NAPOLI. L’Assemblea Nazionale di Non una di meno
L’assemblea nazionale di Non Una di Meno si è fatta a Napoli, all’ex Asilo Filangieri, uno degli spazi bene comune della città metropolitana, il 19 e 20 ottobre .
In questi due giorni il movimento femminista e transfemminista di Non Una di Meno, attraverso tavoli, restituzioni in plenarie e gruppi di affinità in cui i nodi territoriali, singole, collettivi e Case delle donne sono entrate in relazione con molte altre realtà femministe, ha elaborato nuove proposte di lotta a partire dalla giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e verso lo sciopero dell’otto marzo. Il movimento sente che è possibile andare oltre l’agitazione permanente per una rivolta che rompa gli argini del patriarcato. In particolare, le donne del nodo di Napoli hanno pensato questo passaggio dalla marea alla rivolta, che ha caratterizzato l’assemblea, a partire dal loro essere “terrone”, posizione politica dalla quale guardare la violenza che si fa sui corpi e sui territori.
I tre tavoli tematici – violenza ambientale, pratiche di autodifesa/autonomia del movimento, sguardi intersezionali/strumenti/pratiche collettive transfemministe di lotta e di mutualismo – hanno tracciato le attività che il movimento farà sul piano locale, nazionale e transnazionale.
I nodi territoriali hanno riportato i processi politici di situazioni specifiche scambiandoli e discutendoli come il sessismo nei movimenti, l’importanza di avere più spazi autonomi e di tutelare quelli già esistenti, l’emergenza strutturale della chiusura di tanti centri antiviolenza e di sostegno all’autodeterminazione delle donne come, tra i tanti, il caso di Lucha y Siesta di Roma, che rischia di essere sgomberato dall’amministrazione. Il 13 novembre sarà la data di distacco delle utenze a Lucha, motivo per cui a partire dal 13 partirà una mobilitazione nazionale degli spazi femministi fino alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne del 23 novembre.
L’attività politica dovrà continuare sotto il segno della piena autonomia, ripartendo dal piano che Non Una di Meno ha scritto contro la violenza maschile, di genere e dei generi.
Si è giustamente sottolineato che le Istituzioni, a vari livelli, utilizzano spesso strumentalmente i bisogni e i problemi di tante donne. Ad esempio, mentre si mette giustamente da parte il ddl Pillon, si prepara una riforma strutturale del diritto di famiglia che rischia ancora una volta di trasformare la libertà e l’autonomia delle donne e delle persone LGTBQIPA+ in un terreno di negoziazione e scambio tra partiti.
Tra le proposte del movimento è emersa l’urgenza di chiedere l’abolizione dei due decreti sicurezza che sono ancora in vigore. La precarietà del lavoro non è affrontata, ed occorre impegnarsi ancora di più per superare le forme sempre più acute di sfruttamento neoliberista.
La giornata del 23 novembre, Giornata internazionale contro la violenza maschile e di genere, con la manifestazione di Roma, dovrà essere preparata con tante altre iniziative e deve essere combattuta globalmente. Importante rendere visibile la violenza istituzionale, nei tribunali come nelle carceri, e richiamare l’attenzione su come è utilizzata la PAS, sindrome da alienazione parentale, e sul «codice rosso» recentemente entrato in vigore.
La plenaria è iniziata con la lettura dello scritto di persone trans di Poggioreale e con la lettera della sorella di Elisa Pomarelli, con una critica radicale alla riabilitazione del suo assassino fatta dalla maggior parte della stampa.
Importante la presa di parola autonoma delle persone trans, intersex e non binarie per essere realmente un movimento transfemminista. Il 22 novembre, in occasione del TDoR (Transgender Day of Remembrance), giorno della memoria per le vittime di transfobia, ci sarà a Roma un convegno dal titolo «Le persone trans prendono la parola» a cui seguirà il corteo Trans Freedom March, ancora un momento di avvicinamento alla giornata del 23.
Il movimento femminista di NUDM è di transfemministe, antifasciste, antirazziste ma anche anticolonialisteste. L’importanza delle donne curde, la gravità dell’invasione turca e il confederalismo democratico hanno attraversato il dibattito dei due giorni di assemblea e tavoli.
Dall’esperienza della lotta delle donne curde il movimento ha voluto ricordare il termine Tolhildan, che nella cultura rivoluzionaria del popolo curdo significa “vendetta”. Ma vendetta non significa uccidere il nemico ma costruire il mondo per il quale donne e uomini hanno lottato fino all’ultimo giorno prima di essere uccisi. Pertanto il movimento transfemminista e transnazionale, deve impegnarsi per dare ancora voce a tutte le compagne che hanno dato la vita per la libertà, morte proprio per mancanza di libertà. Necessita costruire un mondo con una visione femminista La sera di sabato a sostegno del popolo curdo e contro gli attacchi agli spazi femministi, si è fatto un corteo che ha attraversato le strade di Napoli: «Siamo con le donne curde che lottano anche per la nostra libertà».