L’epopea dei centri commerciali e la sterilità culturale frullata in un consumo acefalo fatto di manie, paure, osessioni: un libro che fa riflettere
Il pomeriggio di un giorno di festa cinque amici decidono di fare una visita all’outlet di Barberino del Mugello. Qui si ritroveranno a tu per tu con un’umanità alienata, in un villaggio commerciale che ha tutta l’apparenza di un mondo di plastica. Sconti e promozioni natalizie ai quali seguiranno abusi di alcol e droghe porteranno il narratore a vivere un’esperienza allucinata, e tutti, dai clienti ai manichini nelle vetrine, si trasformeranno in sinistre presenze in grado di far riaffiorare manie, paure e ossessioni. Fino allo scoppio di un temporale, verso sera, e all’arrivo di un carro attrezzi che riaccompagnerà a casa i cinque protagonisti.
Una gita all’Outlet può diventare un’esperienza traumatica e allucinante? Certo!
I protagonisti di questa storia, al limite del parossismo, vivranno sulla loro pelle l’incitamento al consumismo ed il bombardamento pubblicitario con un’intensità tale da rimanerne praticamente sconvolti.
L’autore ci descrive cinque ragazzi comuni alle prese con gli acquisti in balia di commesse, buoni sconti e tessere fedeltà.
Il loro punto di osservazione sulla moltitudine di gente presente passa per diversi tipi di classificazione: etnia, ceto sociale e sesso. Per ognuno di loro c’è un’etichetta poco lusinghiera e all’inizio il linguaggio sboccato e le caustiche osservazioni potrebbero lasciare un po’ spiazzati. Le domande che mi sono posta sono : ma i giovani d’oggi parlano così? Hanno così poco rispetto per gli altri e per se stessi ? Definisentri commwcono davvero così le donne? Devono per forza “sballarsi” per provare delle emozioni?
Ho risposto sì a tutte le mie domande in base ai giovani con cui a volte mi rapporto.
Si usano spesso epiteti poco simpatici e carini per tutti indistintamente , da qui si evince che non stiamo parlando di sessismo, razzismo o intolleranza ma di un distorto e comune modo di socializzare e questo grazie alla mancanza di valori e alla sterilità culturale in cui ormai viviamo.
Questa avventura comincerà con i più nobili intenti, gli acquisti per Natale per i parenti, per poi finire in una serie di allucinazioni da alcool e da sostanze illegali. Il mondo nell’outlet è talmente finto e costruito da confondere e turbare i ragazzi che sembrano finiti in una realtà parallela non proprio entusiasmante, un mondo di plastica abitato da manichini inquietanti a cui sarà affibbiato il nome decisamente appropriato di : Perturbanti.
Musichette natalizie ripetute all’infinito,insegne luminose con offerte e promozioni, decorazioni in ogni dove, piante e fiori finti, annunci di super-mega-imperdibili sconti, i sorrisi di circostanza delle commesse scambiati per ammiccamenti ed inviti, donne impegnate in acquisti folli, uomini spaesati e bambini insofferenti ed iperattivi completano l’ambientazione surrealista.
Il ritorno alla realtà sarò segnato da un bel temporale e dal carro attrezzi che li “rimorchierà” a casa in salvo.
L’ironia è alla base di questo romanzo, un bel faro piazzato ad illuminare la dipendenza dallo shopping, il consumismo che ti seduce ma non ti da nulla in cambio, il vuoto dentro compensato da oggetti inutili.
Il libro è scorrevole e nonostante le scurrilità si può notare un uso eccellente della lingua italiana e l’impegno nel catapultare il lettore in questa specie