Riprendiamo da [Sommosse mailing list] il documento con cui il Movimento femminista proletario rivoluzionario esplicita la sua posizione nelle elezioni dell’aprile 2008

Salutiamo con gioia le salutari contestazioni e cacciate che {{Ferrara}},
nonostante venga superprotetto dalla polizia come un mafioso, sta
continuando a ricevere da gruppi di donne e di compagni ovunque osi
presentarsi.
Ferrara è {{la punta di iceberg di una campagna ideologica politica e mass
mediatica}} che viene, in maniera molto più concreta e con altri mezzi portata
avanti dai partiti (sia di centrodestra che di centrosinistra), con al
centro il Vaticano, dagli apparati di Stato, dalle associazioni ad essi
legate; ma nella sua rozzezza mostra la sostanza, da moderno medioevo,
clericofascista dell’attacco al diritto d’aborto e più in generale all’autodeterminazione
delle donne.

Tutti, compreso Bertinotti, sono corsi a dare {{forme di solidarietà}} a
Ferrara.
Ed è una forma di “solidarietà” anche quella di chi dice che “non sta bene
fare così”, fino a tirare fuori l’ormai abusato argomento “antiviolenza”.

In queste elezioni {{tutti i partiti sono contro i nostri bi/sogni;}} da
Berlusconi a Veltroni, ecc., al di là delle espressioni più o meno pesanti o
più o meno ingentilite ed ipocrite, sono uniti ed esprimono gli stessi
valori e politiche di fondo sulla “difesa della vita”, sulla “salvaguardia
della maternità”, sulla “difesa della sacra famiglia”, sulla “precarietà”;
tutti si oppongono nei fatti alla vera autodeterminazione delle donne e
attaccano il movimento di lotta delle donne quando esso è radicale.

Per questo riteniamo che {{nessun partito presente alle elezioni}}
rappresenti le donne e in particolare il movimento delle donne così come si
è andato esprimendo dal
la manifestazione nazionale del 24 novembre in poi.

{{Né tantomeno voteremo le “donne” cadidate di questi partiti}} si chiamino Santachè o Livia Turco, queste non solo non rappresentano le
donne, ma appartengono alla classe dominante e alla casta politica, ne fanno
gli interessi, ne esprimono le istanze economiche, politiche
ideologico-culturali contro le donne.

La nostra strada è contro e fuori da tutto questo e dal loro “gioco
elettorale”. E’ {{la strada del 24 novembre}}, in cui sono state giustamente e
salutarmente cacciate queste parlamentari e ministre sia di centrodestra che
di centrosinistra e oggi con il {{nostro rifiuto e annullamento del voto}} dobbiamo continuare a “cacciarle”.

{{La marcia del movimento delle donne}} è appena ricominciata: dal 24 novembre
all’assemblea nazionale del 12, alle grandi manifestazioni contro lo Stato
di polizia che ha ‘violentato’ Silvana e il suo diritto di aborto a Napoli,
alla due giorni di intenso dibattito/ ricerca/ proposta di Roma, alla
invasione nella campagna elettorale con le contestazioni e cacciate di
Ferrara, alla nuova manifestazione al Sud che ci siamo impegnate tutte a
preparare e al nostro futuro appuntamento di estivo di continuazione della
due giorni, che si troverà di fronte al nuovo governo che, al di là di chi
lo formerà, sarà comunque ancora più clerico-fascista e più contro le donne
di quello di prima.

Chi più delle donne che ricevono attacchi su tutti in piani, a 360°, e che
per questo {{i nostri bisogni sono inconciliabili anche con piccole politiche
riformiste}} – che nella sostanza poi si rivelano ugualmente oppressive e
repressive (vedi legge contro la vil,lenza sessuale, per es.); chi più del
movimento delle donne che ha bisogno di spezzare non una ma tante catene,
può e deve puntare a una rivoluzione di massa politica e sociale, ideologico
e culturale che abolisca lo stato di cose esistente.
Per questo {{siamo contro anche ogni forma di “conciliazione”.}} Compreso quella
espressa in queste elezioni da alcune compagne attive nel movimento
femminista e lesbico, che non solo si pongono in contraddizione con lo
spirito, la politica e la pratica del 24 novembre, ma poi stanno sviluppando
un ragionamento sbagliato e inaccettabile, distinguendo da un lato il
movimento delle donne, dal basso, ecc.; e dall’altro la “vera” politica,
quella “generale” che tocca tutti i temi e che sarebbe quella che si fa con
le elezioni, in parlamento, ecc.

Il movimento collettivo intrapreso fa eccome {{“politica”}} quando si scontra e
mette in discussione questo sistema capitalista e i suoi rappresentanti,
quando esprime un altro mondo, un’altra ideologia, altri rapporti tra le
persone, e questo nuovo movimento non può essere “conciliato” con l'”opportunità
del momento elettorale”.

Non abbiamo bisogno di avere una voce in più in questo “teatrino della
politica”. Abbiamo bisogno di dare forza ampiezza e spessore alla nostra
lotta e alle nostre parole.
Troviamo infine ipocrita e strumentale che alcune che sono sempre pronte
alla critica ad “ogni forma di autoritarismo istituzionalizzato (compresi
partiti e partitini)” riferendosi, però, soprattutto a forze e istanze
organizzate rivoluzionarie, poi sono pronte ad arrampicarsi sugli specchi di
argomentazioni speciose per dare credibilità e appoggio alla campagna
elettorale in corso a liste di partiti, gruppi e donne che entrano dalla
porta di servizio nel mediocre avanspettacolo dell’attuale teatrino della
politica.