Leyla Zana: il diritto di stare al mondo
Alla Casa internazionale delle donne di Roma, ieri 20 ottobre, le Donne in nero romane hanno voluto salutare l’arrivo di Leyla Zana con la musica di un organetto: un omaggio pieno di vitalità a questa donna vitale che ha trascorso tanti anni in carcere per il suo impegno nella ricerca di vie di dialogo e di pace in Turchia.Eletta nel 1991 nella Assemblea turca in rappresentanza della minoranza curda – ma la popolazione kurda fra Turchia, Iraq e Siria conta decine di milioni di donne e uomini – è stata condannata nel 1994 a quindici anni di prigione a seguito del suo giuramento come parlamentare pronunciato in lingua turca e curda. Gli anni di detenzione sono terminati solo dopo il secondo processo voluto dalla Corte dei diritti umani di Strasburgo che ha impugnato il primo verdetto.
Per il suo impegno ha ricevuto numerosi riconoscimenti: il più significativo nel 1996 il premio europeo per la pace Sakharov consegnatole dopo la riacquistata libertà nel 2005 direttamente dal Presidente del Parlamento Europeo a Bruxelles.
Molte le associazioni di donne in tutto il mondo che durante il processo e la prigionia l’hanno seguita ed hanno appoggiato le donne kurde anche con viaggi nel Kurdistan (le Donne in nero romane hanno donato a Leyla Zana una testimonianza video).
Molte le città nel mondo che le hanno conferito la cittadinanza onoraria. Durante questo viaggio in Italia le sarà conferita la cittadinanza onoraria di Roma e di Venezia, da tempo deliberate. Ad Aosta ritirerà un premio per la pace della Regione Val d’Aosta.
Il programma di questa breve visita è pieno di incontri con associazioni che si battono per i diritti umani e Leyla Zana porta in essi una carica di energia, che affonda le sue radici nel suo percorso di donna libera e che {{confida nell’azione proprio delle donne per portare avanti processi di pace e di dialogo sulle cose che uniscono piuttosto che su quelle che dividono.}} I tempi richiedono questi percorsi di donne a fianco agli uomini e non dietro gli uomini.
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