Non ci voleva Salvini per avvertirci che la legge 194 è il luogo delle sfide alle donne
La 194 è la legge sull’aborto, così va chiamata, perché le circonvoluzioni linguistiche aiutano gli ipocriti, e sappiamo quante ipocrisie si scatenano sul diritto delle donne di dire la prima parola e l’ultima: gli obiettori spesso sono ipocriti, lo sono quelli che difendono la legge senza mai nominare l’aborto, lo sono quelli che pensano di difendere la legge e intanto chiedono alle donne di fare figli a pagamento, in tutti i sensi, pensando anche agli incentivi di stato (simili a quelli del fascismo).
Da anni vediamo agitare lo spettro della denatalità, e la così detta maternità libera e responsabile diventa il dovere di dare figli alla patria.
Nel 2050 si prevede che gli abitanti del mondo saranno 9,7 miliardi. Molti bambini soffrono e muoiono di fame, ma intanto i 1900 miliardari, mondiali e anche italiani, hanno visto aumentare i loro patrimoni fino a raggiungere una crescita quotidiana di 2,5 miliardi. Sono i 1900 ricchi che vietano l’indipendenza economica delle donne che lavorano, le stesse donne che non decidono di avere un figlio.
Di quale denatalità parlino i politici italiani è chiaro, visto che si respingono chi i figli li fa. Mancano bambini bianchi e di sangue italico. I soldi, dice, non ci sono neanche per gli italiani, non si sa quindi cosa farebbe un Salvini di fronte all’agognato boom di nati da madri precarie e soprattutto da madri mobbizzate sul lavoro.
Le enfatizzazioni di Salvini non vanno spiegate: sono l’espressione dell’odio per la libertà femminile. Quella che non si spiega è la preoccupazione di chi stenta ad accogliere i bambini già nati, che trascura le prospettive di vita dei comunque nati, leva i soldi alle scuole e riduce lo spazio verde necessario ai giochi dei piccoli.
Indipendentemente da Salvini, il problema della denatalità non riguarda il numero dei nati e dei bambini che potrebbero venire al mondo, non riguarda il desiderio delle donne ma, così come è sempre sollevato, è semplicemente una strategia per riesumare l’obbligo di procreare e piegare le donne a un progetto politico che ha come unico obiettivo il controllo su di loro.
Di fronte a questo che tutti sanno, i progressisti non possono più limitarsi alla critica delle forme espressive violente, perché in discussione c’è una sostanza molto più violenta delle parole.