Non è un caso…
I primi comunicati: dalla Casa internazionale delle donne e dall’Udi di Napoli. Una lettera dalla mailinglist Lisistrata-{{Casa Internazionale delle Donne}}
_ {Roma, sabato 19 maggio 2012}
L’orrendo attentato di questa mattina alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, meta della
carovana della legalità, ha per noi un chiaro significato politico.
Esprimiamo dolore e rabbia, ma vogliamo anche condividere l’allarme lanciato giorni fa dalle
femministe francesi, che denunciavano la gravità e la pericolosità dell’affermarsi in Europa di
movimenti razzisti, sessisti e neonazisti.
Lo spazio aperto dalla crisi attuale può essere un’occasione per ridiscutere valori e modelli di
sviluppo europei, e quindi cambiare la politica; ma l’Europa sembra oggi priva di memoria ed
è concentrata solo su logiche economiche, in una involuzione reazionaria. La sfera pubblica
viene così occupata dalle bande criminali, da gruppi della destra estrema, da chi ha interessi
contrari alla democrazia, da chi vuole imporre con la violenza una soluzione politica e
culturale autoritaria.
Non possiamo limitarci ad assistere ma dobbiamo reagire con fermezza, forti della nostra
storia e consapevoli che i processi autoritari iniziano sempre con l’attacco all’autonomia e alle
libertà delle donne.
Non è un caso che sia stata colpita una scuola prevalentemente femminile, una scuola, in
particolare, dove si mettono in atto pratiche esemplari di rispetto e di legalità e dove si creano
gli anticorpi contro questa deriva autoritaria e criminale.
Inviamo alle/agli studenti colpite e ai loro familiari il nostro abbraccio di forte e totale
solidarietà; rinnoviamo il nostro impegno insieme a quante/i si mobilitano per una pratica
politica e civile di giustizia e di democrazia.
-{{Udi di Napoli}}
{Napoli, domenica 20 maggio}
Melissa Bassi è morta a Brindisi.
Melissa Bassi è morta, rimasta vittima di persone che seminano morte per raggiungere i loro fini.
Nelle prospettive di queste persone la morte di Melissa è stata lo scopo ed insieme l’effetto collaterale della loro guerra personale all’umanità.
Lo scopo di chi uccide è uccidere, non ci sono aggravanti né attenuanti: sopprimere una vita è l’espressione, al fondo compiaciuta, del potere che alcuni si arrogano sugli altri.
Mentre in tanti si affannano alla ricerca delle nomenclature, pensiamo al dolore dei genitori, degli insegnanti, dei compagni di scuola, causato da un gesto che non è altro che il gesto di assassini. Mafia, terrorismo, poteri occulti sono quelli che useranno la morte di Melissa per dare un segnale a tutti.
Liberi di uccidere, noi sempre meno libere di vivere.
Loro non cambiano, Rosaria Costa lo disse nel 1992 ai funerali del marito, la cui morte è stata voluta da chi lo voleva morto ed è servita alla mafia che ha nominato uomini in Parlamento e nelle Istituzioni.
Loro non cambiano, gli assassini non cambiano, e i loro complici non si nascondono più, a volte “perché hanno solo rubato”. Le nomenclature non ci servono per distinguere la gravità, ma per individuare le complicità che ormai congiunte come sono, ci rendono difficile comprendere la differenza tra un terrorista e un mafioso. Melissa è morta per mano di assassini che hanno ucciso lei per intimorire tutti.
Melissa è morta, e la sua morte svela che il principio cui si ispira la necessità di questo stato non è quello di impedire che gli uomini uccidano le donne ed altri uomini.
È insopportabile pensare che la morte possa servire a qualcosa o a qualcuno, ma è così che succede.
La morte e la minaccia di morte servono: a mantenere l’ordine e a giustificare “la temporanea sospensione dei diritti”.
I diritti delle donne in questo paese sono sospesi nella prospettiva del femminicidio, e non per la prima volta appaiono chiare le modalità mafiose in cui si esprime.
Melissa andava a studiare in una scuola luogo d’impegno contro le mafie ed era una donna. Per questo parliamo di lei senza perderci a cercare di capire qualcosa che è già sotto i nostri occhi.
Loro non cambiano, non esitano a usare i gesti degli assassini e di quelli che li agitano nel segno del predominio di un genere sull’altro, di una razza o di una religione per confermarsi nel potere e nei privilegi.
Loro non cambiano, ha detto Rosaria Costa durante funerali dell’agente Schifani, suo marito morto per mafia. Sono passati vent’anni, noi siamo cambiate: loro che non vogliono cambiare è ora che se ne vadano da dove la mafia può essere sconfitta.
-{{Nadia Gambilongo}} (mailinglist Lisistrata)
Care amiche, compagni di strada e di piazze,
l’attentato di Brindisi è gravissimo e ancor di più se pensiamo che la bomba è esplosa davanti a una scuola intitolata alla giudice Morvillo, compagna di Falcone.
Qualcuno intende portarci indietro, vuole posizionare di proposito le lancette dell’orologio del tempo a 20, 30 anni fa, quando la strategia della tensione, stato ed antistato tramavano contro i movimenti degli studenti, degli operai che iniziavano insieme a dialogare superando le barriere di classe, le differenze culturali, sociali.
Ma lo scorso febbraio le cittadine e i cittadini nelle piazze hanno detto: “Se non ora quando?”
E da allora i movimenti spontanei di persone precarizzate dalla crisi, marginalizzate dalla politica faccendiera e da un capitalismo maturo sempre più cannibale, hanno ripreso ad incontrarsi, sono usciti dal silenzio e non la smettono più di parlare, di confrontarsi con spirito critico.
Per questo la riunione un po’ caotica, di oggi a Cosenza, mi è piaciuta molto, perché è emersa una pluralità di voci e di punti di vista, per cui la nostra rete, il movimento in progress, di cui siamo parte mi sembra quanto mai appropriato e pertinente.
E’ tempo di stare vicini, uniti nelle nostre differenze di classe, di età, di appartenenza politica per provare a stilare insieme la nostra agenda, scrivendo e riscrivendo i nostri appuntamenti, sperimentando teorie e pratiche politiche innovative, per incidere a livello locale, connettendoci anche con quel che di buono si sta muovendo a livello nazionale ed internazionale.
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