NAPOLI. “… e gli amareni fioriranno” – l’11 febbraio, al Mann, intervento sulla pace
“… e gli amareni fioriranno”
intervento di Veronica Bisesti,
a cura di Maria Teresa Annarumma,
progetto di Studi Femministi
Museo Archeologico Nazionale di Napoli – sala del Toro Farnese, dalle ore 11.30 alle ore 13.30
Il dilemma fra pace e guerra è una costante della speculazione teorica e politica. Cosa sarebbe la storia, se le voci delle donne fossero ascoltate?
Veronica Bisesti, si confronta con la storia attraverso le opere della collezione del Museo Archeologico Nazionale, e in conversazione con le donne di Studi Femministi, sceglie di far emergere una narrazione storica declinata al femminile dando spazio alla voce di poetesse, filosofe e scrittrici che hanno riflettuto sul tema della pace, lette dalle voci registrate delle attiviste napoletane.
L’ intervento sonoro, nell’astrarre la presenza delle attiviste, con le loro voci diffuse attraverso supporti audio lungo la sala del Toro Farnese, non solo fa rivivere il pensiero di donne del passato e del presente, ma le sostituisce all’eco di violenza e forza che sprigionano i capolavori marmorei.
Nel flusso sonoro e di pensieri creato dall’installazione, la pace non è più un concetto in contrapposizione alla guerra, ma qualcosa di esperienziale che si può trasferire nel quotidiano di ciascuno e quindi, capace di far risuonare la vocazione più autentica del “sogno” europeo.
Studi Femministi, accogliendo l’invito de la “Biblioteca delle donne” Udi di Palermo e in particolare delle “Città vicine” e della “Città felice” di Catania partecipa con questa iniziativa al calendario di eventi distribuiti nelle varie città italiane sul tema della pace.
Dallo scritto che accompagnerà l’intervento:
Il titolo, “…e gli amareni fioriranno”, è tratto da una poesia dell’autrice Lina Kostenko, ci ricorda che la pace è una scelta dell’oggi e di ciascuna/o, anche di fronte a eventi che sembrano oltre il nostro volere.
Una scelta che guarda al futuro di una “nuova” umanità, così come guarda alla presenza delle donne
nella storia, non più nell’occultamento, ma nella visibilità di ciò che da esse si sprigiona come forza vitale e creativa piena di speranza da cui l’Europa può attingere per rinascere.