handicap-volti_2906899_702673-b9bd1Trovano un fagotto avvolto nel cellophane, in pigiama e senza scarpe, nel laghetto di una cava a Cernusco sul Naviglio, nel Milanese. Nessuno aveva denunciato la sua scomparsa ma ha un nome, Gabriella Fabbiano di 43 anni, forse con troppe casuali relazioni.

Era una donna ucraina di 37 anni, non si sa il nome, con il vestito sporco di sangue che stava andando a buttare in un cassonetto una busta di plastica piena di qualcosa, vicino Piazza Garibaldi a Napoli, senonchè dentro c’era un neonato ancora vivo: dei cittadini l’avevano notata e avevano chiamato le forze dell’ordine.

Nel primo caso, Gabriella Fabbiano era stata sposata e aveva due figli. Nessuno aveva sentito la necessità di capire cosa le era successo dalla scomparsa, aveva le mani legate e sarebbe dovuta rimanere nel fondo. Ho visto le sue foto su Facebook e purtroppo non lasciano molto spazio all’immaginazione di chi frequentasse e cosa le piaceva. Certo è che qualcuno ha voluto fargliela pagare per sempre e ha sperato che rimanesse ancorata nel fondo dell’acqua della cava. Chissà se avesse ancora una cagnolina come dalle foto.

Nel secondo caso si tratta di una sventurata che girava sporca di sangue con quel piccolo partorito non si sa in quale angolo della stazione o di strada, ma consapevole nella sua follia di spacciarlo per immondizia a quelle guardie che le hanno chiesto cosa stava buttando.

E non aveva pensato neanche un momento di lasciare vivere il piccolo in un altro luogo, che non fosse una bara puzzolente come un cassonetto, da recuperare.

Cosa c’è da imparare da queste due storie? Quante donne e quanti uomini vivono ai margini della città, o anche di un più piccolo paese? In entrambi i casi ci sono stati degli occhi che hanno guardato, avvertito, capito che non si trattava di rifiuti o solo di una donna malandata ma di avvertire, chiamare aiuto. Grazie anche a quei poliziotti che hanno attivato subito una colletta per il piccolo ricoverato in ospedale, che malgrado tutto, vive.cult-42668

 

p.s. mentre scrivevo, mi manda un messaggio su FB un giovane amico greco che si chiama Ioannis Chatzikamayannis e mi chiede qualcosa, dal momento che ne sta scrivendo, sul ’68. Gli mando qualcosa e una foto, decido che sarà anche questa foto a corredare il mio post, perché l’amore e l’emancipazione non ce li dobbiamo mai far mancare. Malgrado tutto

VIDEO E FOTO su http://www.agoravox.it/Storie-di-donne-di-morte-e-di-vita.html