Lettera aperta di Lucha y Siesta: Atac ritiri la costituzione di parte civile. Al Comune di Roma diciamo: la parte civile siamo noi!
L’Associazione che da anni opera gratuitamente per sostenere i percorsi di fuoriuscita dalla violenza di chi abita la Casa delle donne Lucha y Siesta è chiamata a difendersi in tribunale dall’accusa di occupazione. E l’Atac, ex proprietario dell’immobile – si è costituita parte civile nel processo con prossima udienza il 27 novembre.
Dopo aver lasciato abbandonato l’immobile per anni, la partecipata del Comune di Roma chiede un risarcimento di 1,3 milioni di euro per il danno che sarebbe stato arrecato alla collettività da chi, invece, ha dato risposte concrete quando le istituzioni mancavano.
Noi non ci stiamo.
Con questa lettera chiediamo il ritiro immediato di questa scandalosa costituzione di parte civile. La parte civile, infatti, siamo noi: una comunità solidale che insieme quotidianamente costruisce pratiche di cura all’interno di una logica generativa non può essere valutata soltanto secondo criteri quantitativi. Ma se anche volessimo equiparare il valore sociale al valore economico, non c’è alcun dubbio che sarebbe l’ampia comunità che ha contribuito in questi 15 anni alla costruzione del progetto Lucha y Siesta a dover chiedere un risarcimento.
Il momento storico che viviamo non è un momento qualunque, per questo chiediamo che si faccia qualcosa (di sinistra).
Attualmente l’immobile in cui Lucha y Siesta ha sede è di proprietà di una Regione diversa da quella che l’ha acquistato all’asta due anni fa: quella attuale è un’amministrazione che non fa mistero di cosa pensa delle libertà delle donne e di tutte le persone marginalizzate che in luoghi come Lucha trovano spazio di pensiero, di parola, di vita. Ci troviamo infatti davanti a una Giunta Regionale che vuole cancellare il percorso fatto fin qui, svuotare lo stabile e ridurre la complessità di Lucha y Siesta a servizio da mettere a bando.
In questo scenario, governare segnando una differenza sostanziale appare davvero urgente, e occorre farlo con mosse concrete. Come quella fatta nei confronti della Casa internazionale delle donne, altra istituzione del femminismo vessata per anni e poi finalmente riconosciuta anche dall’istituzione pubblica. Per anni abbiamo dovuto gridare insieme ovunque la Casa siamo tutte, le Case delle donne non si toccano.
Ne siamo convinte oggi come ieri, perché sappiamo che la violenza di genere non è neutra e non si affronta in maniera neutra; è un fenomeno politico, sistemico, pervasivo. Per contrastarla occorrono pratiche femministe, transfemministe e laiche, nate nelle lotte per l’autodeterminazione e la libertà. Lucha y Siesta lo fa ogni giorno, dimostrando che l’antiviolenza è solidarietà e sorellanza per il cambiamento, e non un mercato economico per il Terzo settore.
Quando tutto questo viene criminalizzato, da quale parte si sceglie di stare ci definisce profondamente. Noi siamo dalle parte di chi accoglie, sostiene, educa, crea comunità di cura, combatte per i diritti di genere e i diritti umani. Da quale parte sta il Comune di Roma?
Atac non è un’azienda qualunque, per questo scriviamo a chi governa questa città.
Gestendo il trasporto pubblico a Roma, cioè concretizzando la possibilità (o l’impossibilità) di attraversare la città, Atac agisce in maniera determinante sulla qualità della vita di ogni persona che abita a Roma e quindi le sue azioni hanno un enorme portato politico. Se questo dato non bastasse, c’è anche il fatto che ATAC S.p.A. opera sotto forma di società per azioni, con capitale interamente di proprietà comunale, come organismo “in house” del socio unico Roma Capitale ed è quindi soggetta all’attività di direzione e coordinamento da parte di Roma Capitale.
Lucha y Siesta non è uno spazio qualunque, per questo prendiamo – di nuovo – parola insieme per difenderla.
