Mònadi in Italia – Contributo per una rete internazionale di donne sulle reazioni al COVID-19 in vari paesi
Ripercorrendo a ritroso gli ultimi 4 mesi ci rendiamo conto di quanti cambiamenti “improvvisi” e “obbedienti” il coronavirus abbia introdotto nei nostri comportamenti abituali.
Mentre trasporti silenziosi di centinaia di bare nelle città del Nord Italia (Bergamo e Brescia) nel mese di marzo componevano lugubri cortei, a Roma e a Napoli intere famiglie, invitate dalle istituzioni a stare in casa per evitare il contagio, si davano appuntamento dai balconi, dalle terrazze, dalle finestre, con strumenti musicali , cori rilanciati da un appartamento all’altro , inni a voci dispiegate, insomma una grande voglia di vivere un evento imprevisto e stravagante, riconoscendosi tutti “amici”, anche se normalmente non ci si conosceva all’interno del palazzo…
La presenza di un virus ignoto aveva creato questa assurda contraddizione.
In Italia la “reclusione” sarebbe durata almeno quaranta giorni, la cosiddetta quarantena…
I canti dei primi giorni a poco a poco si affievolivano , la gente, scomparsa d’un tratto, sia dai balconi che dalle strade, dove era finita?
I monumenti romani immersi nel fascino della solitudine… Cosa stava accadendo?
Tre scenari: il balzo in prima fila del Servizio Sanitario Nazionale; la solidarietà-generosità manifestata dalla popolazione; l’incredibile diffusione degli strumenti tecnologici.
La salute di colpo si dimostra il primo obiettivo da preservare, e con esso la riscoperta del valore della Sanità pubblica, così offesa negli ultimi decenni dall’abbaglio della Sanità privata.
La Salute pubblica diviene in breve il punto di riferimento di messaggi, locandine, sollecitazioni a pretendere il ruolo dello Stato, come la Costituzione della Repubblica Italiana aveva stabilito.
E non solo sul terreno della Salute, ma anche dell’Istruzione… Associazioni nate con finalità diverse si incontrano per la prima volta su un sottinteso comune.
La concretezza di una crisi economica causata dalla chiusura inevitabile di luoghi di lavoro aveva messo in ginocchio aziende, lavoratori e lavoratrici. Oltre all’abnegazione del personale sanitario rappresentato soprattutto da mamme infermiere, donne assistenti, donne mediche, coi figlioli a casa senza poterli vedere per settimane, chine nei reparti di terapia intensiva su un virus misterioso che portava via giovani e anziani senza che si fosse in grado- come ora sta finalmente avvenendo- di adottare immediatamente le cure più opportune…oltre a questo manipolo instancabile di “eroi e eroine”, così definiti/e, ecco il manipolo di associazioni di volontariato,in nome della solidarietà, pronte a portare pacchi di cibo confezionato nelle proprie abitazioni al personale sanitario, alle file di disoccupati, così come donne esperte di cucito si mettevano di propria iniziativa alla lavorazione di mascherine (sulle quali sarebbe poi fiorito un vero mercato mondiale, non sempre all’insegna dell’onestà….)
Ma l’aspetto caratterizzante di questa epoca storica è, e resterà, l’enorme diffusione della tecnologia della digitalizzazione in ambienti dove era pressoché ignorata.
Trasferiamoci virtualmente all’interno delle miriadi di abitazioni in cui la convivenza senza
interruzioni è divenuta regola di vita.
Incontriamo donne sole e uomini soli, altrettante monadi leibniziane, ben disposte/i a una solitudine imprevista, anzi coatta, in cui poter disporre del proprio tempo senza controlli di sorta. Un enorme foglio bianco da riempire, oltre alle prestazioni lavorative prive di bussola.
Ne nasce una comunicazione inedita, spesso fonte di frammentazioni, risultato di una sete finalmente svelata di protagonismo, letture, indagini, condivisioni e opposizioni, fantasie, l’espressione del proprio punto di vista sulla natura del virus, “salto di specie”, uccelli, pipistrelli, entrati nei nostri corpi. Testi interminabili dovuti alla sospensione del lavoro in ufficio e allo spazio infinito per la manifestazione di se stessi.
Ciò che tuttavia non cessa di sorprendere in questo contesto è il coraggio, la spinta delle donne emergenti qua e là con vive aspirazioni verso cambiamenti rivoluzionari proiettati in un futuro i cui tratti non possono, non devono, essere la ripetizione del recente passato, in una comune volontà di reagire agli effetti della crisi che saranno devastanti soprattutto per le donne.
