L’oggetto femminista. L’arte di Lydia Sansoni negli anni Settanta
L’oggetto femminista.
L’arte di Lydia Sansoni negli anni Settanta
Mostra a cura di Raffaella Perna
Coordinamento di Giovanna Olivieri
Evento organizzato da
Archivia. Archivi, Biblioteche, Centri di documentazione delle donne
in collaborazione con
Casa Internazionale delle Donne, Roma
5 – 19 marzo 2022
Inaugurazione: 5 marzo 2022, dalle ore 16:00 alle 20:00, presso la Casa Internazionale delle Donne, via della Lungara 19, Roma.
La Mostra sarà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì negli orari 15.00 -19.00
Nel rispetto della normativa vigente, ai visitator* verrà richiesto di esibire il Super Green Pass, indossare la mascherina e mantenere il distanziamento.
La mostra, curata da Raffaella Perna e organizzata da Archivia alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, propone una selezione di circa trenta opere realizzate negli anni Settanta da Lydia Sansoni, artista legata al movimento di liberazione della donna, i cui lavori nel 1975 vengono definiti da Carla Ravaioli «il primo manifesto del femminismo». Nata a Venezia nel 1930, Sansoni studia scenografia con Enrico Prampolini all’Accademia di Belle Arti di Brera ed esordisce nel 1953 con una mostra personale alla Galleria del Pincio di Roma, dove presenta una serie di assemblage in cui l’attenzione per il polimaterismo si vena di accenti surrealisti. Spinta dalle nuove istanze emerse con il femminismo, Sansoni, negli anni Settanta torna a esporre e a realizzare vignette e illustrazioni per le riviste del movimento: collabora a “Effe”, è autrice del libro a fumetti La prima è stata Lilith (1976) ed è direttrice responsabile, insieme ad Antonella Barina, di “Strix. Giornale di fumetti e altro, fatto da donne”, rivista pubblicata tra il 1978 e il 1979 da una cooperativa di tredici donne. In questa fase Sansoni espone opere composte da scatole di legno e setacci da cucina entro i quali assembla piccoli objets trouvés, frutto di lunghe battute di caccia tra le mura domestiche, alla ricerca di bigodini, strofinacci, bilie e soldatini. Sansoni preleva oggetti ordinari, casalinghi, e li trasforma in racconti allucinati sulla condizione della donna all’interno della famiglia borghese occidentale, con i suoi ruoli rigidamente codificati. Secondo Dacia Maraini, autrice nel 1978 dell’introduzione alla mostra personale alla galleria Il Gabbiano, Sansoni si muove «con la sicurezza di chi crede nel valore politico del “fare pittura”, […] si accanisce, insolente e seducente, a fare scaturire le grottesche figure della rovinosa farsa dei ruoli sessuali e sociali che hanno inquinato la storia». Insieme agli assemblage, in mostra viene presentata una selezione di disegni e collage su carta, in cui l’artista lavora sulla relazione tra immagine e parola per demistificare il sessismo espresso dalla cultura, la politica e la religione, dall’antichità al XX secolo.
La mostra è accompagnata da un catalogo promosso da Archivia, dove, insieme all’introduzione della curatrice, è pubblicata una selezione di testi sull’artista usciti negli anni Settanta.
Curatrice associata della mostra e del catalogo: Francesca Pitocchi.
Per leggere l’introduzione di Raffaella Perna al catalogo promosso da Archivia. Archivi Biblioteche Centri di Documentazione delle donne.