Murad Basee e Lamiya Aji Bashar, hanno vinto il premio Sakharov per la libertà di pensiero 2016,
Il Premio è stato istituito dal Parlamento nel 1988 allo scopo di premiare personalità e organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e delle libertà individuali.
Da schiave sessuali dell’Isis sono diventate ambasciatrici della libertà di pensiero. I loro nomi sono stati annunciati a Strasburgo dopo la conferenza dei capigruppo del Parlamento europeo. Accomunate da una triste sorte, entrambe provengono da Kocho, uno dei villaggi iracheni al confine con la Siria che nell’estate del 2014 è stato preso d’assalto e distrutto dallo Stato Islamico. Insieme a 5mila ragazze yazide, furono rapite e costrette a subire ogni genere di vessazioni sessuali da parte degli uomini del califfato. Dopo alcuni mesi di stupri e di prigionia sono riuscite a scappare e sono diventate la voce del loro popolo. Dopo quattro tentativi di fuga falliti, Lamiya Aji Bashar è riuscita a raggiungere le zone controllate dai curdi e mettersi in salvo. Attualmente la giovane vive in Germania dove segue un programma di recupero. Murad quest’anno aveva anche avuto la nomination per il Nobel della Pace e, lo scorso 10 ottobre, aveva vinto il premio Vaclav Havel attribuito dal Consiglio d’Europa, ma il suo vero obiettivo è ottenere il riconoscimento del genocidio degli Yazidi, una minoranza religiosa vittima dei fondamentalisti sunniti, da diversi mesi, infatti, la giovane curda è impegnata in un’infaticabile attività per sensibilizzare la comunità internazionale sulla tragedia che ha colpito il suo popolo. Si è trattata della prima onorificenza assegnata a una vittima dei miliziani del sedicente Stato Islamico, in occasione della Giornata internazionale della Pace.
“Questo premio – afferma Pia Locatelli, Presidente del Comitato diritti umani e Capogruppo Psi alla Camera – è il giusto riconoscimento al coraggio di queste ragazze che hanno portato all’attenzione Internazionale le atroci sofferenze del popolo yazida”.
“Sono orgogliosa, come presidente del comitato Diritti umani della Camera di aver offerto a Nadia Murad l’occasione di parlare in Parlamento e per tutti noi che abbiamo partecipato alla sua audizione è stata un’esperienza durissima anche solo per averla ascoltata”, prosegue la deputata del e aggiunge: “In conclusione ci ha chiesto di impegnarci affinché la distruzione sistematica del popolo yazida fosse riconosciuta come genocidio. Un impegno che abbiamo rispettato il 27 settembre scorso presentando una mozione che è stata approvata alla Camera”.