L’impegno dello Stato per le persone disabili, un gesto simbolico
—Poco, molto, niente —
— Nel nuovo bilancio dello stato, varato questi giorni in Parlamento, c’è una voce nuova: il riconoscimento dell’attività di assistenza fornita ai propri familiari disabili.
Partiamo dalla considerazione che questa assistenza è incommensurabile, perché compiuta con assoluta dedizione e amore, senza limiti di orario, comprende atti e fatiche non valutabili monetariamente. Ma che essa venga riconosciuta come un contributo dato a tutta la società, e quindi meritevole di un compenso, è un fatto positivo.
Ma quando si guarda alla somma stanziata viene da ridere: 50 milioni l’anno, per tutto il territorio nazionale. Pur considerando
che la somma non rappresenta certo l’assistenza complessiva ai disabili, cui spettano la pensione, l’assegno di accompagnamento e nei casi più gravi una assistenza domiciliare parziale, la modestia dello stanziamento per la nuova voce svalorizza tutta l’iniziativa.
Si consideri questa somma solo una misura per far fronte ai casi gravissimi, e come puro riconoscimento, quasi simbolico, di una realtà che deve essere successivamente affrontata (e finanziata).
Ecco un esempio di come NON si dovrebbero affrontare i problemi:
si mette una voce in bilancio per dimostrare che si è attenti ad un fenomeno grave; poi, per l’applicazione, ci si penserà. Quali saranno le modalità di indagine, valutazione, registrazione? Quanti soldi ci vorranno per affrontare anche in misura minimale il problema? Chissà!
Una misura profondamente giusta, ma affrontata in modo superficiale. E quindi con effetto negativo sull’opinione pubblica (e sui cittadini direttamente interessati).1 dicembre 2017