Non c’è limite alla repressione di Erdogan -La pittrice e giornalista turca Zehra Doğan arrestata anche perchè la sua arte è “degenerata” quindi “terrorista”
il Governo turco ha svuotato le prigioni dai delinquenti per mettere gli oppositori. Ma i media italiani a queto problema dnno poca rilevanza. Nel proporvi di puntare i riflettori, come ho fatto sul mio Bog La bottega del Barbieri,
voglio ricordare che questo terribile silenzio è stato rotto da Roberta Zunini – su “Il fatto quotidiano” del 29 luglio, unico articolo apparso su un quotidiano italiano – non era mai capitato che qualcuna/o finisse in cella con l’accusa di essere del PKK a causa dei propri DIPINTI… Ovviamente i quadri e i fumetti sono un pretesto e il terrorismo un’invenzione del regime turco: sarebbe stato meno furbo accusarla apertamente di aver denunciato gli abusi contro le donne, sia turche che curde, in un Paese con un triste record di femminicidi. Qui in “bottega” ci eravamo chiesti, a fine luglio, se si poteva “sfruttare” giornalisticamente il paradosso dell’arresto “con reato di pittura” per parlare di Zehra e di tutte le altre, di tutti gli altri sotto la feroce repressione di Erdogan. Speravamo che qualche giornalista prima o poi sollevasse il caso anche in Italia. FINORA TUTTO TACE. Così qui in Bottega abbiamo iniziato a tradurre qualche materiale non italiano ma anche a sollecitarvi: cioè a chiedervi di far circolare questa storia e/o a promuovere iniziative solidali, magari che gruppi di artisti si sentano chiamati in causa da un arresto per “arte terrorista”. Sempre sperando che – MEGLIO PRIMA CHE POI – qualcuno che lavora nei massmedia italiani racconti questa vicenda al “grande pubblico”.
Zehra Dogan, giornalista e artista è stata incarcerata per il suo lavoro di informazione e denuncia sul regime oppressivo turco. Zehra Dogan, scrivendo e dipingendo,ha riportato la realtà di città assediate come Cizre, Derik, Dargetic e Nusaybin, ritraendo la devastazione portata dai conflitti, la disperazione di mamme che cercano di recuperare i figli minori e le urla delle donne.
Zehra, dopo essere stata arrestata proprio nella città di Nusaybin, in attesa di essere processata per aver mostrato al mondo la realtà dei fatti, ha diffuso una lettera attraverso la quale traspare tutto il coraggio di chi non si piega alle discriminazioni e alle violenze subite da tutta la vita, esprimendo la ferma volontà di continuare la lotta anche dall’interno di uno dei simboli dell’oppressione.
Ho sempre cercato di esistere attraverso i miei dipinti, le mie notizie, e la mia lotta come una donna. Ora, anche se sono intrappolata tra le quattro mura, io continuo a pensare che ho fatto assolutamente il mio dovere in pieno. In questo paese, buio come la notte, dove tutti i nostri diritti sono stati incrociati con sangue rosso, sapevo che stavo per essere imprigionata.
Voglio ripetere l’insegnamento di Picasso: pensi davvero che un pittore è semplicemente una persona che usa il suo pennello per dipingere insetti e fiori? Nessun artista volta le spalle alla società; un pittore deve usare il suo pennello come arma contro gli oppressori. Nemmeno i soldati nazisti hanno cercato Picasso a causa dei suoi dipinti, e tuttavia io sono a giudizio a causa dei miei disegni.
Terrò disegno. Quando una donna rilascia fiumi di colori, è possibile lasciare la prigione. Ma sono solo pennellate …. Non dimenticate mai, è la mia mano che tiene il pennello!
QUESTI I LAVORI PER I QUALI ZEHARA DOGAN E’ STATA CONDANNATA