«Lilith l’Origine», performance il 9 aprile a Napoli
Nell’ambito delle iniziative organizzate dal Comune di Napoli e dalla Città Metropolitana per Marzo Donna 2016, l’associazione «Le tre Ghinee/Nemesiache» proporrà il prossimo 9 aprile, alle ore 19, una performance teatrale dal titolo «Lilith l’Origine», composto da Silvana Campese e diretto da Teresa Mangiacapra, che curerà anche l’installazione e la scenografia di «Muri di veli – Mari di Plastiche». La performance avrà luogo all’interno della galleria Interno A14, con accesso da Via Monte di Dio 14, alla quale si può accedere anche dal Tunnel Borbonico.
A proposito di «Lilith l’Origine», sono gli «effetti collaterali» del fenomeno migratorio ad essere al centro della performance, indicando nell’invito alla convivenza, all’essere comunità, l’unica via di uscita dalla guerra e dal terrorismo.
Chiedo a Teresa Mangiacapra di raccontarci la performance.
Il testo della rappresentazione teatrale individua nella cultura e nell’arte la più importante forma di integrazione. Come procedere su questa strada, anche alla luce dei recenti fatti di Bruxelles?
Il testo è stato naturalmente composto prima di questi eventi. Lo abbiamo pensato, Silvana Campese ed io, dopo le aggressioni avvenute a Colonia, ritenendo che fosse necessaria una riflessione seria sulle diverse voci, anche acute, che si sono susseguite su queste tematiche, che coinvolgono anche le diverse modalità di espressione sulle donne. E’ la struttura stessa del testo, così come è stato composto, che accompagnerà gli spettatori lungo questo excursus.
Nell’installazione «Muri di Veli/Mari di Plastiche» viene rappresentato, a livello simbolico, quello che resterà del nostro passaggio sulla terra, le conseguenze tragiche della fame e della guerra che desertificano, sbriciolano, plastificano tutto ciò che è vitale.
L’installazione va da sé e farà da sfondo alla rappresentazione teatrale, una sorta di luogo/non luogo, dal quale emergerà soprattutto una visione tragica del significato che, ad esempio, assumono le mura orribilmente edificate dall’uomo per limitare ogni libertà. Anche per questo abbiamo chiesto ai partecipanti di portare un velo colorato, la cui funzione verrà “svelata” solo durante la performance.
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