Nell’eterna ricerca del soggetto politico ci su può chiedere: e “se il soggetto fosse il sé, la persona?”.
Contro l’eterna ricerca di un “soggetto politico”, che nella “militanza” viene quasi sempre cercato fuori di sé, in un soggetto “altro”, così scrivevamo nella rivista L’erba voglio: “Se il soggetto fosse il sé, la persona?”. Fin dai primi numeri, note redazionali definiscono quella che resterà nel tempo la “lezione dell’”Erba voglio”:
“Noi non pretendiamo di essere il comitato centrale di nessun partito, e proprio per questo pensiamo di poter svolgere un lavoro politico serio…Purtroppo questa è stata la via percorsa da decine di avanguardie, che si sono puntualmente ritrovate, alla fine, a dividere lo spazio del ghetto… il ghetto della sinistra infelice battuto dal vento della rivoluzione lontana, e gelato nella propria impotenza”.
Si volevano tenere insieme “voci diverse in un insieme comune”, senza una cornice ideologica generale, ma secondo regole rintracciabili nel corso del lavoro. Importante era la responsabilizzazione in prima persona, restare fedeli “alle proprie intime esigenze”, partire dall’interno della propria condizione, ripensare il legame sociale sulla base di una nuova materialità: una soggettività corporea. Parlando della “zona d’ombra” in cui sono lasciate le donne, sia dalla storia ufficiale che dalle teorie rivoluzionarie, Luisa Muraro scriverà che questa “dislocazione” non dimostra un loro limite, ma l’inadeguatezza della politica rispetto alla complessità dell’esperienza.
“La vita di un essere umano è più che il suo posto nella produzione; lo sappiamo per l’esperienza concreta, iscritta in noi dalle ore passate a giocare, a fare l’amore, a ricordare, a dimenticare… La separazione tra uomo e donna, il dominio di questo su quella, ha amputato l’essere umano della sua umanità… una vera e propria disumanizzazione (essere donna, come essere bambino o vecchio o malato è parte interna costitutiva della sua umanità), non inferiore, anche se diversa, di quella che comporta il lavoro sfruttato”.
Criticando la “militanza”, che sposta sempre l’interesse fuori di sé, su un soggetto ‘altro’ – il punto di vista operaio, il terzo mondo, ecc.-, un lettore si chiede: “se il soggetto fosse il sé, la persona?”.
Il “partire da sé”, che mette in crisi radicalmente la politica tradizionale, e che non permette di cancellare il corpo, la sessualità, è ciò che più ha legato la rivista al movimento delle donne.
L’articolo è uscito anche su comune info