Margaret Cavendish nel 1667 varcò il tempio inglese della scienza
Cover del Sole24Ore del 19. 06. 2016: sepolta a Westminster, nel 1667 poté -dopo trattative – assistere a una seduta della Royal Society: la prima volta per una donna. Si occupava per amor di conoscenza (e accusa le carenze dell’educazione femminile) di scienza e di filosofia. Pubblicò, tra l’altro, Obdervations upon Experimental Philosophy e accusò il celebre Hooke (non sapevo chi fosse nemmeno lui) per l’eccessivo affidamento alle macchine: il tele o il microscopio erano ancora inaffidabili. Una razionalista e una materialista non meccanicista. Ma una donna. Sottovalutata e, poi, disconosciuta.
Per Franco Giudice che ne parla, un’eccezione. Invece erano tante a occuparsi di innovazione scientifica: lei testimonia: “non desidero altro che la fama” vietata alle donne. Ne sapeva la causa: “immagino che sarò censurata da quelle del mio stesso sesso e che gli uomini considereranno il mio libro con un sorriso di scherno, pensando che le donne ambiscano ad arrogarsi molte delle loro prerogative, ritenendo che i libri siano la loro corona e la spada lo scettro con cui regnano e governano”.
Pensare che nel 1737 in Italia Francesco Algarotti avrebbe pubblicato il “Newtonianesimo per le Dame”, un’opera di grande successo sul mercato e destinato alla lettura delle signore che, non ci sembra, ma erano interessate.
D’altra parte, l’Algarotti a Bologna aveva sicuramente ascoltato le lezioni di fisica di Laura Bassi e non a caso nell’opera aveva fatto riprodurre il ritratto di m.mme du Chatelet (che giudicò il libro “troppo leggero”: era così esperta nella materia che era stata associata all’Accademia delle Scienze di Bologna)