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Caterina Franceschi Ferrucci, una machiavellista risorgimentale

IIl convegno “Machiavelli nel Risorgimento – Percorsi, interpretazioni, letture, fortuna critica” (Perugia, 26-28 febbraio), ha rivisitato sotto tutti gli aspetti gli studi risorgimentali sullo storico e politico quattrocentesco cui è attribuita la frase “il fine giustifica i mezzi”, insuperata sintesi di real politic quali si dà anche nell’oggi. Perché e come il Risorgimento abbia trovato in Machiavelli un’ispirazione e rimandi nel. dibattito politico, trasversale e non solo peninsulare, è stata materia degli oltre trenta interventi sul personaggio, da parte di docenti e studiosi che, a tema, hanno contestualizzato anche le relazioni tra il machiavellismo, fino all’età risorgimentale, e altre realtà europee e mediterranee. Non è mancato, negli studi dell’oggi, il rimando alle nuove tecnologie che hanno dato apporti basilari nella fruibilità del materiale: documenti, carteggi, opere d’arte, cenotafi, ecc.. Sorprende infatti sia l’indiscussa qualità e quantità degli studi machiavellisti, che la loro estensione temporale e geografica.

Il convegno, introdotto e aperto da Alessandro Campi (Università degli Studi di Perugia), si è svolto in sei sezioni mattutine o pomeridiane – Fra Settecento e Ottocento; Immagini, biografie politiche e letteratura; Culture politiche (due sessioni); Riletture classiche; Verso il Novecento – ciascuna diversamente presieduta da nomi prestigiosi – Silvia Tatti, Frédérique Dubard De Gaillarbois, Maurizio Tarantino, Gabriele Pedullà, Floriana Calitti, che insieme ad Alessandro Campi e Giuseppe Sciara compongono il Comitato organizzatore. Patrocini del Ministero della Cultura e dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano di cui ricorre il Novantesimo (1935-2025).

Il convegno si è svolto nelle sedi dei due enti in partnership: Fondazione Perugia (Palazzo Graziani) e Galleria Nazionale dell’Umbria.

Si attendono gli Atti di un evento che ha certamente consegnato al futuro una summa preziosa di studi machiavellisti.

Tra tutti i prestigiosi e più che interessanti interventi, uno solo ha riguardato una personaggia, una studiosa machiavellista risorgimentale umbra, Caterina Franceschi Ferrucci (Narni, 1803- Firenze 1887), letterata, poeta, pedagoga, esponente del moderatismo culturale filocattolico e liberale, filogiubertiana, la prima donna a essere ammessa all’Accademia della Crusca (1871), biografata da Liviana Gazzetta, docente e saggista impegnata anche nei women’s studies e del Comitato padovano dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

La machiavellista, riscattata dall’oblìo, fu al tempo celebre per intellettualità, cultura, produzione poetica e saggistica (una ventina di opere molte delle quali relative alla formazione e istruzione delle donne), e anche per la vita, aderente a ideali liberali e risorgimentali, d’impostazione familiare e condivisi dal marito, l’archeologo Michele Ferrucci, con cui spartì la fuga in Svizzera, poi a Parigi, infine a Firenze. Il figlio, Antonio Ferrucci (Macerata, 1829-1906), fu ingegnere e uomo politico. La generazione di Caterina Franceschi Ferrucci, nata in diversi Stati peninsulari, vide l’Unità sotto la monarchia sabauda. Nata nello Stato della Chiesa, visse la maturità nel Granducato di Toscana, poi Regione italiana. Come afferma Liviana Gazzetta: “esponente di un’élite illuminata, ebbe un grande temperamento, un pensiero rigoroso e critico, positivo, un’indole appassionata espressa da patriota e da filogiobertiana rimproverando a Gioberti, cui dedicò un Album, solo la mancanza di sguardo verso le donne. Altro aspetto interessante anche se apparentemente contraddittorio, è l’aver avuto una mente aperta, un’esperienza di vita emancipata fin da giovanissima (nel contratto di nozze volle fosse riconosciuto il godimento di un proprio spazio espressivo, di studi e d’interessi), ma aver preso le distanze dai nascenti movimenti rivendicazionisti risorgimentali e post unitari che, anch’essi da poco riscattati dall’oblìo, chiedevano già parità d’accesso all’istruzione e all’educazione, la caduta della tutela maritale e in qualche caso il divorzio e il voto. Elementi che contrastavano la posizione filocattolica, seppure critica rispetto agli eventi politici risorgimentali e al successivo cambiamento dei costumi derivato dall’unione di tanti Stati di tradizioni e leggi diverse. In merito agli studi machiavellisti, Caterina Franceschi Ferrucci dedicò due edizioni al personaggio e ne rimanda anche il suo epistolario.

All’intervento nel convegno, ultimo della sessione mattutina del 27 febbraio, è seguita l’intervista sul nostro canale YouTube.  

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