Molte delle proposte di Choisir non hanno possibilità di realizzazione perché non c’è competenza europea sulla materia
Perché ci si è tanto battute per l’ampliamento dei poteri del parlamento europeo e della democrazia dell’UE se non è alle sue attività che si dà peso e risonanza? Non e’ la politica innanzi tutto l’arte del possibile e delle azioni con crete capaci di produrre effetti? La campagna di “Choisir” per l’estensione nei 27 paesi dell’UE della legge in vigore in uno degli stati membri che le promotrici francesi (l’organizzazione Choisir les femmes presieduta da Halimi) reputano migliore per le cittadine europee è benemerita in quanto solleva e amplifica la volontà di partecipazione alla costruzione europea, contribuendo a costruire opinione pubblica e sentimento di appartenenza europea.
Guarda dunque lontano ad un possibile eventuale futuro Stato federale europeo. Oggi però – e per lunghissimo tempo ancora – molte delle proposte di Choisir non hanno possibilità di realizzazione perché non c’è competenza europea sulla materia.
Solo qualche esempio tra i molti possibili: non c’è competenza sulla legislazione sulla famiglia e sul matrimonio, né competenza sulla prostituzione eccetto che quest’ultima potrebbe rientrare nelle misure di sicurezza e di cooperazione poliziesca alla sua repressione.
Inoltre, perché sprecare opportunità concrete di far vivere diritti cittadinanza e democrazia nell’UE? Mi riferisco per fare solo un esempio alla rappresentanza politica paritaria.
Choisir propone l’estensione ai 27 paesi della legge belga sulla rappresentanza politica paritaria che può essere estesa (non nei 27 paesi che sono e rimarranno sovrani rispetto all’elezione dei loro parlamenti) alle elezioni del Parlamento europeo: ma allora perché non domandare una legge elettorale che, sulla base del modello belga, applichi l’art.23 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE che prevede l’uguaglianza in ogni campo?
E ancora, per fare solo un altro esempio: perché non fare pressione perché la Commissione Europea dia seguito alla Risoluzione del Parlamento Europeo di novembre 2009 proponendo, come richiesto dal PE, una direttiva europea sulla violenza contro le donne che dovrebbe poter incorporare molti aspetti dell’ottima legge spagnola?
Inoltre: perché rispetto ai congedi di maternità non intervenire nel processo legislativo in corso, appoggiando la proposta di direttiva approvata dal PE nell’ottobre scorso (20 settimane pagate al 100%, con alcune eccezioni per le ultime 4 settimane, e almeno due settimane di congedo di paternità pagato al 100% durante il congedo di maternità della donna) che deve ora passare per l’approvazione del Consiglio dei Ministri ?
E ancora: perché non fare pressione perché siano trasformate in direttiva le numerose proposte del PE sul permesso di soggiorno per motivi umanitari alle donne vittime di gender persecution e trafficate?
Perché ci si è tanto battute per l’ampliamento dei poteri del PE e della democrazia dell’UE se non è alle sue attività che si dà peso e risonanza? Non e’ la politica innanzi tutto l’arte del possibile e delle azioni con crete capaci di produrre effetti?
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