricordi attraversate dalla carriera di Bea, di profilo internazionale, coronata a Toronto, da un prestigioso titolo accademico (2014) e nel tenersi vicine, dal Parco della Musica all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Il testo, una novella lunga che occhieggia alla diaristica, è ricco di spunti e di scorrevole e colta scrittura.
Info: Bianca Maria Lapieve, Lei, Albatros, Collana Nuove Voci, Roma 2021