Microcredito e microfinanza: una realtà anche italiana
Finora molte di noi hanno guardato con interesse al microcredito associandolo alle attività di promozione delle donne svolte dalle organizzazioni non governative nei ‘paesi in via di sviluppo’. Ora, sarà l’effetto crisi economica, cominciamo sempre più ad associarla a ciò che si muove o si potrebbe attivare in Italia.”i microcrediti erogati in Italia sono quintuplicati negli ultimi due anni”: è questo il dato di sintesi di un’analisi di settore che Ritmi (Rete italiana di microfinanza che l’ha realizzata iniseme con la Fondazione Giordano Dell’Amore) ha posto come dato di partenza per presentare un seminario di approfondimento che si è svolto a Roma il 30 giugno.
Sempre sintetizzando: se nel 2007 risultavano erogati 302 crediti da 27 istituzioni, nel 2009 si hanno 2000 crediti erogati da 32 istituzioni, ed il portafoglio è passato da 3.634.000 euro a 11.000.000. “Come negli anni precedenti i beneficiari del microcredito sono principalmente donne e immigrati”.
A fronte di questo andamento e tenuto conto dei probabili sviluppi che si avranno in conseguenza della crisi in atto, Ritmi – rete che dal 2008 riunisce una ventina di principali istituzioni di microfinanza italiana – sottolinea la necessità di una normativa specifica e di misure di supporto che non lascino la richiesta di microcredito e la risposta di microfinanza all’onda della necessità di trovare nel territorio forme produttive alternative.”La connotazione fondamentale del microcredito – afferma Ritmi – non è semplicemente un credito di piccolo ammontare , ma la presenza di un’offerta integrata di servizi di affiancamento, monitorqggio e tutorato… che porta ad accogliere, ascoltare e accompagnare coloro che si rivolgono alle istiuzioni di microcredito per tutta la durata del finanziamento”. Dunque un settore d’intervento complesso che non può presentarsi ed essere offerto come semplice panacea dei mali economici a livello territoriale: una realtà a cui guardare con maggiore attenzione e competenza soprattutto da parte delle donne, presentate sempre più come soggetti capaci di mettere in piedi autoimprenditorialità nell’emergenza della crisi.
Si tratta innanzitutto di far chiarezza su microcredito sociale e microcredito d’impresa.
_ Con {{microcredito sociale }}si intendono interventi tesi ad offrire soluzioni concrete a persone e famiglie in situazione di temporanea difficoltà economica ma che consentano prospettive di miglioramento: un prestito che consenta di mettere in atto un progetto professionale e di vita che generi altro reddito (autoimpiego, microimpresa…). Un ponte dal disagio, dall’emergenza allo sviluppo di capacità
_ Con {{microcredito d’impresa }}s’intende l’insieme di prodotti e servizi che permettano ai microimprenditori di generare reddito e diventare economicamente autonomi, generare progetti di microimpresa.
In ambedue le accezioni, non si tratta solo di concedere piccoli prestiti ma di sviluppare capacità di di attivazione di risorse personali e progettuali: da cui la necessità di funzioni di accompagnamento per favorire scelte opportune ed evitare rischi di sovraesposizione.
E’ chiaro che lo sviluppo della microfinanza non piò essere solo dipendente dalla richiesta d’intervento: le istituzioni di microfinanza devono giocoforza entrare in sinergia con le istituzioni pubbliche in particolare gli enti locali per individuare strategie di sviluppo nel territorio nonché il mondo bancario.
In questo quadro, ben venga – secondo Ritmi – una revisione del Testo unico bancario attualmente all’esame del Parlamento con alcune raccomandazioni riguardo agli articoli relativi a microcredito e microfinanza. In particolare che vengano incluse le cooperative fra i soggetti che possono beneficiare di attività di microcredito e non soltanto le persone fisiche e le società di persone.
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