Licenzia SALLY YATES la ministra che ha riufiutato i provvedimenti di Trump sugli immigrati
L’ex procuratore generale ad interim degli Stati Uniti, Sally Yates che si è ribellata al presidente, Donald Trump, per il divieto di ingresso in Usa a rifugiati e immigrati. E’ stata così licenziata e accusata di tradimento. Ma, per l’America democratica è diventata un’eroina. Nominata nel 2015 come “numero due” del Dipartimento giustizia dall’ex presidente, Barack Obama, Yates ha inviato nella notte di lunedì un memoriale agli avvocati del governo per ordinare loro di non difendere nei tribunali il decreto di Trump sui rifugiati. Una sfida che gli è valsa l’espulsione automatica dall’incarico (è già stata sostituita da Dana J. Boente, che si è subito allineata promettendo di rispettare il decreto).
Il Comitato Nazionale Democratico in un comunicato l’ha definita “l’eroica patriota” e ha accusato la presidenza Trump di “tirannia” e di voler “silenziare” la voce discorde del procuratore. Yates, 56 anni, sapeva che il suo gesto le sarebbe costato il licenziamento: ha trascorso il fine settimana riflettendo, poi ha deciso che non poteva tirarsi indietro; e in maniera plateale, nella notte, ha messo fine a 27 anni di servizio nell’amministrazione pubblica, che l’avevano portata a scalare tutti i gradini del sistema giudiziario americano fino ad arrivare alla testa del dipartimento di Stato.
La protesta contro il bando di Donald Trump all’immigrazione dilaga nel mondo e negli Stati Uniti, da New York fin sotto alla Casa Bianca. L’Onu accusa: è un atto illegale e meschino. Mentre un sondaggio rileva che il 51% degli americani disapprova il lavoro del neopresidente. Intanto Theresa May e Vladimir Putin stanno preparando i rispettivi incontri con Trump. L’Ue invece risponde: “Noi non discriminiamo”.