Passiamo ad altre situazioni, in cui intere famiglie gestiscono una convivenza mostrata in TV con colori invitanti e dialoghi amorevoli tra genitori e figli, mentre si tace quanto avviene (a malapena trapelante) in spazi angusti, dove le donne subiscono violenze quotidiane dai compagni a casa dal lavoro e i bambini onnipresenti. A Roma sono avvenuti 2 massacri di cui assai poco si è parlato per non scoraggiare la quarantena (un figlio sulla madre, il compagno sulla compagna).
Spostiamoci ora verso l’aspetto relativo all’istruzione, che in Italia più che in altri paesi europei, ha fruito per l’intero anno scolastico della DAD (didattica a distanza).
Lezioni fatte dall’insegnante a classi composte di “quadratini” sullo schermo del computer in cui compaiono alunni e alunne da casa propria, compresa l’insegnante. Da casa, i genitori si permettono di intervenire nel “quadratino” del figlio. C’è chi offende l’insegnante di cui ha seguito la lezione nel quadratino del figlio/a, chi tenta un approccio. C’è anche chi non avendo un solido bagaglio culturale, usufruisce della lezione rivolta al figlio. Genitori che da casa origliano alla porta della stanza per ascoltare l’interrogazione del figlio….
Davvero una mescolanza inaccettabile del ruolo di genitore e di docente che la didattica e l’organizzazione scolastica hanno tenuto sempre ben distinti nel nostro paese.
Al di là di questi episodi, va rilevato che la separazione fisica di alunne e alunni , costretti nelle loro abitazioni con le mascherine per così lunghi mesi, la chiusura di spazi comuni per le consuete celebrazioni , la mancata partecipazione a eventi culturali e sportivi hanno esercitato su di loro una sorta di “istintiva riappropriazione dei propri spazi”, come una sfida ad andare contro divieti , che prima del coronavirus divieti non erano!!
Una specifica attenzione, infine, in un particolare momento di crisi socio- economica mondiale va dedicata a chi in questa pandemia non ha un tetto (terribile sentire continuamente in TV “Tutti a casa”!), a chi non ha la possibilità di possedere un computer , a chi non è in grado di esercitare la digitalizzazione. Dai quadratini sono scomparsi di frequente alunni /e extracomunitari, i cui genitori non si sapeva come rintracciare. Così non era prima del COVID-19 !
L’istruzione è aperta a tutti, recita la nostra Costituzione, ma la DAD non la garantisce.
Qui sta la seconda grande contraddizione creata da questo virus.
Stiamo vivendo una fase altalenante che la prosecuzione dell’emergenza potrebbe potenziare.
Il virus, pur sotto varie forme di genoma, appare più indebolito e più curabile, almeno nei paesi europei, ma ciò che impressiona è la confusione che regna sovrana… I luoghi di lavoro stanno riaprendo un po’ a macchia di leopardo, ma la ripresa della vita “normale” spaventa ancor più dell’emergenza. Si spera nel vaccino, ma i tempi variano a seconda delle fonti d’informazione.
Intanto i milioni di mascherine dai mille geroglifici,di colpo,vengono buttati nelle strade, nei parchi, nei fiumi, senza alcun riguardo per il rischio di inquinamento.
Il loro uso interessa ormai meno la popolazione, passata alla “fase 3”.
Ciò che ci pare in particolare degno di nota è:
L’abitudine che sta -ahimè- piacevolmente consolidandosi a evitare incontri in presenza, ma a gestire gli incontri dalla propria abitazione, eliminando spese di viaggio.
Il virus ha messo l’accento su un modo nuovo di rapportarsi. La restrizione dell’uso di luoghi pubblici per il timore del contagio in qualche misura persiste; durerà questo sistema comunicativo anche quando il virus sarà debellato, con l’eliminazione di interessanti incontri in paesi sconosciuti, contatti con tradizioni ignote, sostituiti dalla propria immagine con alle spalle gli scaffali di libri della propria abitazione?
In vista dell’estate i problemi in primo piano sono altri: la possibilità di riuscire a fare un po’ di vacanza! Nel contempo, ci si emoziona volutamente rabbrividendo alla previsione di un autunno da tregenda, con un virus rafforzato. Ma l’autunno è lontano.
Antonia Sani (WILPF- Italia Womens International League for Peace and Freedom)