MOLESTIE SESSUALI E BOLLE COMUNICATIVE
RACCOMANDAZIONE PER CORRETTA RAPPRESENTAZIONE IMMAGINE DELLA DONNA NEI PROGRAMMI TV
Promuovere ogni sforzo per assicurare una qualità più avanzata della rappresentazione dell’immagine della donna nei programmi di informazione e di intrattenimento. Questo il fine primario della Raccomandazione destinata ai fornitori di servizi media audiovisivi e radiofonici deliberata dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni al fine di assicurare, nella trattazione del tema delle molestie sessuali, l’effettivo rispetto dei diritti fondamentali a tutela degli utenti, in particolare della dignità della persona e del principio di non discriminazione.
La decisione dell’Autorità si è resa necessaria per le modalità con le quali in queste settimane è stato trattato sui mezzi di informazione il tema delle molestie sessuali, operate in particolare da personaggi di potere. Secondo il Consiglio Agcom, il tema degli abusi è stato affrontato in alcuni casi con modalità tali da trascurare i connotati informativi a favore di una spettacolarizzazione e generalizzazione di vicende che, alimentando immagini stereotipate della figura femminile, compromettono i principi di correttezza, lealtà, completezza dell’informazione, nonché il rispetto dei diritti alla dignità, all’onore, alla reputazione, alla riservatezza della persona, sia nel caso delle vittime oggetto delle molestie che dei presunti molestatori.
L’Autorità ribadisce la necessità di garantire un’informazione completa, obiettiva, imparziale e pluralistica che faccia emergere, in maniera chiara, l’oggetto della notizia e la differenza tra fattispecie penalmente rilevanti, come ogni forma di violenza, e quelle penalmente non rilevanti ma comunque inadeguate. L’obiettivo è salvaguardare, in ogni caso, la tutela comunicativa delle vittime che denunciano abusi, alle quali va assicurata la piena libertà di espressione in un contesto sereno, posto al riparo da fenomeni di aggressione, strumentalizzazione o denigrazione mediatici. (Roma, 24 novembre 2017)
L’Italia è contro la violenza maschile sulle donne? O ne è complice?
Lo chiedono Rete per la Parità e DonneinQuota
Mentre la Commissione parlamentare di Vigilanza Rai esamina lo schema di Contratto per il Servizio televisivo pubblico, a Firenze due studentesse americane sono sottoposte a lunghi interrogatori e, secondo gli avvocati difensori dei due carabinieri autori dei presunti stupri, dovrebbero anche rispondere a domande che il giudice ha ritenuto inaccettabili.
Perché l’Ordine degli avvocati non interviene?
Nulla è cambiato dai tempi di Processo per stupro, eppure proprio in questi giorni la Sottosegretaria Maria Elena Boschi con delega alle Pari Opportunità ha presentato il Piano nazionale straordinario contro la violenza 2017-2020, che contiene anche indicazioni sui processi per stupro e la responsabilità dei media, in ottemperanza alla Convenzione di Istanbul.
Aumenteranno le denunce e le telefonate al 1522 da parte di donne che vedono gli spot trasmessi in questi giorni, o le donne continueranno a tacere per il timore di essere sottoposte a martellanti e mortificanti interrogatori?
Giornaliste e giornalisti, a partire da quelli che lavorano in RAI, si adegueranno al manuale «Stop violenza: le parole per dirlo», di GiULiA Giornaliste Unite Libere Autonome e al “Manifesto per il rispetto e la parità di genere nell’informazione. Contro ogni forma di violenza e discriminazione. Attraverso parole e immagini», che sarà presentato oggi da Cpo Fnsi, Cpo Usigrai e associazione GiULiA a Venezia, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne?
E quali dovrebbero essere i compiti dei mass media in generale e del servizio pubblico radiotelevisivo e digitale nei confronti delle donne?
Se lo chiedono Donatella Martini Ciampella – DonneinQuota e Rosanna Oliva de Concilis – Rete per la Parità, che In sede di audizione presso la Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, quattro giorni fa, il 21 novembre, hanno avanzato una serie di proposte migliorative dello schema di Contratto di Servizio Rai in discussione in questo periodo, per garantire un servizio pubblico che rispetti la dignità delle donne e promuova il loro empowerment.
Oltre all’uso di un linguaggio che non nasconda le donne, all’attenzione all’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile e alla composizione paritaria nelle varie commissioni, comitati, osservatori e strutture previsti dal Contratto, le due associazioni si sono concentrate sulla qualità del monitoraggio annuale, che va migliorato in collaborazione con il Dipartimento Pari Opportunità, e soprattutto sulle conseguenti azioni correttive sui palinsesti, mai esercitate.
Le associazioni chiedono anche maggiore attenzione allo sport femminile e al ruolo delle donne nella storia, con libero accesso alle Teche Rai, un bilancio non solo sociale ma anche di genere, il contrasto agli stereotipi di genere, una quota del finanziamenti riservata ad opere preposte ed, infine, la par condicio di genere tutto l’anno, in tutti i programmi.
Milano e Roma, 25 novembre 2017
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