L’OMOFOBIA TI TOGLIE LA VITA UN VIDEO DOVE QUATTRO DONNE SI CONFRONTANO — 17 MAGGIO giornata internazionale contro l’omofobia
Quattro donne socialmente impegnate, di professioni diverse e diverse età (Eva Cantarella, Melania Mazzucco, Silvia Sicouri, Nicla Vassallo), si confrontano sul tema dell’omofobia, perché l’omofobia uccide la consapevolezza di troppe persone che sull’omosessualità non si sono mai interrogate, e di coloro che, invece, inconsci/e subiscono tipi di omofobia interiorizzati. Ma l’omofobia e il bullismo omofobico uccidono, psicologicamente e fisicamente, nel nostro paese e in troppe parti del mondo.
Per qual ragione nel video appaiono i pensieri di sole donne? A causa della parziale invisibilità delle donne stesse. Ma le singolarità profonde nei pensieri non mancano mai. Il lavoro ha avuto il patrocinio – Assessorato alla legalità e ai diritti del Comune Genova – Commissione Pari Opportunità della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) – Università degli Studi di Genova. L’ideazione: Nicla Vassallo – Coordinamento: Elvira Bonfanti – Ufficio Stampa: Camilla Talfani – Regia e montaggio: Serena Gargani
Con in ordine di apparizione: Eva Cantarella – giurista, storica e saggista; Melania Mazzucco – scrittrice; Silvia Sicouri – velista olimpica sul Nacra17; Nicla Vassallo – filosofa
Nicla Vassallo, professore ordinario di filosofia teoretica e ideatrice del video, dichiara: «Non so se sia la prima volta che in un video contro l’omofobia compaiano esclusivamente donne. Si è trattato di una scelta voluta e desiderata per trasmettere a tutti e a tutte che donne intelligenti (eterosessuali o omosessuali) nutrono idee precise e diverse contro la fobia, la malattia in questione. Purtroppo, il percorso non si è rivelato facile. Mi sono scontrata con eterosessuali “incallite” che al solo sentire parlare di persone (uomini o donne) che amano persone del proprio sesso inorridiscono, ovvero con donne standard nel nostro paese. E ho ricevuto rifiuti a recare la propria libera testimonianza contro l’omofobia nel video da parecchie donne, mediaticamente visibili, che, pur essendo lesbiche, rimangono nascoste, nel timore che una loro solo parola finisca con l’etichettarle presso il grande pubblico quali lesbiche, come se necessariamente essere lesbiche (o gay) generasse una sorta di ingiustificata repulsione omofoba capace di mettere in dubbio la loro mediaticità. Ho attraversato mesi tormentati, e poi ho deciso per le donne che nel video compaiono con entusiasmo, rigore, consapevolezza priva di stereotipi eternormativi. Donne diverse, tra loro. Donne che non fingono. Donne che non se la “tirano da vip”, nonostante di fatto lo siano, molto più di molte altre. Donne che oltre la loro notevole professionalità,
s’impegnano nel contrapporsi alle discriminazioni omofobiche, senza alcun timore. Ho provato dolore e delusione per chi ha esitato a comparire nel video (etero o omo o ambigue che fossero), per poi infine campare scuse irrisorie al fine di non esserci. Forme di viltà, a mio avviso. Chi mi ha donato (forse involontariamente) coraggio? Franco Grillini che in un sms mi scrive “Mi piace il tuo modo di pensare”, e uno scambio di email con un’anziana (senz’altro giovane, ben più di altre nel pensare all’umanità e al progresso) colta zia che abita a Parigi: “Qui, nonostante tutto, il problema è sulla via della risoluzione, e, in ogni caso, in termini legislativi, si è ottenuto molto. Lotta, da donna intellettuale, affinché in Italia si cresca”».
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