Al signor ministro degli interni

Alla signora prefetto di Catania

 

Non esiste uno stupro meno grave, più comprensibile, meno doloroso; tutte le donne del mondo sono accomunate da questo terribile peso: poter diventare in un qualsiasi momento oggetto di una vendetta maschile o di un “desiderio” unilaterale e violento.

Eppure qualcosa di inquietante ci avvolge pensando alla nigeriana violentata al Cara di Mineo, prima ancora della condanna e del desiderio di esprimere affetto e sorellanza, noi ci chiediamo cosa non abbiamo fatto rispetto ad una moltitudine di donne proveniente da un’area geografica divenuta sinonimo di prostituzione, cosa non abbiamo fatto per chiarire cosa accade dentro un luogo diventato un buco nero.

Il contrasto alla violenza sessista è il primo dei nostri doveri politici, crediamo che nessuno/a possa permettersi di dire che ci siamo risparmiate: oggi sentiamo di dover promettere alle donne immigrate di trovare la forza di accrescere questo impegno.

 Per questo e per molto altro, in nome dei diritti di tutte le donne che vivono in Italia, consacrati dalla nostra Costituzione

 

CHIEDIAMO

  1. di rivedere profondamente e radicalmente le modalità di accoglienza delle/dei migranti fin qui perseguite
  2.    di ripudiare definitivamente la filosofia e la pratica delle “grandi strutture” che, mentre favoriscono potenti interessi illegali, dimenticano la sorte delle donne, degli uomini e dei bambini che sopravvivono ai viaggi della speranza
  3. di disporre urgentemente una indagine sul tremendo episodio di stupro, appena richiamato, che ha come autore un cittadino pakistano domiciliato presso il Cara Di Mineo.

 Giovanna Crivelli – Adriana Laudani   Catania, 25.05.17