Una storia collettiva stratificata lungo vent’anni non può essere cancellata con una riga di calcolatrice. Una voce non allineata e plurale non può essere messa a tacere con un clic.
_ Liberazione non può morire. Né trasformarsi, neanche temporaneamente, neanche strumentalmente, nella caricatura di se stessa.

Al governo, al primo ministro Monti, al sottosegretario Peluffo ripetiamo che il mancato rifinanziamento del Fondo per l’Editoria e il ritardo nella fissazione di criteri rigorosi e chiari di erogazione del
contributo pubblico si stanno trasformando in una vivisezione di giornali, di cui Liberazione è un primo tragico test.

All’editore di Liberazione, il Partito della Rifondazione comunista,
chiediamo di sottrarsi al gioco al massacro.
_ Se non è possibile rimandare subito nelle edicole una forma anche ridotta all’osso ma giornalisticamente ficcante di giornale cartaceo, almeno il giornale in Pdf e il sito internet devono tornare in attività, per
restituire a lettori e lettrici, al dibattito pubblico e ai movimenti che
si battono contro la crisi degli speculatori e per l’informazione libera
una voce sottile ma tenace e indispensabile. Per far vivere un giornale
vero, consistente e articolato, fatto da una redazione vera, giornalisti e poligrafici insieme, così com’è sempre accaduto in questi vent’anni.
_ Tornare sulla decisione di spegnere il giornale, perfino la versione su
internet animata volontariamente dalla redazione in lotta per la
sopravvivenza, in attesa delle imminenti risposte da parte del governo e di un accordo sindacale realistico e serio, è un gesto costruttivo ancora possibile. All’altezza di una forza politica che non può rinunciare per nessun motivo, specialmente ora, alla difesa dei lavoratori e allo sguardo di critica radicale che ne caratterizza il dna.

Fondi all’editoria e regole chiare, subito.

Liberazione in Pdf e sito internet riattivati da domani.

Prodotto vivo e lavoratori vivi al tavolo del confronto.

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