Milano, donne in Giunta. E nelle partecipate ?
Oggi la proposta di democrazia paritaria pare persino ovvia ed è forse questo
il suo maggior successo, l’essere entrata nella cultura, l’essere divenuta ovvia
anche se non scontata.
Anche a Milano furono molti i sorrisi ironici, quattro anni fa, quando l’UDI,
l’Unione Donne in Italia, lanciò la Campagna “50e50 “ovunque si decide”.
_ Il senso
e la portata della Campagna era incentrato sulla presenza paritaria delle donne e
degli uomini, in pari numero e grado, sia “nelle liste per la elezione alle
assemblee elettive sia nelle nomine per le giunte esecutive. Sembrano trascorsi anni
luce. Oggi la proposta di democrazia paritaria pare persino ovvia ed è forse questo
il suo maggior successo, l’essere entrata nella cultura, l’essere divenuta ovvia
anche se non scontata.
Per nulla scontato è stato l’impegno preso dal candidato Sindaco Giuliano Pisapia,
di formare una giunta composta da metà donne e metà uomini, impegno mantenuto
quando è stato eletto, liberando le competenze e le capacità delle donne e
portandole al governo della città di Milano.
Lo stesso è avvenuto nelle giunte di
Firenze, Torino e Bologna. Oggi non si vedono più quei sorrisi ironici bipartisan,
non si avverte più quel senso di fastidio . “all’ordine del giorno solo quattro anni
fa.
Cosa ha portato a questa svolta? Quali sono stati i fattori che hanno
determinato questo cambio di registro?
_ Le risposte si troveranno via via che maturerà la percezione che nella
primavera del 2011, è avvenuto uno storico punto di svolta.
_ In attesa di risposte
esaustive, alcune ipotesi possiamo comunque cominciare a farle.
Innanzitutto il
fatto che in questi ultimi anni eventi, convegni incentrati sulla democrazia
paritaria nonché le battaglie giudiziarie, come quelle per l’annullamento delle
giunte affette da squilibrio di genere, hanno lasciato il segno nel costume e nel
comune sentire.
In secondo luogo le donne, i gruppi e le associazioni che da allora
hanno lavorato in questo senso, ci hanno creduto.
_ Sarebbe arrivato nel 1945 il
diritto di voto per le donne se queste si fossero viste incapaci di assumere
decisioni importanti e sentite incompetenti nel votare?
La terza è che questa
consapevolezza si è diffusa anche tra molti uomini. Studi economici sempre più
diffusi hanno dimostrato la qualità dei risultati raggiunti dalle squadre miste,
paritariamente composte da donne e uomini, rispetto ai gruppi di lavoro a “sesso
unico”.
_ A questo si è aggiunta la consapevolezza che la perdita di chances riguarda
non le sole donne ma l’intera collettività, danneggiata nel vedersi privata di
competenze, esperienze e capacità.
E a un ulteriore condivisione della ineludibilità di una svolta ha contribuito il
superamento della soglia della decenza con lo scandalo ‘Rubygate’, che ha
svilito e offeso anche tutti quegli uomini che non si riconoscevano in quella
rappresentazione sessuale rapace, violenta e seriale e che, per rimanere a Milano,
il 29 gennaio ha portato qui in piazza quasi diecimila persone in risposta
all’appello lanciato da una ventina di donne, delle associazioni, delle professioni
e del sindacato, poi riunite in Comitato che ha dato vita alle iniziative del 13
febbraio, dell’8 marzo e dell’8 maggio e altre ne sta preparando.
Ora rimane
l’altro impegno assunto dal Sindaco, portare il medesimo principio di condivisione
delle responsabilità tra donne e uomini nelle società partecipate.
Non abbiamo
sogni, ma obiettivi.
_ Non vogliamo privilegi, ma diritti, hanno dichiarato le donne
di Milano l’8 maggio quando, a centinaia in una domenica di sole, insieme alle
candidate delle liste Pisapia, si sono prese per mano e hanno “profeticamente”
abbracciato Palazzo Marino.
_ Quelle donne ora si aspettano cinque anni davvero special.
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