Nessun* guardi più Striscia la notizia, se mai l’ha vista
“Se ancora non lo abbiamo fatto, è ora di iniziare una campagna per dire che nessun* guardi più la trasmissione che da mesi lotta con tutti i mezzi contro il lavoro di Lorella e di quante sono impegnate a difesa della nostra dignità.”Così parte via e-mail la campagna di solidarietà e denuncia politica su l’agguato come lo racconta la stessa {{Lorella Zanardo}} sul blog [il corpo delle donne->http://www.ilcorpodelledonne.net/].
“La serata è stata bella, c’era nell’aria la possibilità di togliere i muri di incomprensioni che spesso si erigono tra donne. Ho parlato con Carla, ho parlato con Pinuccia, Marina mi ha introdotta, Luisa mi ha consigliata. E’ la Libreria delle Donne, stasera {{10 maggio}}. Io ero stanca per due anni passati sul territorio, ma lì mi sono sentita bene.
Poi esco, tolgo la catena alla bici, {{sono le 11 di sera}}, in giro non c’è nessuno.
Le porte dell’auto parcheggiata davanti a me si spalancano di colpo, alzo la testa e 3 persone e una luce fortissima mi vengono incontro.
E’ {{la troupe di Striscia la Notizia}}.
Chiedo alla ragazza che mi investe con una serie di domande come si chiama, lei esita, poi veloce mi risponde “Elena”, ha 26 anni, dice che è contenta di avere fatto la velina, che nessuno l’ha obbigata e che io la offendo con il nostro documentario, dice così o qualcosa di simile.
Io sono sulla bici, e mi invade una tristezza infinita:{{ Striscia usa quella violenza che io condanno: prima il plagio del documentario, ora questo agguato notturno}}, da ore mi aspettavano fuori dalla porta della Libreria.
Dico ad Elena ciò che chi mi segue sa bene, e che sa anche lei presumibilmente, e gli autori: il nostro documentario è una critica all’uso del corpo delle donne nelle immagini tv, non alle donne che fanno tv. Di Striscia passano poche immagini nel nostro video. La reazione di Striscia è spropositata: noi con un doc fatto in casa e loro con i milioni di euro a disposizione e 7 milioni di persone tutte le sere.
Elena non mi lascia parlare, so che si usa così in tv. La guardo, voglio entrare in relazione ma lei non può, si vede che usa il metodo televisivo, {{parla veloce, accusa e non da tempo per la replica}}.
Nemmeno per un attimo provo fastidio verso di lei, per i mandanti sì, per la loro codardia. Perchè non sono venuti loro? Uomini senza coraggio, così come si usa ora.
{{Io non mi occuperò di questa diatriba miserabile, ho altro da fare.}}
Però credo che {{chi mi legge potrebbe reagire}}. Se 3 milioni e mezzo hanno visto il documentario Il Corpo delle Donne e se continuate a chiederci di proiettarlo e se a migliaia dite che vi è servito, ora è il momento di dire voi cosa pensate. Anche quelle giornalista, quei gruppi di donne che il video lo hanno visto, che lo hanno lodato, appprezzato ma che spesso tacciono.
La protervia di questi autori corrisponde al clima di prevaricazione e di impunità che si respira oggi.
E comunque sì, ha ragione mio figlio tredicenne. siamo stati veramente efficaci, con zero euro investiti, a dare così fastidio a quei milionari di Striscia, Mediaset.”
La mattina dopo il commento volgare dell’Ufficio stampa di Striscia la Notizia:{ “Velina contro “gattamorta” –
Ieri la Velina di Montecristo, particolarmente loquace, ha rinfacciato a una Zanardo (nel suo solito cliché di madamina “stanca e indifesa”) le menzogne che impunemente continua a propalare su giornali e nelle scuole. -La giusta battaglia in difesa delle donne non si combatte certo con le bugie e le mistificazioni o attacando una libera trasmissione di satira.”}
Scrive {{
Monica Lanfranco}} nella sua lettera di solidarietà a Lorella Zanardo, diffusa via e-mail: “dal mio osservatorio posso dire che ci sono due atteggiamenti speculari in questo paese da parte del potere dominante per fare del male a chi lavora per il cambiamento: {{l’aggressione o/e l’esclusione}}. Tutto già saputo, visto, analizzato, se non che oggi ciò che fronteggiamo è la partecipazione attiva di giovani donne, quelle che nel video tu definisci giustamente le ‘figlie del femminismo’, alcune arruolate anche nell’esercito analfabeta e violento di Mediaset. Ci sono queste giovani ‘giornaliste’ e poi ci sono le ‘attiviste’ che in piazza urlano come allo stadio: quest’ultime, sia che sostengano il governo con i coretti ‘meno male che Silvio c’è, sia che scandiscano slogan contrari, sono il prodotto di un imbarbarimento civile e sociale che affonda le sue motivazioni nell’ignoranza, nella fine della trasmissione di contenuti forti da una generazione all’altra, nella disconnessione tra passato e presente. Ecco perchè ancora più prezioso è il tuo lavoro, e quello di quante (e quanti) metto a disposizione saperi e pensiero critico, e lo offrono al confronto, anche conflittuale, ma sempre fecondo. La giovane ‘giornalista’ e la troupe dell’agguato è, aimè, anche lei una parte attiva dell’opera di rimozione del buono e del condiviso che pure c’era, anche solo due decenni fa: presentarsi, chiedere senza urlare, aspettare, ascoltare: questo ho imparato dalle giornaliste e dai giornalisti che ho incontrato quando avevo 20 anni, che in modo anche rude mi hanno passato non solo la passione, ma l’etica nel fare questo lavoro. {{Etica, rispetto, senso del limite: dobbiamo ridare senso a queste parole, prima che sia davvero troppo tardi}}.”
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