LUCCA – un bambino di 9 anni dovrebbe essere allontanato dalla madre con diagnosi di sindrome di alienazione parentale. Quali diritti? quale giustizia?
OGGI – Venerdì 23 febbraio 2018 alle ore 11, conferenza stampa presso l’Hotel San Luca Palace in Via S. Paolino 103 a Lucca. Un incontro con Manuela Ulivi, avvocata, Casa delle donne maltrattate di Milano, D.i.Re Nadia Somma, Associazione Demetra donne in aiuto, Lugo (Ravenna), D.i.re e Giovanna Zitiello, presidente Associazione Casa della Donna, Pisa, Rete Tosca, D.i.Re.
In occasione dell’udienza davanti al Tribunale di Lucca – che si terrà venerdì 23 febbraio – per decidere il destino di un bambino di 9 anni che dovrebbe essere allontanato dalla madre in base a un provvedimento già assunto dal medesimo Tribunale, che ha ritenuto la madre “impeditiva” della relazione del minore con il padre, D.i.Re – Donne in rete contro la violenza e il Centro antiviolenza “Luna” invitano a una conferenza stampa per denunciare l’impatto delle diagnosi di PAS, Sindrome di alienazione parentale, nei casi di donne che ricorrono alla giustizia dopo aver subito atti violenti dai loro partner.
La vicenda è paradigmatica di un comportamento giudiziario fin troppo frequente, che lede gravemente i diritti delle donne e ha un impatto drammatico sul benessere e la sicurezza dei minori.
Troppo spesso, infatti, i tribunali tendono a confondere la violenza con il conflitto di coppia. Il conflitto presuppone un rapporto alla pari, che non esiste quando c’è violenza maschile contro la donna. In questi casi è vietata anche la conciliazione o mediazione.
La Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata con la legge n. 77/2013, prevede, tra l’altro, espressamente che nello stabilire i diritti di visita o di custodia dei figli non vengano compromessi “i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini”.
La conciliazione o mediazione vengono poi imposte da parte del servizio sociale o di altre professionalità che intervengono in ambito giudiziario, nella forma di consulenze tecniche d’ufficio (CTU), proprio perché non viene tenuta in considerazione la violenza subita da una donna.
Diversi studi scientifici, anche internazionali, dimostrano la contraddittorietà di un obbligo di mediazione e quanto sia pericoloso in caso di violenza intrafamiliare, perché non si tiene conto del fatto che i bambini che hanno assistito ai maltrattamenti del proprio padre sulla propria madre hanno paura, rifiutano di vedere il genitore maltrattante. In questi casi, non si riconosce il trauma dei bambini e delle bambine ma si colpevolizza la madre – peraltro vittima di violenza – e la si ritiene responsabile di comportamenti definiti come atti di alienazione parentale.
È quanto è successo anche nel caso in esame al Tribunale di Lucca.