Matrimoni forzati: storia delle bambine obbligate a sposarsi. Anche in Italia
Non potevano scegliere meglio le organizzatrici del convegno del prossimo 28 febbraio a Bologna sulla piaga dei matrimoni forzati, quando hanno deciso di intitolare l’appuntamento Onore e Destino: due concetti chiave per capire come ancora oggi in molte culture nel mondo nascere femmina sia un destino (non una casualità sulla quale costruire un percorso di libere scelte), e come famiglia e patriarcato misurino l’onore a partire dal corpo femminile.
In tutto il mondo i diritti delle donne vengono violati, soprattutto quando le donne rifiutano l’imposizione di comportamenti e regole non rispettosi della loro volontà e libera scelta. Una di queste violazioni riguarda il diritto di scegliere se, quando e con chi sposarsi: i matrimoni precoci e/o forzati trovano infatti profonde radici negli squilibri di potere tra donne e uomini, in stereotipi e leggi che rispecchiano l’idea che la donna debba ricoprire un ruolo sociale e familiare subalterno, regolato da modelli patriarcali, sul consenso al controllo sociale sul corpo e sulle scelte sessuali delle donne. Tutto ciò rafforza il persistere di queste pratiche in molte comunità, dentro e fuori i paesi d’origine.
Molti Stati, per evitare la condanna internazionale rispetto al fenomeno delle spose bambine, hanno iniziato ad introdurre nelle proprie legislazioni il divieto di celebrare matrimoni precoci. Tuttavia sposalizi forzati trovano ancora legittimazione culturale e giuridica presso vari popoli e nazioni. Anche in Italia bambine, adolescenti e giovani donne immigrate, spesso nate e cresciute nel nostro Paese, hanno famiglie che scelgono di sottoporle a matrimoni imposti. Si tratta di casi che talvolta finiscono alla ribalta della cronaca nera, quando le giovani che vogliono sottrarsi vengono punite con violenze fisiche, persino uccise, oppure tentano il suicidio. In molti altri casi le giovani semplicemente spariscono da scuola o dall’Italia, senza che la loro richiesta di aiuto sia stata accolta o senza aver trovato il coraggio di chiedere aiuto.
Il progetto ‘Contrasto ai matrimoni forzati nella provincia di Bologna: agire sul locale con una prospettiva internazionale’, promosso da Trama di Terre in collaborazione con ActionAid Italia e finanziato dalla Fondazione Vodafone Italia nasce con l’obiettivo di dare una risposta concreta per combattere questo fenomeno, proponendo strumenti utili alle operatrici/operatori dei servizi. Nel corso del convegno saranno presentate le prime Linee guida realizzate in Italia. Trama di Terre ha gestito il primo rifugio in Italia per le donne scappate da matrimoni forzati e il progetto complessivo oltre ad aver fornito servizi di supporto alle donne che hanno transitato all’interno della struttura messa loro a disposizione, ha sviluppato attività di formazione e sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e alle istituzioni e ha incentivato la condivisione di best practices a livello internazionale.
“Abbiamo voluto fornire a operatori e operatrici indicazioni e strumenti utili a garantire l’effettiva protezione di donne e bambine, con la consapevolezza di essere solo all’inizio di un percorso complesso e poco esplorato in Italia” – ha dichiarato Tiziana Dal Pra, presidente di Trama di Terre – “Per questo vogliamo porre all’attenzione della politica italiana questo tema, portando il nostro contributo, frutto del lavoro sul campo fatto negli ultimi 5 anni. La prima necessità è quella di riconoscere i matrimoni forzati come una delle forme di violenza contro le donne: per farlo bisogna uscire da logiche “relativiste e neutre” che lo ascrivono solo a una problematica “culturale”. Chiediamo che il contrasto ai matrimoni forzati sia inserito come uno dei punti del Piano Nazionale antiviolenza che auspichiamo venga al più presto approvato”.
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