La Casa delle donne Lucha y Siesta è attiva dall’8 marzo del 2008 come centro antiviolenza, casa di accoglienza per donne in percorsi di fuoriuscita dalla violenza, polo culturale, luogo di confronto e crescita collettiva, spazio cittadino di solidarietà e empowerment, un vero bene comune. Lucha y Siesta è un luogo materiale e simbolico che è ormai istituzione del femminismo, come testimoniato da 15 anni di collaborazione con le altre Case delle donne e con la rete antiviolenza nazionale, sottolineato da una delibera del municipio in cui si trova, accertato da una sentenza dello stesso Tribunale di Roma, nonché confermato dall’impegno pubblico della Regione Lazio, che ha stanziato i fondi necessari a partecipare all’asta e restituire l’immobile alla comunità che lo anima.
Infine novembre – il mese della prossima udienza – non è un mese qualunque, per questo chiediamo che ci si posizioni concretamente.
Per il 25 novembre – giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere – non abbiamo bisogno di panchine o scarpe rosse, né tantomeno di passerelle e discorsi su fragilità e bisogno di protezione delle vittime. La decostruzione della cultura patriarcale che sostanzia la violenza di genere è ben altro, come sa bene chi se ne occupa ogni giorno. Abbiamo bisogno di fondi, spazi, progetti educativi; ma soprattutto abbiamo bisogno di ascolto, sguardo d’insieme sul fenomeno, visione, slancio, coraggio politico nella costruzione di alternative. Quantomeno, ed è davvero il minimo, abbiamo bisogno che non si attacchi chi se ne occupa, per tutte e tutt, ogni giorno.
A Novembre, piuttosto che installare nuove panchine rosse, si inizi da qui: si scelga da che parte stare, si ritiri la costituzione di parte civile di ATAC contro Lucha y Siesta.
Sottoscrivi la lettera scrivendo a: ufficio.stampa@luchaysiesta.org
Hanno già aderito:
D.i.Re – Donne in rete contro la violenza
Casa Internazionale delle Donne
Differenza Donna APS
Ponte Donna APS
Befree – cooperativa sociale contro tratta, violenza e discriminazioni
Centro Donna Lisa
Centro Donna Lilith APS
Sportello Donne Pomezia
Socialmente Donna APS
Risorse Donna APS
Noi Donne TrePuntoZero APS
Coordinamento delle assemblee delle donne e libere soggettività dei consultori del Lazio
Famiglie Arcobaleno
Libellula Italia Aps
MIT – Movimento Identità Trans
Gender X APS
Clap – Camere del lavoro autonomo e precario
Clinica legale sul contrasto alla violenza di genere, Università Roma Tre
Clinica del Diritto dell’Immigrazione e della Cittadinanza, Università Roma Tre
Associazione Nazionale Giuristi Democratici – Sezione di Roma “Gianni Ferrara”
CGIL Roma e Lazio
ANPI Roma
Forum per il Diritto alla Salute
Aidos – Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo
Scosse APS
Chayn Italia
Via Libera APS
Associazione Kyanos
Cora Onlus
Limen – centro popolare di psicologia clinica APS
Il Cortile APS
Le Tre Ghinee APS
Soc. Coop. Le Rose Blu
Poli.re.dis – Poliamore e relazioni dissidenti
Pineta Si-cura
Aurelio in Comune
Libreria Antigone Milano-Roma
Riccio Capriccio Roma
Bluemotion
inQuiete – Festival di scrittrici a Roma
Priot
Non Una di Meno Roma
Communia
Angelo Mai
Csoa La Strada
Link Roma
Associazione genitori Di Donato
Collettivo Marielle Roma Tre
Collettivo Una volta per tutte
Collettivo Taboo Sapienza
Collettivo Prisma Sapienza
Cattive Ragazze
Lea Melandri, presidente del Comitato Lucha alla città e della Libera Università delle Donne
Federica Giardini, copresidente del Comitato Lucha alla città
Il Paese delle Donne