Riceviamo e pubblichiamo questa nota, replica “dissacrante” alle parole di mons. Babini dopo l’aggressione a due gay a Pesaro.”Un episodio ha avuto protagonisti due gay a Pesaro. Sono stati picchiati selvaggiamente dopo essersi scambiati baci in pubbblico: ” arrivare alla violenza é sbagliato ed insensato e merita ogni biasimo, e ovviamente le sanzioni di legge. Fatta questa premessa dico che non é bello assistere in luoghi pubblici ad effusi…oni gay che molestano la vista. Penso che talvolta, non mi riferisco al caso di specie, queste esibizioni diano noia e finiscono col provocare. Come la violenza sulle donne: certo, una cosa mostruosa e volgare. Ma alcune donne con il loro abbigliamento provocano ed eccitano gli uomini e forse se le cercano”.”

Queste le parole di Monsignor Babini cui vorrei replicare con l’articolo in allegato. Forse, è impublicabile…perchè dissacrante e compromettente. Capirei dunque se vi rifiutaste di metterlo online.

{{Monsignor Babini, vorrei raccontarle una buona novella}}

Ciò che ho imparato crescendo è che puoi, anzi, devi rispettare e far valere solo ciò che sei e solo ciò in cui credi. Tutto il resto, tutto quello che non sei e tutto quello in cui non credi, puoi calpestarlo, mortificarlo, ridicolizzarlo e, perché no, anche negarlo; va da se che: se non sei omosessuale puoi dire e fare ciò che vuoi contro gli omosessuali, lo stesso se non sei donna, lo stesso se non sei ebreo e lo stesso -questo ve lo dico io, adesso, per la prima volta- se non sei cristiano cattolico credente.

Dunque con il potere conferitomi dal {{mio essere donna non cristiana cattolica credente}}, mi accingo a raccontavi una buona novella.
Lei vestiva sempre di un bianco candido e usava coprire i capelli con un velo azzurro cielo. Era bella, la più bella tra le belle, e pura. Non conosceva uomo, né avrebbe mai voluto conoscerne perché già promessa sposa. Viveva nell’attesa del suo uomo, quello con cui scoprire la vita a fili e aggredirla a morsi. Non sapeva dell’amore, non si chiedeva, non domandava, preferiva aspettarlo così: con la testa piena di sogni e le mani indaffarate. Una mattina si svegliò presto, prima di sempre, sorpassò l’uscio e lì ristette per qualche minuto a respirare.

Era una mattina normale, eppure la luce che spingeva da dietro le nuvole non le sembrò essere quella di sempre, quella di cui lei spesso si nutriva per scacciare il ricordo di qualche infelice notte; questa era diversa, prepotente, come a voler rischiarare il ricordo di cose non ancora successe. Pochi rumori intorno e un paese ancora sonnecchiante. Rientrò socchiudendo l’uscio per godere ancora po’ del fresco mattutino. Pochi minuti e l’uscio scricchiolò. Si fece avanti un uomo: abiti scuri e chioma d’oro che pareva accecare sotto la luce invadente di quella mattina. << Gioisci donna, il Signore è con te. Lui ti ha scelto come madre di suo figlio: a lui sacrificherai il tuo corpo, a me il tuo ventre>>. L’uomo parlava mentre i suoi occhi indagavano il corpo di lei, le forme, mortificate dall’ampiezza dell’abito, ben s’ intuivano grazie alla luce che, prepotente, filtrava la stoffa: la purezza trafitta di luce la rendeva nuda e complice. Fu un attimo e lui le fu sopra, lei ne subì la forza, una forza che non aveva mai conosciuto e alla quale era ben consapevole di non poter reagire. Lui le sollevò la veste, centimetro per centimetro, e più ne scopriva la carne più il suo respiro si faceva inumano e mentre lui s’ affannava su di lei e le rapiva ora i seni ora i capelli ora il collo e la bocca lei si bagnava delle gocce del suo sudore, che, sfregiandole il volto, continuavano a scorrere come lacrime. Poi lo stridere dei peli di lui sulle sue gambe, sulla sua pancia, ora lei sentiva il suo alito, lo respirava, ora e per forza loro avevano lo stesso respiro … questo fu l’ultimo ricordo. Lei abbandonò il suo corpo e scappò via, “respirare dello stesso respiro in questo si cela il miracolo di una nuova vita” così fantasticava lei ogni notte attendendo il sonno e inseguendo il sogno di quell’uomo col quale scoprire la vita a fili e aggredirla a morsi. Ritornò in sé molto tempo dopo, erano passati mesi da quella mattina. Il ventre gonfio, pieno del figlio del Signore.

Quando la gioia per aver dato vita ad un’altra vita le restituì un po’ della sua, le raccontarono che appena si seppe della sua perduta verginità il suo promesso sposo voleva ripudiarla e con lui tutto il paese; le dissero che l’uomo aveva raccontato di essere stato {{provocato dall’indecenza delle sue vesti}}, eccitato dal bianco che assecondava certi scabrosi giochi di luce. E che lei doveva ringraziarlo fino alla morte il Signore, ché se non avesse avuto in grembo il figlio suo ….