Nell’immaginario mitico di greci e romani la vecchiaia ha voce di uomo – Oggi la vecchiaia ha voce di donna
Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame ? Ad oggi la domanda potrebbe , invece, essere nella frase “sono ancora una bella nel reame!?!?” La inquietudine ossessiva della matrigna di Biancaneve , puntigliosa nella ricerca di conferme, traduce un’equazione binaria. Con maggiore facilità si affibbia il titolo di proprietaria unica di bellezza alla giovinezza, sancendo il suo desolante opposto in mero possesso della vecchiaia.
La regista Laura Morante, intervistata da Lilli Gruber sui contenuti del film Assolo, afferma che “se uno è stato oggetto di desiderio …e poi non lo è più… beh, resta tanto altro che neanche se lo immagina!”.
In quell’occasione anche Paolo Crepet si dichiara convinto essere la sera a conoscenza di cose inimmaginabili per il mattino.
Di medesimo avviso Mihaela Noroc, fotografa rumena, che ha attraversato più di 50 Paesi e raccolto, in quattro anni, immagini di donne provenienti da tutto il mondo.L’intento di mostrare diverse forme di bellezza, 500 scatti scelti per il suo Atlas of Beauty, è stato raggiunto con successo. Sono corpi e volti oggi visibili anche in Internet, giovani, sorridenti, ma anche over 70. Nelle immagini, davvero belle, si scandisce il raffinato contrasto con i canoni ideali della bellezza levigata. Diventa disubbidienza alta perché esprime in sguardi e sorrisi un tempo vero, serenamente accettato.
Quasi naturale associarvi un frammento tratto dal libro di Vanna Vannuccini. “Lui ha settantun anni, solo due più di me, ma a questa età un uomo, se vuole, può trovare perfino una ventenne. Riccardo ride quando glielo dico. Una ventenne sarebbe più levigata – risponde- e poi? Di che cosa parlerei con una ventenne? Che capirebbe lei di me? Il modo in cui ride sui miei dubbi mi dà molta sicurezza…”
Francesca Rigotti nel suo fresco di stampa De senectute conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della donna, quando anziana, una perdurante svalutazione di immagine sociale, del tutto sfavorita rispetto a quelle di conspecifici umani, più o meno coetanei, ma di genere maschile. Richiama alla mente quella distanza, ancora incolmata, già anticipata negli anni 70 da Susan Sontag(*) : è “doppio” – anche – “lo standard dell’invecchiare” fra un uomo ed una donna.
“L’uomo è l’essere umano onnicomprensivo, è l’universale antropologico”. La donna è solo una parte che emana “ di fianco, dietro, sotto, da qualche parte”, purtroppo semplicemente “appiattita sulla sua condizione fisica, biologica, corporea”.
Si biasima il pregiudizio, un’ eredità sempre più pesante e sempre meno evitabile, causa che promuove una stabile ed ingiusta differenza. Certa la Rigotti che la diversità fra donna e uomo sia però assimilabile a quella dei fiocchi di neve, non fatti di diversa natura, anche se tutti differenti.
Vero è che la donna patisce dell’invecchiare “quella ambiguità che mantiene legami con la tradizione del passato” e che molto si apparenta, purtroppo, “con l’ideologia del presente”.
Chi invecchia si duole, ma può anche vantarsi di una postazione , più o meno orgogliosamente, raggiunta. Se calano le forze e la percezione di fragilità aumenta, la rappresentazione della (comune) mortalità causa l’incontro con un tempo nella senilità quasi dissonnante. Assumere la temporalità nell’esistenza ed una morte certa rappresenta una prova davvero dura. Il senso di contiguità nella rappresentazione della morte , in una società ove la presenza di anziani si aggira intorno al 20 % , parrebbe lenirsi, ambiguamente, nella richiesta di una sorta di antidoto, magari in funzione apotropaica .
Prevale il culto della giovinezza, anche attraverso cerimonie pubblicitarie che legittimano offerte quasi all inclusive e senza data di scadenza. Come d’altronde si vorrebbe la giovinezza, ben lungi dalle parole di Seneca nelle quali lievita tutta la saggezza della vecchiaia. “I frutti di fine stagione sono i più graditi, la fanciullezza è bellissima quando sta per finire, chi è dedito al bere gusta soprattutto l’ultimo bicchiere, quello che stordisce, che dà all’ebbrezza il tocco finale. Di ogni piacere, il meglio è alla fine” .
Riferimenti a corredo bibliografico
V.Vannuccini, L’amore a settant’anni, Serie Bianca Feltrinelli, Milano,2012, pp.96-97
F.Rigotti, De Senectute, Einaudi, Torino, 2018
www.letture.org/de-senectute-francesca-rigotti letto il 24/4/2018
*Cito dal testo della Rigotti a pg.18 : La posizione di Susan Sontag sull’invecchiamento femminile è espressa nel suo articolo The double standard of aging, in “The Saturday Review of The Society”,23 settembre 1972, p.34
Le parole della Morante sono riportate da www.youtube.com/watch?v=dsb1MqjRo64 letto in data 24 aprile 2018
Per i riferimenti su Mihaela Noroc http://theatlasofbeauty.com letto in data 24/4/2018.
Da Epistulae morales ad Lucilium, lib.1-parte 12 ( la versione latina è tratta dal link succitato)
Gratissima sunt poma cum fugiunt,pueritiae maximus in exitu decor est; deditos vino potio extrema delectat,illa quae mergit quae ebrietati summam manum imponit,quod in se iucundissimum omnis voluptas habet in finem sui differt). www.latin.it/autore/seneca/epistulae_morales_ad_lucilium/!01!_liber_i/012lat letto in data 24/4/2018