Suggerire la trasformazione di un gelato in un fallo, immaginare il piacere delle donne come se fosse sempre rivolto a un uomo: “CHI?” Ha detto la sua, commentando la foto della ministra Madia che mangiava un gelato. Ha detto la sua in un paese dove il disgusto per l’insulto sessista viene associato alla censura e bollato come una forma d’ipocrisia.

Ci sappiamo fare tutte, possiamo dirlo. Finalmente abbiamo conquistato il diritto di mostrare o no quello che possiamo e sappiamo fare. Tutto, più le tante cose che sappiamo e possiamo fare solo noi.

Un giornale italiano ha avuto il suo turno in scena oggi nel rappresentare la profonda e radicata volgarità del maschilismo, a dimostrare che, solo in questo caso, quest’ultimo è davvero l’antitesi del femminismo. Solo in questo caso, però: perché il femminismo non è antitesi di nulla, non è un punto di vista che ha bisogno del suo contrario per esistere.

Una proposta politica e di vita non deve aver bisogno di contrapporsi a qualcuno o qualcosa per essere quello che è: è una proposta, esiste e basta.

È il femminismo che ci consente oggi di dire che le nostre libertà non potranno mai esserci ritorte contro, come ritorcerla vorrebbe di chi non può fermarla.

La nostra libertà non dipende da nessuno, tanto meno da quelle parole che passano per una per colpire tutte: parole spesso pagate col denaro pubblico e al servizio di capi che tanto danno voce, quanto possono zittire a piacimento.

Per quante volte ancora insulterete e ruberete le nostre immagini: voi rimarrete ladri e noi rimarremo noi.

 

UDI di Napoli, Arcidonna Napoli, Associazione Maddalena

 

Napoli, 6/11/2014