NAPOLI. La “pintora” Artemisia Gentileschi in mostra fino al 19 marzo
Con la storica dell’arte Roberta Meomartini abbiamo parlato della “pintora” Artemisia Gentileschi alla quale è dedicata a Napoli una mostra, che si concluderà il 19 marzo, e un convegno internazionale di studi.
E’ partita lo scorso dicembre e terminerà il prossimo 19 marzo 2023 la mostra Artemisia Gentileschi a Napoli, proposta da Intesa Sanpaolo nel proprio museo delle Gallerie d’Italia in via Toledo, a Napoli.
La mostra, realizzata in collaborazione con la National Gallery di Londra, con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale, è dedicata al lungo soggiorno napoletano della pittrice, documentato tra il 1630 e il 1654 e interrotto solo da un viaggio a Londra tra il 1638 e il 1640. Una stagione fondamentale nell’arte e nella vicenda biografica di Artemisia, che a Napoli non era stato mai oggetto di un’esposizione monografica così ampia.
Ne abbiamo parlato con la storica dell’arte Roberta Meomartini, che a Napoli ci ha guidate tra i capolavori in mostra:
Artemisia Gentileschi e Napoli: come nasce questo rapporto?
L’antefatto dell’arrivo di Artemisia Gentileschi a Napoli è il rapporto che la pittrice instaurò con il duca di Alcalà, Fernando Afàn de Ribera. Tra il 1625 e il 1626, quando Artemisia viveva ancora a Roma ricevette da quest’ultimo la commissione per un ”Sinite parvulos” (Cristo benedice i fanciulli) che, insieme ai dodici apostoli eseguiti da alcuni degli artisti più valevoli del tempo, fece parte del ciclo dell’Apostolado destinato alla certosa di Siviglia. Appassionato collezionista delle opere di Artemisia, il duca di Alcalà favorì un viaggio della pittrice prima a Venezia, dove ella ebbe modo di consacrare la sua fama presso la corte madrilena, e in seguito a Napoli dove il duca divenne vicerè di Napoli nel 1629. Artemisia era costantemente alla ricerca di una nuova “patria” e proprio a Napoli rimase, ad eccezione un breve soggiorno a Londra, fino alla fine dei suoi giorni. Grazie a questa mostra si è potuto far luce sulle motivazioni e le modalità dell’arrivo della Gentileschi a Napoli e c’è stata, per la prima volta, una parziale ricomposizione del ciclo dell’Apostolado.
La mostra è anche un’occasione per accendere un faro sulla pittura femminile del Seicento, quale è stato il contributo di Artemisia?
Artemisa giunse a Napoli con un bagaglio culturale già consolidato e seppe immediatamente integrarsi nell’ambiente artistico locale grazie alla sua grande capacità di adattamento. Il linguaggio artistico che la pittrice porta in città è fatto di eleganza tardo-manierista, della dolcezza del primo Caravaggio, di plasticismo definito attraverso l’uso della luce, della resa realistica dei panneggi caratterizzati da riflessi serici…linguaggio artistico al quale non pochi contemporanei si avvicinarono. E non va dimenticata la fiorente bottega che la Gentileschi aprì in città, dimostrando un notevole talento imprenditoriale, inedito all’epoca se consideriamo che parliamo di una “pittrice”, e non di un” pittore”.
Le opere messe in mostra a Napoli raccontano anche il dialogo artistico e culturale che Artemisia aveva con altri protagonisti della scena artistica del tempo, quali i temi più significativi?
A lungo si è creduto che alcuni dei temi rappresentati da Artemisia nelle sue tele fossero solo la conseguenza delle vicende personali che la videro protagonista prima di uno stupro, poi di un processo. Questo mito è da sfatare subito. Nel ‘600, temi quali Giuditta che decapita Oloferne, Giuditta con la testa di Oloferne, Lot e le figlie, Sansone e Dalila, Susanna e i vecchioni erano parte del repertorio di moltissimi artisti. Era la committenza dell’epoca, perlopiù privata, a richiedere questi temi dalla forte carica sensuale. La Gentileschi non è stata la prima né l’ultima a dipingerli, e non mancano affinità con artisti coevi quali De Somer, Pacecco, Vaccaro, ma l’erotismo insito in tali soggetti venne da Artemisia stemperato a volte quasi annullato da una inedita forza e coscienza di sé di cui sono portatrici le sue eroine.
La mostra è un’occasione anche per scoprire altre pittrici femminili in relazione con la protagonista, cosa sappiamo di loro?
E’ vero, Artemisia non fu l’unica pittrice presente sulla scena napoletana di quegli anni, ma fu “la pintora” come lei stessa si definiva. La carica rivoluzionaria e innovativa, l’autopromozione in cui si impegnò per quasi tutta la sua vita, l’energia e la forza che le protagoniste (non solo femminili, ma soprattutto) delle sue opere sprigionano hanno fatto sì che la sua presenza femminile soverchiasse qualsiasi altra. Diana De Rosa, conosciuta come Annella di Massimo, però, fu una temibile “concorrente”. Cresciuta e vissuta in una famiglia di pittori rimase “schiacciata” da questa ingombrante presenza di uomini tanto che, nonostante la raffinatezza e l’eleganza della sua pittura, fu completamente dimenticata, seppur le fu intitolata una strada nel quartiere Vomero. Questa mostra ha avuto il grande merito di “restituirci” questa meritevole pittrice, già ricordata dal De Dominici per la delicatezza del colorito e la maestria del disegno.
Per concludere, un’opera esposta che ti sembra più significativa e perché.
Questa è la domanda più difficile alla quale rispondere perché sono sicuramente più di una le opere secondo me particolarmente significative, ma dovendo sceglierne una direi “Morte di Cleopatra”. Qui Artemisia dipinge una Cleopatra che, a differenza di quanto facevano tanti altri artisti, della sua famigerata sensualità non presenta più alcuna traccia, ci mostra una donna che, nel silenzio della propria camera da letto, diventa un esempio di virtù. La cura dei dettagli rende questa tela emozionante, dalla posa volutamente sgraziata, dalla resa del lino bianco del lenzuolo al velluto del cuscino, ai capelli che diventano fili di rame; della vita non c’è più segno se non nei piccoli fiori nel cestino. Quest’opera deve aver fatto molto pensare all’epoca, quando il malcontento delle “femministe” era argomento di grande interesse e l’ingiustizia di cui si facevano portatrici non poche sfere del potere provocava dibattiti e dissensi.
Proprio a partire dalla mostra su Artemisia Gentileschi si terrà il 2 e il 3 marzo 2023, sempre presso Le Gallerie d’Italia di Napoli, il convegno Intorno ad Artemisia. Arte al femminile nel Seicento europeo, a cura di Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio.
I lavori del convegno, organizzato in collaborazione con l’Università l’Orientale di Napoli. si apriranno alle 10 con i saluti di Michele Coppola – Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici, Intesa Sanpaolo e Direttore Gallerie d’Italia.
Interverranno sull’opera di Artemisia Francesco Solinas (Collège de France, République des Savoirs – CNRS); Eve Straussman-Pflanzer (Washington, National Gallery of Art); Franziska Windt (Stiftung Preußische Schlösser und Gärten Berlin-Brandenburg); Carina Fryklund (Nationalmuseum, Stoccolma); Maria Cristina Terzaghi (Università degli Studi Roma Tre); Thierry Ford, Nina Gram Bischoff (Oslo, Nasjonalmuseet); Mercedes Simal López (Universidad de Jaén); Letizia Treves (curatrice della mostra Artemisia alla National Gallery di Londra del 2020).