LETTERA A MATTEO RENZI
Caro Matteo,
ieri sera ascoltando Politics mi sono resa conto che non solo gli uomini non parlano mai delle donne,del loro lavoro,ma anche le giornaliste, senza generalizzare, fanno fatica.
Ieri sera nessuno le ha chiesto, signor Presidente, sulla disoccupazione femminile come mai siamo ancora il finalino di coda in Europa oppure quando arriveranno le misure che stiamo aspettando sui femminicidi?
Sono le domande che le avremmo rivolto noi.
Il grado di civiltà di una società si misura dalla partecipazione alla vita pubblica ed economica delle donne ma siamo all’inizio di una storia ancora tutta da scrivere.E’ arrivato il momento di pensare alle donne, a tutte le donne, non come un problema, ma come una risorsa per il mondo aziendale,per la società e il sistema economico in generale.
Nel 1999 , Kathy Matsui, analista di Goldman Sachs , ha coniato il termine womenomics. Il suo ragionamento era molto semplice: quante più donne entrano nel mercato del lavoro,le economie dei paesi cresceranno e la crescita economica produrrà crescita della popolazione.
Gli studi recenti di Bankitalia affermano lo stesso concetto e recentemente il FMI ha proprio detto esattamente le stesse cose.
L’Italia,ad oggi,risulta essere fra i primi paesi dell’area comunitaria con il tasso di disoccupazione femminile più elevato dopo la Grecia, la Spagna, la Croazia, Cipro e il Portogallo e si colloca al secondo posto per tasso di occupazione femminile più basso, superata solo dalla Grecia.
L’Italia è il secondo paese dell’Unione europea, dopo Malta, con il tasso di inattività femminile più elevato.
Si può continuare a ignorare il sapere e la progettualità femminile?
Le donne vogliono figli e figlie e lavoro.
Ma sono capaci gli uomini, senza le donne, a dare risposte utili a questi due fatti fondamentali che riguardano la vita, il tempo, il futuro, la storia e le pratiche di donne e uomini? Hanno capito che da soli è ormai impossibile disegnare un mondo nuovo,vivibile per tutti e tutte all’interno di una democrazia sostanziale?
E’ il tempo di mettersi in una relazione costruttiva, consapevoli ciascuno e ciascuna di noi della propria parzialità e che “tutti e tutte nasciamo bisognosi e bisognose di cure reciproche”.
E’ necessario che ci poniamo in una sfera critica rispetto agli errori che sono stati fatti nell’Economia. Oggi il lavoro è cambiato, non ha più bisogno di forza fisica, si compie con modalità differenti e ha bisogno di più pratiche di cura e di altri tempi.
Il sapere delle donne può essere valore fondante di una buona vita per tutti e tutte,si lavora per vivere e non invece si vive per lavorare. Perché l’esperienza della cura non è diventata importante nella rappresentazione del lavoro che sindacati, politici ed industriali hanno inventato?
“Bisogna assumere quel “di più della sapienza delle donne, (“il resto”) della cura” ( La cura del vivere) che le donne sanno fare in ogni loro gesto, se non le si spinge a copiare gli uomini, e metterlo in politica facendone un guadagno comune per uomini e donne”.
Se gli uomini imparano che la cura del/nel lavoro oggi non è eccedere in parole e tempo di lavoro e nella ripetizione di gesti ed oggetti inutili e che la cura femminile del lavoro non è “svalorizzazione” ma valorizzazione, allora magari potrà cambiare davvero il sistema di lavoro, la sua dignità e anche il riconoscimento economico per chi lo svolge.
Le donne quindi possono orientare gli uomini a parlare di lavoro, di nuova economia, di benessere, per tutte e per tutti.
Come ci ha detto,signor Presidente, qualche settimana fa a Milano durante la presentazione di Industria 4.0 il piano punta a mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi,11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0, più 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage. Il provvedimento propone anche importanti incentivi fiscali, il sostegno al venture capital, la diffusione della banda ultra larga,la formazione dalle scuole all’università con lo scopo di favorire e incentivare le imprese ad adeguarsi e aderire pienamente alla quarta rivoluzione industriale.
Ma neanche in questa occasione si è parlato di imprese femminili.
Dobbiamo riconoscere che hanno una loro specificità, hanno resistito alla crisi,aumentano nonostante lo scenario economico non sia favorevole,crediamo che anche per il Governo questa sia l’ultima opportunità per capire che se aumenta il lavoro delle donne si riequilibra il sistema economico e aumenta il Pil dell’Italia.
Noi donne accettiamo la sfida e sapremo attrezzarci per cogliere i vantaggi dello Smart Manufacturing,l’innovazione digitale nei processi dell’industria acquisendo sempre più competenze digitali per quelle che saranno le professioni del futuro.
Le donne possiedono la capacità di allineare continuamente gli obiettivi a breve termine nel quadro generale a lungo termine e quindi la capacità intuitiva di “vedere” gli effetti interattivi di più decisioni in circostanze complesse.
Le donne possiedono la capacità di “pensare olistico”, di prevedere il tempo, il talento e le risorse necessarie per l’esecuzione di un progetto, di migliorare il processo e di sviluppare una soluzione.
Le donne possiedono la capacità di migliorare sistematicamente l’intelligenza del gruppo includendo attentamente diversi punti di vista e risolvere priorità concorrenti.
Le donne possiedono la capacità di creare innovazione positiva che migliora la vita delle persone, perché hanno immaginazione più vivida rispetto alla maggior parte dei colleghi uomini.
Aiutare le donne a diventare elementi produttivi della forza lavoro non può che rafforzare l’economia in Italia.
In Italia , le donne vogliono essere integrate nel mondo degli affari , non solo perché è giusto , ma perché beneficerebbe l’intera economia italiana.
Mettere al centro le politiche e le misure in atto per sostenere le donne che vogliono lavorare e sollevare le famiglie sarebbe certamente un beneficio delle donne e delle famiglie – e potenzialmente servirebbe ad aumentare il PIL.
E’ necessaria una rivoluzione. Non è impossibile cambiare e il cambiamento di mentalità cambia le culture.
Vogliamo firmare con lei UN PATTO PER LE DONNE,il futuro che vogliamo include le donne.
Glielo abbiamo sottoposto, la invitiamo il 18 novembre agli Stati Generali delle donne, economia e territori per discutere cosa bisogna fare, adesso e cosa possiamo fare per un’Europa al femminile in vista dell’incontro importantissimo del 25 marzo 2017 a Roma e del prossimo G7 in Italia.
Saremo un laboratorio innovativo, pieno di proposte e di concretezza, un esempio per l’Europa che verrà.
Stati Generali delle Donne
http://www.donneierioggiedomani.it/6522/donne-e-lavoro-lettera-aperta-a-matteo-renzi