L’Italia in diretta: Apartheid
La trasmissione Rai “W l’Italia” Diretta, trasmettendo dal cortile della Casa Internazionale delle donne di Roma, ha affrontato il tema dell’Apartheid rispetto al sessismo e alle violenze contro le donne.{{Lottare per la libertà}}
Dopo cinque settimane in giro per la penisola, la trasmissione Rai W l’Italia “Diretta”, con co-autore e presentatore Riccardo Icona, dopo aver trattato i temi della legalità, del merito, del lavoro e della giustizia, ha affrontato, il 31 luglio, quello dell’Apartheid rispetto al sessismo e alle violenze contro le donne, trasmettendo dal cortile della Casa Internazionale delle donne, a Roma, sede di associazioni femministe che da decenni hanno evidenziato, denunciato e operato per una società più democratica e per la libertà e i diritti delle donne.
La cronaca è sotto gli occhi di chiunque voglia vedere: soltanto nel 2006 è stata uccisa, in Italia, una donna ogni due giorni, quasi sempre a conclusione di anni di angherie e terrori nel chiuso delle mura domestiche, e sette hanno subito maltrattamenti e violenze alle quali sono fortunatamente sopravvissute. Ai loro traumi si aggiungono quelli di figli e figlie, spesso piccolissimi/e, che spesso assistono e a loro volta subiscono violenze. Si dice che il fenomeno sia in crescita e certamente, pur essendo endemico, i mutamenti apportati dal femminismo, benché di norma cancellati, hanno lavorato nel profondo: oggi il 22% in più di donne, rispetto agli anni scorsi, denuncia una situazione intollerabile, trasversale a tutta la società, anche agli ambienti più colti e agiati.
Lungi da essere un fenomeno legato a patologie individuali, esso è una delle più evidenti ricadute dello squilibrato rapporto tra i sessi, ad esclusivo vantaggio di quello maschile, oggi esistente, frutto della nostra tradizione culturale occidentale e che vede le donne lottare per la loro libertà in un regime ancora discriminante, ben definito dalla trasmissione “Apartheid”.
Interviste a donne vittime di violenza e una anche a un marito violento; dati sulla reale cancellazione del femminile e dei suoi portati teorici e politici dalla scena italiana decisionale e istituzionale ai livelli più alti; affissione dei nomi delle donne uccise (2006) sui muri del cortile della Casa internazionale; interventi di donne note dello spettacolo e della cultura, tra le quali Dacia Maraini; intervista a Emanuela Moroli, presidente di Differenza Donna, associazione specializzata sul tema e che gestisce case per donne vittime di violenze; intervista a Maria Grazia Passuello, Vice presidente della Provincia di Roma, che anch’essa, attraverso Solidea, gestisce tre case per donne vittime di violenze, in una delle quali una giornalista dell’équipe RAI ha trascorso quindici giorni, vivendo “in diretta” situazioni e problematiche.
Questi, tra i tanti spunti di una trasmissione che ha cercato di dare un segnale diverso e che per la prima volta ha rispettato la referenzialità della Casa internazionale delle donne e parlato senza ipocrisie linguaggi di quella realtà ignorata ma non per questo inesistente, delle politiche delle donne, presente l’associazionismo che ha creato e dato presente e futuro alla Casa internazionale delle donne e alle stesse.
Barbara Pollastrini, Ministra senza portafoglio del Ministero ai “Diritti e Pari Opportunità”, ha ribadito la sua adesione alla campagna dell’Udi “50e50” descritta da Lidia Campagnano e che sta raccogliendo le firme necessarie in tutta Italia e ribadito più volte sia la sua adesione alle politiche di libertà e cancellazione del sessismo, sia il suo personale impegno, tradotte in proposte di legge, rispetto a un più vasto riequilibrio della rappresentanza e ad azioni atte a cambiare l’attuale disequilibrio tra i sessi.
A esemplificare la situazione italiana, è stata ricordata la classifica dello World economic forum nel 2006, che vede l’Italia 77esima dopo Zimbawe, Mexico, Honduras, Kenya, Malaysia, Malta mentre Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Germania, Irlanda, Spagana, Australia, Canada. L’attuale assenza delle donne nelle posizioni decisive della politica partitica, dell’amministrazione, dell’economia, della giustizia, della sanità, dell’informazione e di tutti i settori più importanti dello Stato, saldamente in mano ai maschi e, tra loro, spesso ai più anziani, di comando nella Politica, dimostra lo iato tr le parole e i fatti e quanto sia ancora lunga la strada delle donne impegnate a colmarlo. Immagini importanti della serata sono state anche quelle delle fotografie tratte da Archivia, che nella Casa internazionale delle donne opera per il recupero, la conservazione e la divulgazione della “memoria” di quanto hanno fatto e fanno, non solo in questo paese, molte donne.
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