Nel nome di Don Peppe Diana turismo e attività produttive insieme per il cambiamento
Nasce una nuova cooperativa sociale “Le terre di don Peppe Diana – Libera terra Campania”. Circa 90 ettari, nei comuni di Castel Volturno, Carinola, Cancello e Arnone, Pignataro e Teano, sottratti alla camorra e ora gestiti come terreni agricoli. A porre la loro firma sull’atto costitutivo della cooperativa anche i genitori di Don Giuseppe Diana.
Nell’ottica di quello che si appresta a diventare una nuova forma di turismo responsabile – basato sul principio della legalità e sulla lotta alla camorra – l’associazione{{ Libera Caserta}} propone, da qualche tempo, visite guidate in quelle che furono terre di camorra confiscate dalla magistratura ed assegnate – in base alla Legge 109/96 – ad enti ed associazioni per finalità istituzionali e sociali.
Giri turistici che finora hanno sempre coinvolto scuole ed associazioni di giovani ma che da un po’ cominciano ad avere un respiro più ampio. Mercoledì scorso le terre afferenti all’associazione Libera-Caserta sono state scelte quali meta di viaggio-incontro con una congregazione religiosa di suore-lavoratrici provenienti da tutta Europa.
Qualche settimana fa a Castel Volturno e dintorni, sui terreni che furono del Clan dei Casalesi, è sorta una nuova cooperativa sociale {{“Le terre di don Peppe Diana – Libera terra Campania}}”.
In memoria del parroco ucciso nel ’94 nella sacrestia della sua Chiesa oggi esistono un’associazione, un movimento d’opinione, una cooperativa, tanta buona pasta e tra un po’ ci si augura tanta mozzarella. Infatti aldilà del nome, che è più che significativo – in una terra in cui un sacerdote è stato ucciso prima e diffamato poi, perché ha tuonato contro la camorra – la cooperativa di tipo zoo-tecnico nasce da un’idea imprenditoriale precisa: {{produrre mozzarella di bufala in un territorio famoso nel mondo per questo tipo di produzione, ma fortemente controllato. }}
L’educazione alla legalità, la sensibilizzazione sono elementi importanti per costruire la consapevolezza civica – ed in questo il turismo responsabile mostra potenzialità notevoli – ma l’obiettivo più importante è: {{non essere solo un simbolo}}. Nel senso che questa cooperativa, che si appresta ad operare – così come tutta l’associazione Libera Terra con le sue cooperative, botteghe ed attività produttive – non ha intenzione di essere solo un inerme monumento alla memoria ma {{un vero processo di cambiamento}}. La camorra, le mafie e tutte le organizzazioni criminali costruiscono in primis il loro consenso grazie a reti economiche e produttive che sono in grado di tessere sui territori nei quali agiscono. Ecco perché la lotta alla criminalità, l’educazione alla legalità devono essere seguite e inserite all’interno di un sistema economico e produttivo realmente alternativo.
A portare avanti questa cooperativa saranno giovani del territorio selezionati tra 170 candidati; sebbene le motivazioni siano forti ciò che dovranno impiegare sul campo sono le professionalità, perché una cooperativa è una attività economica che deve auto-sostenersi, deve essere simbolo e concretizzazione di un’alternativa reale.
L’obiettivo primo è quindi scardinare la filiera, o meglio ingranare {{una nuova filiera lattiero-casearia e agroalimentare basata sul biologico}} ed in grado di accedere ai mercati normali, non solo a quelli alternativi quali AltroMercato ecc. Ma entrare nel mercato non è affatto facile soprattutto quando si parla di prodotti di consumo immediato; è quindi necessario in molti casi provvedere alla trasformazione stessa del prodotto per evitarne la deperibilità, come nel caso delle ciliegie trasformate in marmellata nella cooperativa di Casal di Principe. Gli obiettivi presentati sono sicuramente ambiziosi ma i problemi reali restano.
Per evitare di ritrovarsi con un bene consegnato ma non utilizzabile – com’è accaduto con il canile della cooperativa “Aldilà dei sogni” di Maiano di Sessa Aurunca, confiscata al Clan dei Moccia, dove il Comune non è stato in grado di vigilare realmente sul rispetto delle regole, ed oggi ci si ritrova con una struttura che non rispetta le normative europee – questa volta la nuova cooperativa, spalleggiata dal Comitato Don Peppe Diana e da Libera Terra, ha deciso di {{selezionare personalmente le imprese idonee a provvedere alla ristrutturazione dell’immobile}}.
Requisito primo: fedina penale pulita, o meglio certificato antimafia illibato, e siccome non solo Cesare ma la moglie di Cesare deve essere al disopra di ogni sospetto, sarà bene controllare che non ci siano prestanomi e teste di legno varie; e poi come per tutti gli appalti rispetto dei tempi, costi e professionalità.
In Campania ci sono 1.348 beni confiscati alla criminalità organizzata di cui però solo 833 destinati e consegnati, 231 sono le aziende su un totale di 1.223 in tutto il territorio nazionale. La Legge 109 del 1996, nata dalla volontà popolare è sicuramente lungi dall’essere una legge perfetta – semmai tali sono esistite – presenta numerose problematicità, a cominciare dall’incognita delle finalità e personalità a cui assegnare il bene stesso – come messo in evidenzia coraggiosamente da {{Stefania Petyx }} per Striscia la notizia – ma è sicuramente{{ un buon inizio da migliorare e replicare}}.
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