L’uzzolo di farsi guastafeste – Recensione al libro QUASI ARZILLI di Simona Morani
Totò in una delle sue tante interviste ebbe a dire: in un mondo dove c’è chi si diverte a far piangere …mi diverto a far ridere la gente. Non esplicitò, né gli fu chiesto, quanto poteva pesargli quella che ad oggi si definirebbe una sua mission.
Forte nel convincimento, mi permetto la licenza di pensarlo, che in ogni comico c’è quel quid di malinconico o, per celiare, malincomico che lo rende, forse, ancor più ironico quando non struggente.
Già nel prologo di Quasi arzilli si respira il piacere di una risata capace di restituire alla vecchiaia un piglio vivace e spericolato, uno spazio per scherzi terribili ed un tempo per trovate sempre più ingegnose e bizzarre.
Testo a dir poco di buonumore contagioso, soprattutto grazie all’uso di un lessico che tira la volata al divertissement.
In scena uno sparuto vitalissimo gruppetto di ultraottantenni, con l’uzzolo a portarsi come ragazzacci, in aperto contrasto con quanto suggerito dal senso comune che caldeggia, invece, più tranquillo alloggiamento in struttura, la meglio nominata Villa dei Cipressi. Loro, da irrefrenabili dissenzienti, rifiutano con decisa e dichiarata antipatia: quello lì è l’ospizio.
E’ una lotta senza esclusione di colpi contro una tentazione subdola nel terzo tempo, il lasciarsi scivolare addosso giorni come fardelli di cui non potersi poi liberare. Nessuno degli ormai cronici avventori dello storico Bar La Rambla ha in animo di voler ingrigire sotto il cielo di una vecchiaia che accomuni in modo anonimo. Sono ostinati a voler decidere ancora sulla vita e convinti senza convinzione a dover mettere – appena – in conto un probabile incontro con una faccenda allegramente seria quale ritengono sia la morte. Per finire in bellezza necessita lo sberleffo alla dama in nero in questione, l’ultimo che vite arzille possono da par loro (ancora)permettersi.
Racconto decisamente vivace quello che offre la Monari, una sorta di Amici miei in chiave minore, strapaesana, con retrogusto emiliano, un sorso di allegria che si beve volentieri, alla pari dei grappini forniti da Elvis ,barista a La Rambla.