MILANO – Un confronto su donne, politica e istituzioni – Troppo poche le consulenti in politica
Non solo la politica, ma anche il settore consulenza politica è prevalentemente maschile, esordisce la direttrice del movimento “Women for Hillary” Jessica Grounds in sala Alessi, invitata a un confronto su donne, politica e istituzioni, organizzato in collaborazione da Comune di Milano, Consolato Americano e Valore D. Quando Jessica Grounds, fondatrice di “Solid Grounds Strategy” e specialista di comunicazione politica, ha iniziato a lavorare in questo campo dieci anni fa, erano soprattutto gli uomini a dominare questo ambito professionale. Il linguaggio, la comunicazione, la strategia e la tattica della consulenza politica, derivano da una percezione maschile.
La carenza di donne in questo settore influenza in modo drammatico il modo in cui i politici si presentano esteticamente, come si esprimono e interagiscono con l’elettorato. Questa dinamica è rilevante in ogni aspetto della campagna elettorale, ma lo è ancora di più quando si tratta di ottenere i voti delle donne o di creare una strategia politica adatta a una candidata donna.
È fondamentale che la consulente capisca il ruolo essenziale che le pari opportunità e le differenze di genere assumono anche in politica. Soprattutto a un livello alto, dove le donne sono una rarità. Le elezioni presidenziali del 2016 in America sono un perfetto esempio in questo senso, e non solo perché uno dei due candidati è una donna. Uno/a specialista della comunicazione politica sa che per avere successo deve necessariamente rivolgersi all’elettorato femminile, e per farlo deve ricorrere a campagne elettorali diverse da quelle tradizionali (televisione e posta).
Alcuni studi dimostrano, ad esempio, che le donne tendono a perdere interesse se una campagna elettorale ha toni esclusivamente negativi. Il compito di chi si occupa di strategia politica è quindi quello di scovare metodi efficaci per raggiungere le elettrici donne nella loro vita quotidiana e identificare riferimenti di cui si fidino. È assolutamente necessario che ci siano più donne specializzate in comunicazione politica così che le loro esperienze di vita, insieme a quelle degli uomini, consentano di creare un approccio inclusivo per raggiungere l’elettorato nel suo insieme. Capire le donne sia come elettrici, sia come candidate è la chiave di volta per far sì che la partecipazione politica femminile aumenti.
Il cognome Clinton mi sembra indicativo di una riflessione da fare anche in Italia. Dare il proprio cognome alla coniuge senza che sia possibile il contrario, così come dare il cognome del padre ai figli, è indice di una società ancora troppo legata alla figura maschile. Per avere anche solo il doppio cognome occorre riconoscere il bambino in momenti diversi (prima solo la madre e successivamente il padre, altrimenti il cognome della mamma viene automaticamente tolto).
Altra spina nel fianco forse non solo americana, è il sostegno delle donne tra loro. Quelle che si dichiarano “dalla parte delle donne”, faticano ancora ad avere un rapporto alla pari con altre donne, indipendentemente dalla loro estrazione sociale e/o culturale. Se solo si riuscissero ad aumentare fiducia e stima reciproche si diventerebbe più forti anche agli occhi degli uomini, ma servono risposte concrete.
Jessica Grounds parla della necessità di avere più donne negli staff organizzativi politici. Credo che non sia solo un discorso legato al numero, ma anche – e soprattutto- alla capacità delle singole donne di fare la differenza. L’esperta descrive inoltre alcune immagini che colpiscono l’elettorato: l’uomo politico sale sul palco con la propria famiglia a significare che guiderà il Paese come guida la famiglia. La donna, al contrario, sale sola per evidenziare la propria emancipazione, quindi è sempre in fase dimostrativa. Inoltre, l’uomo difficilmente si presterebbe a fare “vetrina” per dare lustro all’immagine femminile, ma pretenderebbe un ruolo di primo piano. Infatti, fino a ora anche in America, lo scopo di ogni candidato – uomo o donna che fosse – è sempre stato dimostrare di essere “uomo abbastanza” da ricoprire una determinata carica istituzionale.
Emancipazione significa non sottolineare, di fronte alle difficoltà, il proprio essere donna, indebolendo così il proprio ruolo, ma essere in grado di valorizzarne lo sguardo diverso e complementare sul mondo e quindi sulla politica.
Bisogna ribaltare il modo in cui percepiamo alcune cariche istituzionali, e le responsabilità ad esse connesse. Certi ambiti, la formazione, le politiche sociali, le pari opportunità, considerati ingiustamente minori, sono invece fondamentali ed è un privilegio potersene occupare, uomo o donna che sia. Sono incarichi determinanti per leggere le trasformazioni della società e contribuire a migliorarla.
Superando vecchi stereotipi per cui la politica resta un ambito maschile, e con più donne nel campo della consulenza politica, sarà possibile far sì che anche alle elettrici arrivino chiaramente i messaggi politici e li sentano parte di loro.
Questo non solo aumenterà la partecipazione attiva delle donne alla politica, ma le incoraggerà anche a candidarsi più sovente e a sentirsi in grado di ricoprire cariche istituzionali. Sarebbe interessante procedere con la formazione delle giovani generazioni, fin dalla tenera età, attraverso percorsi di accompagnamento alla crescita che coinvolgano bambini e bambine rendendoli responsabili delle loro azioni individuali e della loro capacità di incidere sui cambiamenti, anche attraverso cortometraggi e spettacoli teatrali come momenti di formazione politica. Tutto ciò per far nascere in loro il desiderio di partecipazione attiva, per costruire legami di fiducia e avere voglia di mettersi in gioco.
Urge un cambiamento culturale radicale che abbracci tutte le categorie di persone. Serve l’orgoglio di una visione di genere condivisa, diffusa attraverso la comunicazione e metabolizzata mediante una formazione culturale costante e attenta che deve partire dall’infanzia. Un impegno importante che ci deve vedere lavorare insieme per un rinnovamento reale.
Diana De Marchi
Presidente Commissione Consiliare Pari Opportunità e Diritti Comune di Milano