Ma sarà vero che le donne non sanno parlare di guerra?
Le donne “non sanno parlare di guerra. Non sanno darne una lettura politica”. Lo afferma Franca Fossati su Europa del 9 gennaio in “Guerra, sostantivo poco femminile”, riferendosi a quella attualissima di Israele su Gaza e alle riflessioni che sui blog ne fanno le donne legandola soltanto alla sofferenza.Mette il dito nella piaga, Franca Fossati con l’ affermazione delle incapacità politiche femminili.
_ E’ infatti uno dei nervi scoperti nella relazione tra uomini e donne in politica, soprattutto se c’è di mezzo l’ orrore delle armi, generalmente delegate alla sapienza millenaria maschile.
Fossati parte proprio da lì: dall’{{insopportabilità femminile alla sofferenza che gli orrori della guerra provoca}}, per affermare che le donne non sanno darne una lettura politica.
{{Ma se non fosse così ?}}
Perché mai le donne dovrebbero saper parlare di guerra come fanno gli uomini? Perché non lo fanno come loro ? Ma gli intrighi locali e globali della guerra, peraltro senza risultati, li raccontano già gli uomini.
_ E non so se è il caso che ci si mettano anche le donne e poi, vista l’insistenza con cui non lo fanno – non lo facciamo – credo ci sia forse una motivazione da cercare sull’ostinazione con cui non ne vogliono – vogliamo – parlare in quel modo. Considerato che anche le donne credo saprebbero raccontare molto bene gli intrighi, se lo volessero.
E non lo facciamo, pur sapendo che quello è il modo codificato con cui esprimersi. Anche correndo il rischio di sentirci dire che non sappiamo parlare di politica.
_ Ma se non fosse quello il modo di far politica per le donne, soprattutto sulla guerra? {{Se per le donne quella non fosse politica ma racconti della forza e della violenza del potere e basta?}}
A parte l’inutilità del rifare un lavoro già fatto – e spesso comunque, a seconda della provenienza, incompleto per scelta – {{vorrà dire qualcosa se le donne invece che partire dagli intrighi bellici preferiscono partirne dagli orrori?}}
Potrebbe voler dire, visti gli scarsi risultati degli sguardi maschili su guerra e politica, che quello per le donne non è il modo con cui guardare alla guerra e alla politica per governare il mondo?
_ Per me è stato così: una precisa scelta.
_ Ho preferito parlare di guerra e di pace partendo dagli orrori e non dagli intrighi, nel mio pezzo citato da Franca Fossati. Ma lì per lì, non mi sono chiesta il perché.
Ora credo ci sia una differenza profonda, se ci penso bene e raccolgo lo stimolo prezioso che Franca Fossati ha lanciato col suo articolo, tra guardare la guerra dagli intrighi delle potenze e dei suoi responsabili o guardarla invece a partire dai suoi orribili risultati finali. Dalle sofferenze delle persone: uomini e donne, piccol* o grandi che siano.
Sono {{due sguardi completamente differenti, che danno risultati completamente differenti pur guardando la stessa guerra}}.
_ A volte ci sono sguardi maschili intrecciati con lo sguardo femminile, ma sono largamente insufficienti per trarne una qualche politica di pace stabile che sia in grado di ribaltare le metodologie attuali sulla letture belliche della politica.
Allora forse dobbiamo interrogare bene il nostro profondo per capire che magari stiamo dicendo altro sulla politica e sulla guerra e che questo altro potrebbe essere prezioso per la politica se noi, per prime, provassimo a crederci in maniera profonda.
_ Perché parte {{proprio da noi questo grande rifiuto a parlarne coi linguaggi codificati}} che ci dominano e ci vogliono omologate, altrimenti crediamo quel che ci dicono: che non sappiamo parlare di politica di guerra.
Se il nostro fosse un modo profondo per criticare questa politica, per dire che non ci piace e che magari non si fa così? Che non è questa la politica?!
_ Non credo che lo sguardo maschile del potere sugli orrori delle guerre dia lo stesso risultato di quello femminile non di potere, perché per loro il modello universale è quasi sempre scegliere una parte contro l’altra, ben sapendo che scegliendo si mettono anche loro in guerra contro l’altra e che così non la finiranno mai di combattere.
_ Abbiamo già sperimentato tante volte l’inutilità della scelta, quando gli orrori ci costringono a farlo.
{{Partire dall’orrore della visione del male può essere una spinta profonda a rifiutarlo}}, piuttosto che partire dalla programmazione scientifica dell’orrore, stando dietro alla “democrazia” di una scrivania.
_ Possiamo davvero credere che le donne che hanno a cuore la vita non sappiano trovare linguaggi veri per difenderla con la politica perché non usano i parametri maschili della forza del potere?
_ Credo di no, ma bisogna crederci in tante e soprattutto dirlo che “la guerra non è la continuazione della politica in altri mezzi” e che {{c’è una profonda differenza tra il vederne gli orrori e il programmarli}} ed è la disumanità del progettare la morte democraticamente.
_ Forse è per questo che le donne non vogliono parlare della politica della guerra, perché per loro probabilmente {{quella non è la politica ma solo la programmazione della morte}}.
_ E quella guardano, per non volerla.
Ndr, {{Franca Fossati}}, {[Guerra sostantivo poco femminile->http://www.donnealtri.it/locale-globale/337-guerra–sostantivo-poco-femminile.html]}
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