“Mariannina” di Silvana Sonno
Ultimo uscito di una scrittrice prolifica, Mariannina appartiene a un doppio genere letterario, diaristico e novellistico, trattandosi – dalla palma che giganteggia in copertina, alle tante pagine di scrittura fitta e coinvolgente – di una riflessione e insieme di un ricordo popolato di figure femminili importanti nella vita dell’Autrice.
Edito e presentato alla Biblioteca degli Armeni (Pg) daTommasina Soraci (Edizioni Era Nuova Aps), appena allentate le più dure restrizioni anti pandemiche, il volume ha una fluidità di lettura tipica di Sonno che l’ha composto tra marzo e giugno 2020, in pieno Covid-19.
Anche lei, dunque, nel novero delle tante che hanno trovato nella scrittura il superamento del disagio da isolamento? Sarebbe riduttivo perché il libro di Silvana Sonno, dedicato alla sorella e diviso in cinque parti, ha un’armonia profonda nel suo andamento cadenzato, in cinque parti che tutte potrebbero costituire una novella da sole, anche se il filo rosso di Mariannina è quello che produce il maggior esito emozionale e lega alla vicenda familiare transgenerazionale. La protagonista è la sorella, Lucilla, ma il deus ex machina è quella bambina piena di intuizioni, silenzi e domande che incarna la frase riportata di Margherita Yourcenar “Niente è più segreto di un’esistenza femminile”.
Il percorso di svelamento, anche drammatico, di tre generazioni della famiglia Berti, ha al centro quella piccola figlia della coppia “quietamente felice”, lui ingegnere civile e lei maestra elementare, che nascendo ha realizzato il maggior desiderio di Marianna Berti, diventare madre, e di lei porta il nome, al diminutivo.
La palma svetta nel giardino e nelle memorie dell’Autrice; un ponte temporale percorso da Mariannina, la cui sorella, Lucilla (di cui ha scelto il nome), è tanto diversa da lei come spesso lo sono le sorelle, ed è anche questo rapporto una sottotraccia delle tante della vicenda.
Pagine ricche di memorie e di sorprese, di dolcezze e di fatica del vivere, anche di guerra e di Covid -19, in cui il “gioco dell’albero genealogico” fa acquisire a Mariannina “accolta dapprima in casa della zia per senso del dovere”, consapevolezza transgenerazionale ma le permetterà anche di scendere “nei meandri della coscienza” per ritrovare se stessa, e l’Autrice con lei.
“Sono le storie a tenerci in vita e cambiano quando noi cambiamo” scrive esemplarmente Silvana Sonno, “Diventano più ricche o più povere, più confuse o eccentriche; parlano la nostra lingua o la lingua di altri, e così diventano piene di noi o vuote di noi. Capaci o no di raccogliere ascolti.” (p. 76).
In copertina, Palma nel cuore, di Mario Schifano (1979-’81)
Info: Silvana Sonno, Mariannina, Era Nuova Aps, 2022