LIVORNO – Convegno “Non può essere perduta questa parola” Un’analisi degli scritti di Carla Lonzi
L’iniziativa si svolgerà da Venerdì 10 febbraio a sabato 11 febbraio 2017 a Livorno nella Villa del Presidente in via Marradi 116.
Una rilettura dei lavori di Carla Lonzi
Un progetto di Laura Fortini e Alessandra Pigliaru della Società Italiana delle Letterate con l’Associazione Evelina De Magistris di Livorno.
Informazioni per iscrizione e sulle possibilità di alloggio sul sito www.evelinademagistrislivorno.it e www.societadellelettarate.it.
Carla Lonzi è stata tra le più radicali e innovative donne del Novecento. Autrice di libri rivoluzionari sotto il profilo del pensiero e della scrittura.
Nel corso dell’incontro si analizzeranno le scelte formali relative alla scrittura. Una scrittura creativa e critica con la quale è stato costruito il testo Autoritratto del 1969. Si approfondirà, inoltre, il pensiero della Lonzi relativo al suo interrogarsi sulla politica, fondamentale il lavoro Sputiamo su Hegel del 1970. Non sarà tralasciata l’ analisi dettagliata sulla sua scrittura a forma di diario e auto coscienziale presente nel volume Taci, anzi parla del 1978. Nel suo lavoro prende forma anche la parola poetica in Scacco ragionato , una raccolta di poesie scritte tra il 1958 e il 1963. Interessante anche il dialogo serrato con l’altro che rompe l’omertà del rapporto a due Vai Pure del 1980.
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Carla Lonzi nasce a Firenze, il 6 marzo 1931, da una famiglia della media borghesia fiorentina, proprietaria di una piccola azienda industriale a conduzione familiare. Dopo l’estate del 1940, decide di rimanere per tre anni, dal 1940 al 1943, nel Collegio di Badia a Ripoli, dove si era sentita felice durante la villeggiatura di quell’anno. Dalla fine del 1943, fino agli inizi del 1950, torna a vivere in famiglia a Radda in Chianti dove i genitori si erano trasferiti in tempo di guerra per sfuggire ai frequenti bombardamenti di Firenze.
Dopo aver frequentato il liceo classico Michelangelo, Lonzi s’iscrive alla facoltà di lettere dell’Università di Firenze. I rapporti con il padre e con la famiglia, già tesi, si aggravano ulteriormente durante il periodo universitario, ma non incidono che minimamente sui suoi studi che terminano con la laurea con lode (discutendo una tesi molto apprezzata da Roberto Longhi, dal titolo I rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine dell’Ottocento). È sua ferma intenzione di rendersi autonoma e farsi strada con le sue sole forze nel mondo del lavoro; nel 1954 si iscrive al Partito Comunista Italiano e, in seguito – agli inizi degli anni settanta – si impegna nel nascente movimento femminista.
Nel 1969 pubblica un libro di interviste intitolato Autoritratto e conosce lo scultore Pietro Consagra con il quale va a convivere a Milano nel 1970. Sono gli anni della contestazione, della ribellione e del rifiuto del modello di donna subalterna e sottomessa al potere maschile. Carla Lonzi si avvicina al femminismo, fonda il gruppo Rivolta Femminile e una piccola casa editrice ad esso collegata, con la quale scrive e pubblica due saggi: Sputiamo su Hegel del 1970, dove critica l’impostazione patriarcale della politica marxista e comunista e La donna clitoridea e la donna vaginale del 1971, in cui attraverso un confronto con fonti che vanno dalla psicanalisi di Sigmund Freud e Wilhelm Reich alla paleoantropologia di Desmond Morris sino ai testi indiani del Kamasutra, l’autrice sostiene che il mito dell’orgasmo vaginale è funzionale al modello patriarcale della complementarità della donna all’uomo. Se nel momento procreativo tale complementarità tra donna e uomo è ammessa, non lo è invece nel momento erotico-sessuale